Pochi posti per il concorso straordinario, ingiusto bandire anche l’ordinario. Lettera

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Inviato da Elena Degl’Innocenti – Mi chiamo Elena ho 46 anni e da 20 anni sono precaria, prima all’Università e poi nella scuola pubblica.

Mi sono laureata in Scienze Agrarie nel 2000 e ho conseguito il titolo di dottorato nel 2006. Nel corso della mia carriera universitaria ho collaborato alla stesura di oltre 60 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali che mi hanno consentito di ottenere l’Abilitazione Scientifica Nazionale (ovvero l’idoneità all’insegnamento universitario) tuttora valida. Nonostante questo, dopo 12 anni di lavoro e sacrificio in cui ho contribuito alla crescita della struttura e delle persone che ci lavoravano dentro, sono stata costretta a lasciare questa carriera non per mia volontà né per demerito ma solo perché nessuno aveva voluto creare i presupposti per la mia assunzione. A 40 anni mi sono reinventata come supplente di III fascia nella scuola pubblica. Tuttavia, in questi anni ho svolto quasi esclusivamente sostegno, pur senza abilitazione: questo non per pigrizia o paura ad affrontare la materia della classe di concorso, ma solo perché nelle graduatorie di III fascia i colleghi con più punteggio si accaparrano i contratti migliori sulla materia in termini di ore lavorate mentre a quelli sotto restano le briciole, ovvero contratti di poche ore settimanali che non bastano nemmeno a coprire le spese di trasferimento casa-lavoro. Considerando che si tratta di una graduatoria essenzialmente ferma, ovvero senza che da essa vengano attinti docenti per l’assunzione a tempo indeterminato, questo stato di cose si perpetua negli anni.

Lo scorso anno sembrava ci fosse la svolta, ovvero l’accordo con il MIUR per bandire un concorso riservato a noi precari con più di 36 mesi di servizio. Sembrava tutto a posto, ma la caduta del governo ha cambiato le carte in tavola. Il nuovo ministro Azzolina ha infatti rigettato gli accordi con i sindacati e, morale della favola, io e tanti miei colleghi nella mia situazione non possiamo più partecipare a questa procedura in quanto per parteciparvi è necessario avere maturato almeno una annualità sulla materia. E tuttavia, anche coloro che possono partecipare si trovano in una specie di corsa ad ostacoli. Infatti, i posti disponibili sono esigui rispetto al numero dei precari (24000, in pratica verrà stabilizzato un precario su 5), non ci sarà il concorso per tutte le classi di concorso, al momento non c’è nulla di definito per il futuro di coloro che non rientrano fra i vincitori, docenti con anni di insegnamento verranno comunque valutati da commissioni i cui membri potrebbe avere meno esperienza dei giudicati.

