Presunti maltrattamenti, immagini telecamere soggette a fraintendimenti. Come bisognerebbe indagare

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Il rapporto tra le due agenzie educative, scuola e famiglia, entra ulteriormente in crisi e la crescita delle nuove generazioni diviene ancor più problematica.

Se nel passato le famiglie tendevano a dare sempre ragione agli insegnanti, i genitori di oggi appaiono sempre più come i sindacalisti dei propri figli, giustificandone ogni azione. D’altro canto le nostre maestre sono divenute le più vecchie d’Europa con le quattro riforme previdenziali degli ultimi vent’anni (1992-2012) e sono, in gran parte, maestre-nonne che seguono fino a 29 bambini cadauna e sono schiantate dall’usura psicofisica della helping profession per eccellenza. Fin qui i cambiamenti sociologici con famiglie sfasciate, alunni multietnici, scuola inclusiva, madri iperprotettive, bimbi “onnipotenti” e insegnanti stremati.

Stanno tuttavia diventando oltremodo numerose le denunce di presunti maltrattamenti da parte delle maestre a danno dei propri alunni. Un fenomeno che, esploso negli ultimi 4-5 anni, supera oggi di gran lunga i 100 casi all’anno, senza peraltro vedere la fine. È altresì vero e inconfutabile che la scuola resta un ambiente protetto, proprio in virtù delle tante presenze che operano al suo interno (maestri, colleghi, collaboratori scolastici, dirigente, vicari, ATA). Trattasi dunque di ambiente certamente più sicuro rispetto alle mura domestiche ove hanno luogo – come insegna la cronaca quotidiana – i veri fatti di sangue. Quando peraltro si verifica nella scuola un episodio grave con ferite o altre lesioni di sorta, avviene sempre a danno del docente (si ricordi pochi mesi fa l’insegnante accoltellata in volto da un suo studente).

Nell’affrontare il fenomeno dei presunti maltrattamenti di piccoli alunni a scuola (ambiente affatto diverso da case di cura e ambienti di lungodegenza che pertanto non consideriamo nel modo più assoluto in questa trattazione) dovremo porci alcune domande prima di azzardare risposte che non siano semplicemente emotive. Tra le molte considerazioni dobbiamo anche ammettere che a fare le spese del fenomeno, oltre ai bambini quando realmente maltrattati, sono le maestre su cui si abbatte impietoso l’ignobile sospetto, la gogna mediatica infine la sentenza popolare di una condanna senza appello.

Cominciamo ora ad affrontare fattivamente il fenomeno dei presunti maltrattamenti a scuola superando soluzioni spicce (telecamere) e “forcaiole” (inasprimento delle pene), che vanno per la maggiore ma lasciano irrisolto il problema come dimostra la sua crescita esponenziale. L’ampio risalto che i massmedia danno all’argomento risiede nel fatto che la notizia di “bimbi maltrattati” stimola nel pubblico quell’innato senso di giustizia che ciascuno di noi possiede ed è convinto di detenere presuntuosamente in maniera esclusiva, ergendosi a unico paladino difensore dei deboli. A smitizzare questo nostro senso di pseudoeroismo autocentrato vale la pena ricordare che gli stessi detenuti di un qualsivoglia carcere ritengono i delitti sui bimbi talmente deprecabili da non volere condividere la cella con chi li commette. Tornando al cuore del problema e per affrontarlo compiutamente, ricorrerò a un particolare metodo. Mi porrò alcune domande, cui darò altrettante risposte, col preciso intento di tracciare un percorso logico che delinei soluzioni operative reali e non improduttivi slogan suscitati da emozioni estemporanee. Subito dopo prospetterò la soluzione ragionata.

