PSI: no a regionalizzazione istruzione. Più risorse, formazione e diversa valutazione

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Comunicato Partito socialista italiano – Si è tenuto sabato 16 novembre a Roma, presso la sede del PSI, l’incontro tra il PSI scuola ed alcune associazioni dei docenti.

L’incontro è stato convocato per fare il punto sul Dl scuola dopo la presentazione degli emendamenti alla Camera dei Deputati e per individuare obiettivi ed iniziative da intraprendere nei prossimi mesi per restituire efficacia alla scuola pubblica italiana.

Il PSI, con l’on Longo, ha presentato cinque emendamenti al Dl scuola. Si tratta degli emendamenti relativi alla riapertura della terza fascia per nuovi inserimenti e maturazione del requisito considerando l’anno scolastico in corso, alla possibilità per i docenti che prestano servizio nei percorsi IeFP di poter partecipare al concorso ai fini dell’abilitazione, alla tutela dei candidati che hanno svolto tre o più annualità per i posti di sostegno e alla stabilizzazione dei docenti precari.

Dalla discussione tra il referente nazionale scuola del PSI e i rappresentanti dei docenti titolari di cattedra e precari sono quindi emerse, oltre alla necessità di far trovare il massimo consenso sugli emendamenti presentati dal PSI, alcune priorità: la costituzione di PAS per permettere ai molti precari di terza fascia di ottenere l’abilitazione all’insegnamento; la necessità di potenziare la formazione dei docenti neoassunti, prevedendo ad esempio un biennio di affiancamento ai colleghi negli ultimi anni di insegnamento precedenti al pensionamento e potenziando l’aggiornamento; la revisione dei modelli di valutazione, abbandonando
l’impostazione anglosassone a vantaggio di modelli più adatti alla cultura ed alle esigenze dei nostri territori; la necessità di aumentare le risorse umane e finanziarie per l’istruzione pubblica.

L’autonomia regionale è stato l’ultimo ma non meno importante argomento affrontato. Tutti i presenti si sono dimostrati ben consapevoli del fatto che la regionalizzazione dell’istruzione significherebbe lo smembramento culturale del Paese. E’ necessario quindi che l’istruzione non venga in nessun caso inserita tra le materie della riforma che il Ministro Boccia sta cercando di portare a termine.

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