Tornando al mio caso, questa è stata una mazzata tremenda, perché sembra sfumare l’ultima possibilità di stabilizzazione, sancita peraltro in sede Europea con la direttiva 1999/70/CE che l’Italia disattende da anni. La mia scelta di fare sostegno non è dipesa soltanto da fattori economici come dicevo prima (non si possono guadagnare 600 euro al mese con una famiglia da portare avanti) ma anche morali. Infatti, nel corso degli anni mi è capitato di lavorare con ragazzi i cui genitori hanno poi fatto esplicita richiesta al dirigente scolastico per favorire la continuità di insegnamento l’anno successivo. La stessa cosa è successa per questo anno scolastico, nel quale ho scelto di nuovo sostegno per portare a termine un percorso di tre anni con due ragazzi, seguendo la mia coscienza e le richieste dei loro genitori. In particolare in questi tre anni, ho seguito un ragazzo con forte deficit cognitivo e di apprendimento (un ragazzo di 12 anni con le capacità cognitive di un bambino di 4 anni) con i genitori ormai rassegnati al fatto che il loro figlio non potesse più imparare a leggere e a scrivere, né tantomeno a riconoscere i soldi, a leggere un orologio ecc. e quindi rassegnati che questo loro figlio non potesse avere una vita se non autonoma quantomeno dignitosa. L’ho seguito dalla prima media e dopo tre anni di insegnamento posso dire, senza timore di essere tacciata di superbia, che sono riuscita a portare il ragazzo ad un livello dignitoso: lui ora sa leggere, scrivere, contare i soldi e tante altre cose che non sto qui a scrivere grazie ad un lavoro paziente e certosino, passando momenti difficili ma commuovendomi nel vedere i suoi progressi. Tutto ciò ha portato la sua famiglia ad avere un po’ più di serenità e fiducia nel futuro. Questo per dire che forse anche noi tanto inutili non siamo stati ma abbiamo contribuito al buon funzionamento della scuola. Inoltre, come non sottolineare il fatto che molti di noi, non avendo una formazione specifica, facciano corsi e acquistino materiale informativo e didattico a proprie spese, proprio per poter fornire il miglior servizio possibile all’utenza; da ultimo, ma non meno importante, vorrei mettere in evidenza come l’insegnante di sostegno (anche senza specializzazione) sia un aiuto indispensabile per mantenere gli equilibri all’interno di una classe, in quanto si occupa di tutti gli alunni per favorire i giusti rapporti sia tra gli alunni che fra questi e il corpo docente. Questo, nella maggior parte dei casi ha esito positivo, segno che il buon senso e il giusto impegno consentono di ottenere buoni risultati nell’attesa di avere la possibilità di ottenere la specializzazione. Essere lasciati al palo al pari di chi non ha mai lavorato in questo settore, mi sembra una cosa incomprensibile e inspiegabile. Inoltre adesso per fare sostegno si richiede l’abilitazione; ma fino ad ora andava bene che ad occuparsi di ragazzi con problemi spesso gravi, siano state persone precarie senza formazione che si sono dovute inventare insegnanti di sostegno, impegnandosi ben oltre le proprie competenze. Vorrei anche far notare che, se tutti gli insegnanti precari di III fascia decidessero di lasciare la scuola, questa istituzione chiuderebbe e un settore strategico per il futuro del Paese verrebbe bloccato.

Io non sono una politica, non mi intendo di leggi ma credo che con un po’ di buon senso si potrebbe quantomeno cominciare a risolvere il problema della stabilizzazione dei precari storici della scuola.

Ad esempio, perché bandire parallelamente al concorso straordinario anche uno ordinario di pari portata (24000 posti) aperto anche a chi non ha fatto nemmeno un ora di insegnamento in una scuola? non era meglio dirottare tutti i posti disponibili verso la stabilizzazione dei precari?

Perché non fare un corso-concorso aperto a tutti i precari con almeno 36 mesi di servizio (senza distinzioni) e creare dalla III fascia una graduatoria che tenga conto dell’anzianità di servizio e di eventuali titoli dalla quale attingere sia per l’assunzione a tempo indeterminato sui posti disponibili sia per i contratti a tempo determinato?

E se proprio noi senza anno sulla materia non ci volete far partecipare, che almeno venga attivato un percorso straordinario e facilitato nell’esame da sostenere per accedere ai TFA sostegno per noi che abbiamo maturato anni di esperienza in questo settore, pur non avendo l’abilitazione.

Non mi sembra di chiedere troppo a fronte di anni di sfruttamento e di umiliazione della mia professionalità.

Mi viene il dubbio che la ministra Azzolina, pur dicendo di voler risolvere il problema del precariato tenda a fare il contrario. Mi sembra che si voglia far desistere i precari storici, farli allontanare per sfinimento a favore di una nuova classe di insegnanti che saranno a loro volta precari (i neolaureati) senza però rinnovargli i contratti oltre i 36 mesi. Sicuramente non è così ma il dubbio che ci sia questo disegno è forte.

Detto questo vi ringrazio per lo spazio concessomi e mi auguro in qualche modo possiate portare a conoscenza dell’opinione pubblica queste mie istanze.

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