PSP: docenti precari vanno difesi a priori da chi vuole mortificare la loro professione

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Ufficio stampa Prof.ssa Costabile Daniela – I Partigiani della Scuola Pubblica rivendicano la loro libertà rispetto a qualunque sigla sindacale o colore politico, libertà che fin dall’inizio della loro lotta in difesa della scuola pubblica hanno sempre rimarcato.

Tutti i docenti vicini ai PSP hanno naturalmente le loro preferenze sindacali e politiche, ma mai le stesse hanno influenzato l’idea di base che è quella di difendere la scuola pubblica. Alla base di ogni comunicato è stata posta la lotta per le nostre idee di principio tra cui, di certo, la vicinanza ai docenti precari, sfruttati per anni da un sistema di reclutamento che non vuole ammettere gravi responsabilità di sfruttamento di competenze.

Un terzo del personale docente è precario, 41000 i docenti precari di sostegno su posti in deroga. Quindi bisognerebbe riflettere sul sistema di reclutamento, oltre che di formazione. Il superamento di un concorso è un dettame costituzionale, è vero, ma spesso sono state adottate diverse forme di reclutamento e non sono certo i docenti precari a doverne pagare le conseguenze, loro che già vengono sfruttati annualmente.

Come PSP è da diversi anni che sosteniamo le lotte dei docenti precari, ricordiamo ad esempio il blocco dei traghetti a Villa San Giovanni per la stabilizzazione degli stessi.

La stabilizzazione dei precari è un principio ineludibile per i PSP, soprattutto alla luce della condanna che ha subito l’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea, proprio per il perpetuarsi di contratti a tempo determinato, anche oltre i 36 mesi, che violano apertamente il dettato normativo, che impone la stabilizzazione dei precari dopo tre anni di attività lavorativa, senza soluzione di continuità, alle dipendenze della PA.

Non si possono condividere, quindi, prese di posizione rigide, se poi accettiamo che un docente sia addirittura reclutato con la messa a disposizione (MAD), occupando persino posti su cattedre di sostegno non avendo superato un concorso (che forse è l’ultimo problema), ma cosa più grave non avendo alcuna competenza, se non la buona volontà e il buon senso.

Non si può prescindere da una “difesa” dei precari, prototipo, in tutti i settori lavorativi, dello storico sfruttamento del “padrone”.

Difesa peraltro imposta da una norma. Sempre in prima linea contro ogni tentativo di mortificare la professione docente, il 23 febbraio i Partigiani della Scuola pubblica, inoltre, hanno organizzato una assemblea regionale in Calabria, insieme a tutte le realtà sindacali, associative e professionali che hanno partecipato alla discussione, contro la regionalizzazione, alla quale è seguita, pochi giorni dopo, la manifestazione studentesca. tu

Dunque è evidente che il percorso dei PSP è sempre stato caratterizzato da una linea coerente e inequivoca, ad esclusiva tutela e supporto delle battaglie per la scuola pubblica. Ultimo esempio ma solo in ordine di tempo è la petizione promossa congiuntamente proprio dai Partigiani della scuola pubblica e da Professione insegnante, diretta a sostenere la proposta di legge della senatrice Granato volta a contenere il pesantissimo carico giudiziario, superabile, con tale proposta, con un ricorso amministrativo che possa agevolmente, e soprattutto a costo zero, dirimere le controversie insorte all’inizio dell’anno scolastico, e dunque in tempi brevi, tra i dirigenti scolastici e i docenti che ritengono leso il diritto ad una equa assegnazione delle classi.

Tutto questo per significare che, partendo da un principio di libertà di impostazione, i PSP hanno lottato e lotteranno accanto a chiunque scenderà in difesa dei diritti lesi della scuola pubblica, al contempo però manifesterà apertamente il proprio dissenso nei casi in cui tali diritti dovessero venire attaccati. Sostenere un sindacato o un’azione politica, se condivisa, non vuol dire appartenere a quella sigla sindacale o a quel partito politico.

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