Precari della scuola trattati come pedine e/o ombre…calpestata la loro dignità! Lettera

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Inviato da Vincenzo Minici – Al Presidente della Repubblica On. Sergio MATTARELLA

Al Presidente del Consiglio On. Paolo GENTILONI

per il tramite di Fb e Orizzonte Scuola; tg1;tg2;tg3;tg5;telemia.

Duole e non poco, dover evidenziare alle SS.VV. ciò che si presenta ai nostri occhi:
Uno scenario di precarietà lavorativa in un contesto dissacratorio che mortifica il lavoro nella sua concettualità : Metro unico con cui si misura l’utilità sociale.

In questo scenario di precarietà lavorativa Egregi Presidenti On.Mattarella e On. Gentiloni, mi auguro di sensibilizzare le Vs. coscienze affinchè sia riaffermato il principio autenticamente socialista e nazionale “dell’UMANESIMO DEL LAVORO”, in cui il lavoro in tutte le sue forme sarà un DIRITTO E DOVERE SOCIALE e con tale caratteristica etica tutelato dallo STATO e inserito nell’economia socializzata a tutti i livelli e in tutti i gangli della produzione nazionale.

Quindi non più PRECARIATO ma LAVORO STABILE E SICURO , non vi può essere libertà senza Lavoro. Il Lavoro è uguale a Libertà ed è appunto il LAVORO STABILE che da la bellezza e l’armonia alla vita.

Mai come negli ultimi anni il tema della qualità del lavoro si è offerto alla riflessione pubblica quale argomento di straordinaria e, talvolta, drammatica attualità. A preoccupare, in particolare, è la crescente precarizzazione lavorativa di intere fasce della popolazione che, per periodi sempre più lunghi, vengono costrette ai margini del sistema produttivo e professionale, con pesanti ricadute economiche, sociali, psicologiche ed esistenziali. I cococo D.M. 66/2001 PRECARI DA PIU’ di 20 ANNI(Sic!) , costretti nel limbo di opportunità capestro, per lo più prive di prospettive a lungo termine, è a tutti gli effetti cittadini di serie B, che non possono costruire il proprio futuro, e nemmeno contribuire allo sviluppo del Paese, e ciò in netto contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione

Art. 3, comma 2: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Contro la precarietà

Lo scrivente, alla luce di quanto esposto in premessa, nell’ambito delle loro competenze, chiede alle SS.VV. una capillare vigilanza anche nei tribunali affinché:

• sia garantita a tutti i cococo, siano essi lavoratori dipendenti o autonomi, un’equa retribuzione che permetta al lavoratore e ai suoi familiari un’esistenza libera e dignitosa, secondo quanto previsto dal dettato costituzionale;

• venga posto un freno allo sfruttamento e alla precarietà, favorendo quelle condizioni tese ad assicurare un futuro professionale e personale ai tanti lavoratori oggi privi di tutele e garantire nel contempo un futuro alla buona e corretta formazione in un Paese degno di far parte del contesto Europeo;

• vengano favoriti percorsi di regolarizzazione e stabilizzazione contrattuale ovviamento verso contratti a tempo indeterminato ed equi, e realizzate le condizioni per promuovere evoluzioni di carriera e progressioni professionali;

• vengano correttamente applicate le norme contrattuali sui trattamenti economici;

• siano valorizzate, in caso di nuove assunzioni, le professionalità già operanti nella scuola e quelle dei colleghi già iscritti nelle liste di disoccupazione;

• vengano rispettati i limiti di legge e di contratto previsti per l’impegno di formazione professionale;

• sia favorito il percorso di adesione alle casse previdenziali e di assistenza sanitaria e previdenza , in modo da garantire le necessarie tutele sociali ed economiche anche a chi non è inquadrato come lavoratore dipendente.

Mi auguro, che le SS.VV. nelle rispettive qualità di Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio responsabili di quel valore centrale di cui si fa garante il primo articolo della nostra Costituzione quando recita che la Repubblica è fondata sul lavoro: un lavoro, s’intende ed è sottinteso che non sia un’attività precaria.

E’ compito dello Stato essere garante e propulsore del progresso umano, infatti frenando le deviazioni arbitrarie, è capace di attuare le condizioni collettive al progresso stesso.

Se lo Stato deve punire e costringere quando la Giustizia sia violata, deve anche persuadere ed educare perché la Giustizia sia amata e spontaneamente attuata.

Se tutto ciò non sviluppa un fondamento etico credibile, allora si guarderà allo Stato come un meccanismo opprimente che bisognerà sopportare come un male necessario.

Vogliano perdonare le SS.VV. questo mio sfogo, che mi auguro sia benevolmente accolto al fine di promuove il rispetto di questi principi enunciati.

Tengo, altresì ricordare, che il Presidente del consiglio On. Gentiloni, in occasione del Convegno Cei sul lavoro in Fiera a Cagliari ha messo in evidenza con una frase lapidaria che: ” IL PRECARIATO E’ UNA DELLE OFFESE PIU’ TERRIBILI DELLA DIGNITA’ DEL LAVORO E DEVE ESSERE CONTRASTATO “.

Riportata da Orizzonte Scuola il 29 ottobre 2017.

Si ringrazia per l’attenzione prestata.

Roccella Ionica 04.11.2017

F.to Vincenzo Minici

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