Possibile, Salvini e la scuola: sorvegliare e punire

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Comitato Scuola di Possibile – In un Paese in cui la criminalità organizzata, lungi dall’essere sgominata, allunga sempre più i propri tentacoli sulle imprese, in cui la microcriminalità semina la paura fra i ceti più deboli e il fascismo rialza la testa, il Ministro dell’Interno ha evidentemente deciso che uno dei principali problemi di ordine pubblico è la scuola.

Se ne esce, infatti, con due pessime proposte, che, se attuate, ci farebbero regredire a uno Stato di polizia.

Prima proposta: piazzare telecamere negli asili e nelle scuole. L’idea è di cogliere gli/le insegnanti con le mani nel sacco, anzi alzate a colpire selvaggiamente bambini e bambine.
Che qualche caso di maltrattamento sia stato denunciato è innegabile, ma di qui a criminalizzare un’intera categoria, ne passa. Tra l’altro le scuole sono generalmente attrezzate a far fronte ad eventuali abusi. Quando, nell’ormai lontano 1970, lo Statuto dei lavoratori vietò “l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori” (art. 4), ciò era apparso come un’innegabile conquista di civiltà. Ora, si vuol far credere che un provvedimento del genere sarebbe preso “per rispetto delle maestre perbene, che sono il 99%”… Non c’è piuttosto dietro l’intento di controllare che cosa quel 99% insegna? O si tratta soltanto di una sparata propagandistica?

Di quest’ultimo tipo sembra decisamente essere la seconda proposta, quella di piazzare carabinieri e polizia davanti alle scuole in funzione antidroga, dove si rivela tutto il dilettantismo di Salvini: oltre che poco realizzabile da un punto di vista pratico, data la sproporzione tra organici delle forze dell’ordine e numero di scuole, la sua idea dimostra chiaramente che non conosce né la complessità del mondo della scuola né la fase delicata, a livello educativo e pedagogico, che si vive in quel periodo della vita.

Lo strumento migliore per gli scopi che intende perseguire è la prevenzione: uno strumento certamente di minor impatto propagandistico, ma riconosciuto da tutti come il principale e che si realizza attraverso informazioni puntuali e conoscenza esatta di cosa le droghe sono e dei loro effetti. Per fare ciò servono progetti mirati da finanziare con risorse adeguate, e un complesso e infaticabile lavoro educativo e sociale da parte di tutte le Agenzie educative coinvolte.

Il punto è che Salvini, ogni volta che dispensa i suoi progetti sulla scuola, sottolinea di farlo “da papà”. Ecco, per affrontare i problemi della scuola, che sono enormi e seri, non serve un papà, serve un Ministro dell’Istruzione, che ufficialmente c’è, ma tace.
I problemi della scuola da risolvere, quelli che rappresentano le vere “emergenze”, sono altri: serve la riduzione del numero degli alunni per classe, servono spazi adatti a una didattica rinnovata e inclusiva, sicurezza, una seria edilizia scolastica. Sono questioni note a tutti e logico prerequisito per poter svolgere pienamente quel ruolo formativo, educativo, di prevenzione e perciò di sostegno e intervento efficace, rispetto a quel disagio giovanile che pare stare così a cuore al Ministro.
Le cui esternazioni nella migliore delle ipotesi distraggono dai problemi reali. In realtà danneggiano, strumentalizzano e offendono chi nella scuola quotidianamente lavora.

Eulalia Grillo per il Comitato Scuola di Possibile

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