Precariato, Di Maio vuole fargli guerra. Anief: siamo al suo fianco

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comunicato Anief – “Come ministro del Lavoro ho dichiarato guerra al precariato. Voglio quindi debellare una volta per tutte

il fenomeno del tempo determinato all’infinito”: sono parole importanti quelle pronunciate dal vicepremier e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, interpellato sulla stretta sui contratti a termine da fare intraprendere attraverso il nuovo governo M5S-Lega. “Vogliamo che si utilizzi il tempo determinato per brevi periodi”, ha aggiunto Di Maio, confermando la volontà di rispettare, finalmente, la Direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, prodotta due decenni fa, ma che sistematicamente nel nostro Paese continua ad essere aggirata producendo un abuso continuo dell’utilizzo dei contratti a termine: si tratta di una novità importante, ovviamente da allargare pure ai lavoratori della scuola.

Anief, che dalla sua nascita combatte il precariato scolastico, anche attraverso specifici ricorsi per ottenere la stabilizzazione, gli scatti automatici dello stipendio e l’estensione dei contratti pure per i mesi estivi, spesso indebitamente sottratti, condivide le parole del vice-ministro e capo politico del M5S. “Ora ci aspettiamo – spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico – che il Governo cambi il Jobs Act, dopo che il Movimento 5 Stelle, attraverso l’on. Eleonora Evi, portavoce del movimento presso il Parlamento Europeo, ha lottato per la Risoluzione del Parlamento UE del 31 maggio scorso, attraverso la quale si invitano tutti i Paesi membri a stabilizzare il personale precario dopo 36 mesi, per evitare l’abuso dei contratti a termine nel pubblico e privato”.

Anief ha attualmente in corso due remissioni alla Corte di Giustizia Europea sul mancato riconoscimento del servizio pre-ruolo nella ricostruzione di carriera, come sul mancato indennizzo per il personale di ruolo rispetto agli abusi subiti in tema di precarietà. Il giovane sindacato, ora rappresentativo, ha inoltre promosso due reclami al Consiglio d’Europa e due ricorsi alla Cedu sul precariato del personale docente e Ata, nonché uno specifico sulle maestre diplomate magistrale: nel solo 2016, l’organizzazione sindacale ha ottenuto un milione di risarcimenti per i suoi assistiti, dalle cause gestite nella regione del Piemonte.

È arrivato il momento che lo Stato italiano fornisca una risposta a questa situazione incancrenita, approvando una norma che stabilisca una volta per tutte l’immissione in ruolo di tutti i supplenti che superano i 36 mesi di servizio, anche non continuativo, a proposito della quale è stato riproposto in questi giorni un disegno di legge, a Palazzo Madama, che prevede la loro stabilizzazione automatica.

L’intervento politico avviene dopo la colazione di lavoro promossa, qualche giorno fa, dal Cesi al Parlamento europeo, durante il quale ha preso la parola anche il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, ricordando che “Buona Scuola e Jobs Act non sono serviti a nulla” e che mentre si continua a non decidere, sono diventate cinque le cause pendenti in Corte di Giustizia Europea dal 2017, segno tangibile del fatto che il problema del precariato si è aggravato e nemmeno accenna certo a diminuire.

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