Prisciandaro: un Pedagogista in ogni scuola per aiutare i docenti con studenti e famiglie

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“Fornire conoscenze di ordine medico-psico-socio-pedagogico agli insegnanti è una mera sciocchezza, buona alla politica per mostrare efficienza, poco utile agli operatori della scuola”.

Alessandro Prisciandaro, Presidente dell’Associazione Pedagogisti Educatori Italiani, non usa mezzi termini nel definire la confusione sulle competenze di chi opera nel mondo della scuola, trasformando “i docenti in segugi cercatori di patologie

Da qui l’auspicio alla creazione di una Unità di Pedagogia Scolastica in ogni scuola, “in modo da affrontare le emergenze educative più impellenti e affiancare i docenti nelle difficoltà di relazione con studenti e famiglie”, uno strumento che trova le prime importanti premesse nella legge, appena entrata in vigore, che disciplina le professioni di educatore professionale socio-pedagogico e di pedagogista e che sarà illustrata nel dettaglio anche nel corso della prossima assemblea nazionale Apei, il 24 marzo a Palermo.

Prisciandaro, dal 1° gennaio 2018 esistono due nuove professioni in Italia, quella dell’educatore professionale socio-pedagogico e quella del pedagogista, si può sintetizzare così il traguardo raggiunto dalla legge presentata dall’Onorevole Vanna Iori?

“Con l’approvazione della legge 205/17, art. 1, comma 594-601 si conclude una battaglia politico-professionale che finalmente rende giustizia alle richieste di 200.000 lavoratori di area pedagogica. L’aver riconosciuto uno specifico percorso accademico rende giustizia ai laureati in pedagogia e argina a monte le speculazioni economiche che poco avevano a cuore sia la qualità dell’intervento educativo sia il benessere dei bambini.

Il testo legislativo 205/17 elenca i requisiti, i titoli di studio e i percorsi universitari e post-laurea che daranno accesso alla professione e anche i possibili ambiti di impiego, tra i quali naturalmente compare la scuola. Crede che si passerà a normare l’assunzione di educatori e pedagogisti attraverso una individuazione del fabbisogno? Come avverrà in futuro la selezione di queste figure e come è avvenuta finora?

“La scuola è il luogo d’incontro delle diverse forme espressive di cui ogni persona è portatrice, essa è un luogo attivo dove è possibile implementare ogni forma espressiva, dal disagio al ben-essere. L’ambiente scolastico deve garantire strategie pedagogiche finalizzate al cambiamento, alla crescita, in altre parole, all’educazione del singolo alunno e di tutta la comunità scolastica. Lo scopo è quello di consentire alle persone di raggiungere le loro naturali potenzialità  nella società in rapporto all’ambiente in cui vivono.

In ambito scolastico, è importante creare, fin dalla scuola dell’Infanzia, per gli alunni e per il personale, le condizioni ed un ambiente di vita che faciliti il lavoro educativo, inteso come il fare, l’agire in quanto suprema soddisfazione dell’uomo. La scuola è ben-essere quando accetta le difficoltà e le riconosce, quando circoscrive i campi di competenza, affinché ogni agenzia educativa faccia il proprio, con l’aiuto di figure professionali di supporto, quali i pedagogisti come mediatori tra alunni-docenti-famiglia.
Perciò l’Istituzione di una Unità di Pedagogia Scolastica in ogni scuola, in grado di sgravare i docenti sempre più appesantiti da nuove “incombenze”, accompagnare gli alunni nell’ambiente classe, supportare le famiglie, e di favorire le buone prassi educative, è indispensabile. Quindi non crediamo utile l’inserimento dello psicologo scolastico, atto a curare lo stress degli insegnanti mal pagati (non sarebbe ovvio pagarli meglio?), ma una unità strutturata a supporto del processo educativo-formativo, che implementi come un “turbo” il lavoro che la scuola già agisce, senza trasformare tutti i ragazzi in disturbati psichici e gli insegnanti in persone stressate da curare!”.

In quali ordini di scuole auspica l’istituzione di queste Unità?