Domande introduttive al fenomeno dei presunti maltrattamenti

  1. Chi è responsabile dell’incolumità della piccola utenza nella scuola? Il dirigente scolastico
  2. Quali strumenti tra gli altri possiede il dirigente scolastico per gestire il personale docente? Procedimenti disciplinari e sanzioni di diversa natura che vanno dal richiamo fino alla sospensione cautelare.
  3. Qualora l’origine delle violenze al minore fosse verosimilmente imputabile a turbe psichiche del docente, il dirigente scolastico ha la facoltà di richiedere per il docente stesso un accertamento medico d’ufficio in Collegio Medico di Verifica attuando, se del caso, l’immediata sospensione cautelare in attesa della visita collegiale? Certamente. Si ricordi in proposito che l’80% delle malattie professionali dei docenti sono di tipo psichiatrico a causa della forte usura psicofisica che comporta questa helping profession.
  4. A chi ci si deve pertanto rivolgere nel caso di presunti maltrattamenti in una scuola? Il principale interlocutore è sempre e comunque il dirigente scolastico che è chiamato ad assumere tutte le iniziative utili a scongiurare un qualsiasi danno psicofisico ai minori ripristinando la normalità nell’ambiente scolastico.
  5. Conviene ai genitori bypassare il dirigente scolastico e correre a denunciare un presunto episodio di maltrattamenti all’Autorità Giudiziaria? A meno che non si tratti di un fatto estremamente grave (ma ad oggi non se ne sono avuti nei confronti di minori, semmai solo di docenti come prima riportato) non ha senso per almeno due motivi: a) i tempi lunghi che necessariamente richiedono le indagini, mentre il dirigente può intervenire immediatamente con una sospensione cautelare del docente; b) si rischia di lasciare il bimbo esposto a eventuali maltrattamenti per la durata delle indagini con l’unico risultato di aggravare il danno psicofisico nel minore. Discorso a parte andrebbe poi fatto considerando anche l’entità delle risorse impiegate in caso di ricorso all’Autorità Giudiziaria, che viene inoltre distratta dall’impiego in settori assai più delicati. Si consideri da ultimo il disservizio arrecato nel contribuire all’ulteriore ingolfamento dei tribunali.
  6. Gli agenti presso cui viene sporta la denuncia di presunti maltrattamenti (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili etc) conoscono il sistema scolastico e le modalità operative cui è soggetto? Per tutte le Forze dell’Ordine la scuola rappresenta un pianeta inesplorato nel quale è facile perdersi e dunque tutti gli inquirenti vanno necessariamente orientati da addetti ai lavori. Valga su tutto come prova il fatto che di centinaia processi avviati per i presunti maltrattamenti, solamente in pochissimi procedimenti è stato chiamato a rispondere dell’episodio il dirigente scolastico che ha invece, per legge, la duplice incombenza medico-legale di tutelare l’incolumità della piccola utenza e salvaguardare la salute dei docenti.
  7. Sono idonei i metodi d’indagine adottati dall’Autorità Giudiziaria per fare le indagini nelle scuole? Più volte mi sono espresso negativamente a questo riguardo (rimando perciò ai miei numerosi articoli in proposito) poiché la decontestualizzazione delle scene videoriprese di nascosto; l’assemblaggio di trailer a effetto e appositamente selezionati; la drammatizzazione della trascrizione delle immagini da parte di non addetti ai lavori; il rischio di interpretare ogni singolo intervento come “violenta percossa”; il fraintendere un semplice atto di contenimento di un disabile per pura violenza fisica, falsano inevitabilmente il giudizio finale aggravandolo oltre ogni realtà fattuale. Non va infine dimenticato che le denunce provengono da racconti di un’utenza piccolissima di cui deve essere necessariamente valutata l’attendibilità, resa ancora più fragile dal racconto filtrato dalla narrazione genitoriale fisiologicamente caratterizzata da un forte coinvolgimento emotivo. Per dirla in breve, assai difficilmente, una bravissima maestra uscirebbe indenne da un’indagine svolta coi suddetti metodi.

La proposta a MIUR e MGG

Se dunque, per molti, è proprio necessario che Autorità Giudiziaria e Forze dell’Ordine intervengano a ristabilire le storture nella scuola, almeno forniamo loro le necessarie conoscenze gestionali e le relative dinamiche per sapere come, quando, e soprattutto se, è veramente necessario intervenire. A questo proposito è inoltre da sottolineare quanto stupefacente sia il silenzio di MIUR e MGG (Ministero di Grazia e Giustizia) che non hanno neanche ravvisato la necessità di istituire almeno un tavolo interistituzionale per affrontare il duplice fenomeno dei maltrattamenti nei confronti della piccola utenza così come quello delle violenze sui docenti.

