Predisposizione del PTOF: quasi sempre assenti i punti di vista degli stakeholder, i pareri degli organismi e delle associazioni dei genitori e degli studenti

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Nell’elaborazione del Piano triennale dell’offerta formativa rare volte le scuole tengono conto dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e degli studenti.

Tempo di predisposizione del PTOF relativo al triennio 2019/2022, gli indirizzi del dirigente scolastico sono già stati diramati ed in mostra sui siti istituzionali, il collegio dei docenti ha ricevuto quindi l’atto formale dirigenziale, le funzioni strumentali sono già al lavoro per la predisposizione del nuovo documento, le commissioni PTOF stilano piani di lavoro per rinnovare la progettazione e la progettualità della scuola, tuttavia, il grande assente in tutto questo fermento è il confronto con i portatori di interesse, la presa in considerazione dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori, e nelle scuole secondarie di secondo grado, degli studenti. Eppure il principio della loro partecipazione è rintracciabile nell’antesignano DPR n.275 del 1999, ripreso nell’art.1 comma 14 della Legge n.107 del 2015.

Perché allora il punto di vista di quelli che sono comunemente definiti gli stakeholder della scuola è così trascurato? Cosa fa un bravo dirigente per incentivare il confronto e fare in modo che la parola sia data a questi diretti interessati che possono contribuire con i loro singolari apporti anche al miglioramento dell’offerta formativa?

A proposito, ricordiamo che nella valutazione dei dirigenti scolastici, in particolare uno degli indicatori enucleati nell’art.1 comma 93 della Legge 107 del 2015, fa leva sulla capacità del dirigente scolastico di promuovere la partecipazione e la collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica (sia direttamente interessati al servizio sotto il profilo educativo e didattico sia come soggetti che contribuiscono ad esempio alla pianificazione dell’offerta formativa extracurricolare), dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuola. Anche la rendicontazione sociale prevista dall’art.6 DPR n.80 del 2013, ultima tappa del procedimento di valutazione la cui realizzazione è prevista entro dicembre 2019, si definisce come un’operazione complessa che dovrà bilanciare in una duplice dimensione di trasparenza e di condivisione, i risultati raggiunti, considerando che il miglioramento del servizio avviene soprattutto con la collaborazione della comunità di appartenenza. Per il Piano triennale dell’offerta formativa che la Legge 107 ha notevolmente ampliato nella sua costituzione, tale da poter essere definito oggi molto più di un documento caratterizzante l’identità culturale e progettuale della scuola, è più che mai fondamentale attivare il confronto con i portatori di interesse, prevedendo quindi, tra gli indirizzi dirigenziali al collegio dei docenti per l’elaborazione del PTOF, anche il confronto diretto e tangibile con gli attori strategici della scuola (famiglie, studenti, comitati, associazioni) che nell’ottica dell’autonomia scolastica devono poter esercitare un ruolo attivo nella definizione delle strategie da adottare per assicurare il successo formativo e scolastico di alunni e studenti.

Si tratta di allargare il cerchio, favorire l’incontro con questi inquilini privilegiati della scuola all’interno dei luoghi deputati alla progettazione scolastica, ma concretamente, lasciando traccia dell’avvenuta partecipazione e co-partecipazione alla elaborazione dell’offerta formativa. Occorre superare la rigidità di un modello autoreferenziale in cui è solo la scuola e la comunità professionale ad attivarsi nella definizione della programmazione strategica, che non può essere tale se non adeguatamente scaturita dalla realtà sociale, culturale ed economica in cui la scuola è ubicata. La responsabilità deve poter essere condivisa a tutti i livelli, intessendo un dialogo continuo, un ascolto attivo, ma a fatti non a parole, con i portatori di interesse. Così anche il PTOF sarebbe veramente il frutto di una cooperazione collettiva. Gli indirizzi dirigenziali dovrebbero dare voce a questo aspetto pragmatico che sia l’art.3 del DPR n.275 del 1999 che il comma 14 della Legge 107 riportano a chiare lettere.

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