“In questo caso il condizionale è d’obbligo! Purtroppo la cultura medicalizzante sta invadendo tutti i gradi della scuola pubblica, dagli asili alle università! Per fortuna l’opinione pubblica sta capendo quello che noi pedagogisti denunciamo da tempo, il grande business che ha trasformato più di un milione dei nostri bambini in malati, gli insegnanti in mostri e la scuola in luogo di violenza. Noi con questa politica denigratoria non ci stiamo! Crediamo nelle grandi potenzialità della scuola pubblica e nei nostri ragazzi.

La chiave di volta è la relazione educativa, che deve sostituire fin dagli asili lo sguardo clinico-sanitario che ha trasformato i docenti in segugi cercatori di patologie. Invece di sognare i progressi e l’unicità dello sviluppo creativo di un minore, si osservano i bambini con lo scopo di individuare patologie inesistenti, buone solo a far soldi sul terrore dei genitori.

Tuttavia, ora che nei percorsi di formazione e di abilitazione alla professione docente sono stati inseriti tanti step che riguardano il settore socio-psico-pedagogico, sembra quasi un po’ pleonastico assume nuove figure specifiche…

“Fornire conoscenze di ordine medico-psico-socio-pedagogico agli insegnanti è una mera sciocchezza, buona alla politica per mostrare efficienza, poco utile agli operatori della scuola che si riempiono di teorie utili solo a sapere quale professionista chiamare, per risolvere problemi scolastici, sempre meno scolastici, sempre più da affidare a terzi.

A nostro avviso il problema è tornare alla Scuolaintesa come insegnanti-studenti-genitori che, discutendo insieme, cercano soluzioni creative e personalizzate. Il Pedagogista è il professionista che da millenni “accompagna” i processi di crescita, senza forzature o invasioni di campo, nel rispetto assoluto della professionalità altrui e restituendo al genitore la sua primaria competenza-conoscenza sul figlio. Quindi NO ai professionisti che “sanno tutto loro”, che fanno corsi per cani, gatti, genitori e insegnanti… SI al chiedersi, guardandosi negli occhi, in una sincera ricerca del perché, cercando INSIEME una possibile strategia educativa condivisa con i ragazzi.

Potrebbe concretizzarsi effettivamente il rischio che queste due professionalità, quella del pedagogista e del docente tuttologo, si sovrappongano e si scontrino tra di loro

Si tratta di due professioni distinte, con obiettivi che convergono ma che non sono sovrapponibili. L’insegnante è titolare del processo formativo del ragazzo, si muove all’interno di una organizzazione strutturata e normata da leggi, ha le competenze disciplinari e un programma ministeriale da attuare, nel rispetto delle libertà costituzionali. Il Pedagogista e l’Educatore accompagnano e sostengono l’opera della scuola (genitori-studenti-insegnanti) creando, con il loro operare da tessitori di buone relazioni educative, quello sfondo pedagogico in cui immergere i ragazzi, accompagnandoli nella loro crescita. Un intervento sistemico, che lavora sui perché, sulle motivazioni, sul senso del nostro stare insieme, problematizzando e restituendo domande in una continua ricerca di senso. Il Pedagogista lavora per mantenere alto lo sguardo pedagogico e la mission educativa dello stare insieme a Scuola.

Ci racconti la giornata tipo di un pedagogista all’interno di un istituto comprensivo…

“Per evitare lunghi elenchi di mansioni-funzioni che fanno nascere inutili dispute tra professionisti che gravitano attorno alla scuola, credo che il nostro intervento si possa sintetizzare in poche parole: il pedagogista si occupa di problemi educativi e cerca insieme ai soggetti titolari di quel problema il modo di trasformarlo in nuova esperienza educativa. Perché il processo educativo non muore mai. E’ un continuo rigenerarsi! Quindi se arriva una mamma disperata per un brutto voto, decisa a denunciare l’insegnante incapace di relazionarsi con suo figlio… oppure un insegnante offeso dall’indifferenza della classe al suo lavoro… oppure un ragazzo messo ai margini da una classe poco accogliente e inclusiva… per un Pedagogista sono tutte magnificihe occasioni di apprendimento, da cui partire per nuove avventure educative. Sì, ma come fa? Beh… per saperlo dovete studiare Pedagogia, e magari partecipare alla nostra assemblea nazionale il 24 marzo a Palermoi!”.

LOCANDINA CONVEGNO PALERMO

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