Abbiamo affermato che tra le inderogabili incombenze del dirigente scolastico, ed eventualmente dei suoi collaboratori, se delegati, rientra la tutela dell’incolumità dei bambini. Ma se tutto ha funzionato bene fino a 5 anni fa, cosa è andato storto nell’ultimo lustro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima capire chi sporge, a torto o a ragione, la denuncia presso l’Autorità Giudiziaria e vedere se sono possibili e necessari opportuni interventi. Costoro sono tipicamente i genitori degli alunni all’insaputa del dirigente stesso, oppure i colleghi insegnanti magari all’insaputa del preside, infine può essere il dirigente scolastico medesimo. Cominciamo col dire che, a meno di un reato grave da segnalare d’ufficio, il dirigente deve essere in grado di saper gestire in proprio i modi perentori, severi, fisici, sbrigativi o intimidatori di una sua insegnante, ricorrendo eventualmente, in casi estremi, fino alla sospensione cautelare ovvero alla richiesta di accertamento medico d’ufficio qualora vi fosse anche il minimo sospetto di un problema di natura psichica. Qualora invece fossero le colleghe o i genitori a sporgere direttamente denuncia all’Autorità Giudiziaria, dovrebbe essere proprio quest’ultima a interpellare il dirigente chiedendogli conto di eventuali notizie in merito ai presunti episodi di violenza e ai suoi interventi per scongiurarli. Così facendo si eviterebbero lunghe, inutili, costose e talvolta “infamanti” indagini.

Per facilitare il difficile compito all’Autorità Giudiziaria, che assai poco conosce il sistema scolastico, tracciamo ora un vademecum operativo con domande ispirate alla normativa scolastica vigente, appositamente studiate secondo il diverso soggetto denunciante il maltrattamento (genitore, collega, dirigente). Le risposte alle domande, declinate secondo i diversi ruoli dei denuncianti, possono essere d’estremo aiuto per risolvere nel modo più veloce, conveniente e “sussidiario” il problema esposto. L’utilizzo dello strumento proposto consentirà più consapevolmente all’Autorità Giudiziaria di decidere se, quando e come riterrà opportuno e indispensabile avviare le indagini in ambito scolastico.

Caso A: il denunciante è il genitore di un alunno.

Oltre a farsi raccontare dettagliatamente il caso, i testimoni, la tempistica, l’abitualità, la frequenza, le conseguenze fisiche e psicologiche con le eventuali certificazioni mediche di lesioni del Pronto Soccorso o dello specialista di turno, le eventuali disabilità dell’alunno certificate con scheda tecnica, l’Autorità Giudiziaria potrà subito porre al genitore denunciante una serie ulteriore di domande atte a circostanziare meglio il caso.

