Primarie Pd: autonomia, precariato ed educazione civica. Queste le priorità per la scuola secondo Civati e Pittella

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di Daniela Sala – L’8 dicembre si vota per scegliere il segretario del Partito Democratico. Ma quali sono le proposte dei candidati alla segretaria per la suola?

di Daniela Sala – L’8 dicembre si vota per scegliere il segretario del Partito Democratico. Ma quali sono le proposte dei candidati alla segretaria per la suola?

Orizzonte Scuola ha già scritto delle proposte di Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, i due favoriti, ecco invece le proposte di Giuseppe Civati e Gianni Pittella

Civati, ex consigliere regionale lombardo, ora deputato Pd alla prima legislatura, nel documento programmatico consegnato alla commissione congressuale spiega di avere due priorità: “portare in tutta Italia la presenza di scuole dell’infanzia ai livelli previsti dalla Ue, perché è nella scuola dell’infanzia che si cominciano a contrastare i dislivelli dovuti ai diversi contesti famigliari, e implementare ovunque la formazione permanente”. In quest’ottica, secondo Civati, è fondamentale portare ovunque il tempo pieno, non come “semplice prolungamento dell’orario scolastico” ma in quanto segno di “una scuola capace di valorizzare le diverse capacità dei bambini e dei ragazzi”.

Civati parla anche del “bisogno di autonomia scolastica”, autonomia “oggi a rischio” in quanto nella scuola “continuano a diminuire gli insegnanti, mentre il numero degli alunni aumenta. Avevamo calcolato il risparmio degli insegnanti sulla base del calo demografico degli italiani. E ora le scuole si popolano di tanti nuovi alunni di tanti colori e di tante lingue diverse. Che richiedono nuove attenzioni, un nuovo modo di insegnare, di portare nella scuola la musica, la danza, le arti, i linguaggi che prima di ogni altro possono essere condivisi da bambini di lingue diverse e che farebbero tanto bene anche ai bambini e ai ragazzi italiani”.

L’autonomia secondo Civati non deve tradursi in un modello di “scuola azienda” ma in “scuola comunità educativa” che costruisca i programmi e le metodologie didattiche sulla base del contesto territoriale. Occorre insomma ripristinare e incrementare il fondo a sostegno dell’autonomia: “è inaccettabile – sostiene Civati – e viola i principi della gratuità e dell’uguaglianza delle opportunità che i contributi economici dei genitori diventino pressoché obbligatori per il funzionamento normale della scuola. E tutto questo mentre, a fronte dei tagli alla scuola pubblica, aumentavano negli stessi anni i finanziamenti alla scuola privata”.

Il candidato monzese auspica un progetto organizzativo da costruire nel tempo, sottolineando che i tanti precari che lavorano nel settore non sono sinonimo di flessibilità ma di debolezza, per questo – si legge ancora nel documento – “ci vuole stabilità: solo la scuola dei programmi ministeriali e del registro di classe può servirsi dei precari. Solo le organizzazioni rigide e povere possono servirsi del lavoro usa e getta. La battaglia contro il precariato, nella scuola e oltre, non è solo lavoristica. Ha anche una dimensione culturale e sociale che va oltre i più che legittimi interessi dei giovani alla stabilizzazione”.

Gianni Pittella, europarlamentare e vicepresidente del Parlamento europeo dal 2009, prende le mosse dai dati sulla disoccupazione giovanile per parlare di scuola: “ Il sistema di istruzione- formazione ben poco innovativo – si legge nel documento congressuale – è tra le principali cause, insieme a un welfare molto rigido, quasi totalmente centrato sulla protezione dei cosiddetti insiders”.
Pittella auspica in generale un rapporto più stretto “tra università e lavoro, tra domanda ed offerta, un migliore orientamento delle scelte di formazione anche verso indirizzi di studio più funzionali alla crescita del Paese”. Bisogna tornare insomma a “valorizzare la scuola, l’università e gli enti di ricerca”

Il punto di partenza? Abbandonare, secondo l’eurodeputato, “la frammentazione e la settorializzazione delle conoscenze incapaci di farci comprendere e stare bene nell’ambiente in cui viviamo”, ovvero promuovere “una educazione civica contemporanea, per essere pienamente cittadini italiani ed europei, attraverso il rispetto, la solidarietà, il senso della partecipazione e della fiducia reciproca”.

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