  1. La maestra è sempre stata violenta o è cambiata nel tempo? Trattasi di indole malvagia o repentino cambio d’umore e atteggiamento verso l’utenza?
  2. È l’unica a essere violenta oppure vi sono altre insegnanti che si comportano allo stesso modo?
  3. Si accanisce su un solo bambino o prende di mira tutti indistintamente?
  4. Si comporta violentemente per un preciso motivo (es. per redarguire, richiamare, sgridare) o immotivatamente?
  5. Il clima d’aula è sereno? Farsi dire se vi sono episodi di pianto e specificare se il pianto è singolo, di gruppo (solo alcuni alunni) o collettivo (l’esperienza clinica insegna che il pianto di tutta la classe è raro e finora riscontrato in un paio di circostanze documentate con docente affetto da forme psicotiche evidenti e conclamate). Tali episodi devono tuttavia essere accreditati dalla presenza di testimoni (genitori, maestre, collaboratori scolastici etc).
  6. Quali sono le caratteristiche oggettive della maestra denunciata? (Età anagrafica, anzianità di servizio, anni trascorsi nella scuola, nuova arrivata, di ruolo, precaria etc)
  7. Vi sono stati alterchi e discussioni tra genitore denunciante e maestra? Descrivere tempi, motivi e circostanze.
  8. La denuncia è sporta da uno-due genitori oppure da un gruppo più consistente?
  9. Le maestre in compresenza o di sostegno sono a conoscenza dei maltrattamenti?
  10. Vi è accordo tra le maestre del team e della scuola in genere?
  11. Vi è collaborazione tra maestra sospettata, ATA e collaboratori scolastici?
  12. Vi sono problemi in famiglia (separazioni, lutti, malattie o altri eventi) di potenziale turbamento per il presunto bambino maltrattato?
  13. È già stata affrontata la questione direttamente con la maestra (colloquio verbalizzato con dirigente o altri testimoni)?
  14. È già stato presentato per iscritto l’intero problema al dirigente scolastico verbalizzando l’incontro?
  15. Quali provvedimenti e contromisure (sanzioni, affiancamenti, sospensione etc) ha eventualmente assunto il dirigente scolastico? Hanno avuto esito positivo? Se sì, dopo quanto tempo?
  16. Si sono ripetuti ulteriori maltrattamenti dopo l’intervento del dirigente scolastico? Ne è stata data comunicazione ufficiale al dirigente medesimo per iscritto?

Caso B: il denunciante è un/una collega insegnante

Di fronte a questa eventualità, la prima domanda che l’inquirente deve porre all’interlocutore è:

  1. “Perché non si è rivolto direttamente al suo diretto superiore e cioè al dirigente scolastico che ha per legge l’onere di tutelare l’incolumità dell’utenza nell’ambiente scolastico?”.
  2. È lei l’unica a denunciare gli episodi in questione o vi sono altre colleghe firmatarie?
  3. Ha assistito ai fatti di persona o glieli hanno raccontati/riportati?
  4. Ne ha parlato con le sue colleghe?
  5. L’ambiente di lavoro è caratterizzato da un clima di accordo o di litigiosità tra colleghi?
  6. Vi è collaborazione e accordo tra docenti, ATA, collaboratori scolastici oppure vi sono evidenti contrasti?
  7. Vi è collaborazione e solidarietà con le maestre di sostegno eventualmente presenti nel team?
  8. Sono stati i genitori ad averle raccontato dei maltrattamenti? Si è trattato di un singolo genitore o si sono lamentati in gruppo?
  9. Il genitore (o i genitori) denunciante ha affrontato la questione direttamente con la maestra in causa in presenza di testimoni?
  10. Il dirigente scolastico è al corrente della situazione? Esiste un verbale dell’incontro sul problema?
  11. Quali atti e iniziative ha eventualmente intrapreso il dirigente a seguito dei fatti denunciati?
  12. Vi sono state lamentele scritte da parte di genitori al dirigente nei confronti della maestra?
  13. Quanto tempo è intercorso tra la denuncia al dirigente e l’assunzione di eventuali provvedimenti?
  14. Hanno avuto un qualche effetto o riscontro gli eventuali provvedimenti assunti dal dirigente?
  15. Perché ha deciso di recarsi direttamente da noi a sporgere denuncia bypassando il dirigente e a sua insaputa?

Caso C: il denunciante è il dirigente scolastico

In questa terza ipotesi le domande da porre al denunciante sono affatto diverse a fronte delle specifiche responsabilità medico-legali che il dirigente scolastico detiene nel tutelare sicurezza, salute, incolumità dell’utenza e dei lavoratori. Apprezzati i fatti e le circostanze denunciati come nelle precedenti due ipotesi, andrebbero rivolti al dirigente i seguenti quesiti.

  1. Lei sa di essere, per legge, il primo responsabile della incolumità dell’utenza e della salute dei lavoratori (DL 81/08)?
  2. Lei è a conoscenza che la denuncia che oggi intende presentare non la solleva dalle sue responsabilità ma equivale ad ammettere la necessità dell’intervento dell’Autorità Giudiziaria, per la gravità dei fatti ovvero per la sua incapacità a venirne a capo in autonomia con gli strumenti che il Capo d’Istituto ha per legge a sua disposizione?
  3. Da quanti anni svolge la funzione di dirigente scolastico e da quanto tempo gestisce questa scuola?
  4. Da quanti anni presta servizio nella sua scuola (età e anzianità di servizio) la maestra sospettata?
  5. Di che natura sono i rapporti (cordiali, collaborativi, contrastivi…) che intercorrono tra lei e la maestra? Che cadenza temporale hanno e da quanto tempo datano?
  6. Vi sono stati repentini cambi di umore e atteggiamento nei rapporti interpersonali tra lei, la maestra o il restante personale scolastico?
  7. I fatti oggetto di denuncia le sono stati raccontati/riportati da terzi o li ha visti/vissuti in prima persona?
  8. La maestra in questione è di ruolo, in prova, precaria o supplente?
  9. Qual è l’anzianità di servizio della maestra?
  10. Quanti trasferimenti ha subito la maestra nella sua carriera professionale?
  11. Alcuni dei suddetti trasferimenti hanno avuto luogo con la notoria formula di “trasferimento per incompatibilità ambientale”?
  12. Di quanti alunni e come è composta la classe della maestra? (presenze, ADHD, DSA, BES, nazionalità etc)?
  13. Vi sono state sanzioni disciplinari pregresse (eventualmente segnalarne la motivazione)?
  14. Quante assenze per malattie ha avuto la maestra nell’ultimo triennio (periodo di comporto)?
  15. Vi sono certificazioni mediche nel suo fascicolo personale che lasciano pensare a un problema medico di natura psicofisica?
  16. È mai stata sottoposta la maestra ad Accertamento Medico d’Ufficio o a richiesta in Collegio Medico di Verifica? (se sì, chiedere Giudizio Medico Legale espresso nel verbale)
  17. Ha mai ricevuto, la dirigente, lamentele di genitori sulla maestra per iscritto?
  18. Ha mai ricevuto, la dirigente, lamentele di colleghi o ATA sulla maestra per iscritto?
  19. Quali controlli ha effettuato e quali iniziative ha eventualmente assunto il dirigente sulla base dei fatti segnalati od osservati direttamente?
  20. Quali incontri, iniziative o contromisure ha adottato il dirigente per appianare problemi o vertenze?
  21. Ha, il dirigente, eventualmente attivato, in altre circostanze, richiesta di Accertamento Medico d’Ufficio in CMV per un presunto o potenziale problema medico-sanitario alla base della questione (burnout-Stress Lavoro Correlato)?
  22. Ha realizzato, il dirigente, nella scuola i piani di legge sul monitoraggio e la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato tenendo conto del genere e dell’età del lavoratore (art.28 DL81/08)?
  23. Ha adottato, il dirigente, eventuali sanzioni disciplinari nei confronti della maestra in altre occasioni (specificare il tipo ed enunciarle tutte)?
  24. Il dirigente ritiene di non poter risolvere la questione coi mezzi a sua disposizione ritenendo a tutti gli effetti necessario, improcrastinabile e indispensabile l’intervento dell’Autorità Giudiziaria?

Conclusione

Alveo naturale per la risoluzione dei problemi della scuola è, a parere di chi scrive, la scuola stessa che ne possiede tutti gli strumenti come dimostra il recente passato fino a cinque anni fa. Qualora si dovesse rendere indispensabile, in casi particolari ed eccezionali, l’intervento dell’Autorità Giudiziaria con l’ausilio delle Forze dell’Ordine, la conoscenza dell’ambiente scolastico con le relative dinamiche non può che rivelarsi utile strumento per portare a soluzione quelle rare situazioni che il dirigente scolastico potrebbe non avere il modo di affrontare e risolvere. Questo vademecum si è dato l’ambizioso obiettivo per contribuire ad appianare un problema che chiede di essere risolto subito nell’interesse di scuola, famiglia e società tutta.

www.facebook.com/vittoriolodolo

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