Perché tanta violenza nelle scuole? Lettera

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Inviato da Enrico Maranzana – La ministra Fedeli ha scritto una lettera al Messaggero di Roma affermando che “La violenza è riuscita a farsi largo e a penetrare all’interno delle comunità scolastiche” con le aggressioni ai docenti da parte di studenti e genitori e ha proposto di “Lavorare per produrre un cambiamento sociale e culturale profondo”.

Vediamo come: la scuola è un complesso unitario, finalizzato. Tutti gli insegnamenti, coordinati, concorrono al conseguimento del traguardo istituzionale. Le materie d’insegnamento sono quindi da intendere come “strumento e occasione per uno sviluppo unitario, ma articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte” [competenze generali].
Si tratta di un’impostazione sistemica, il fondamento della vigente legislazione, fondamento regolarmente disatteso dalle scuole.
 
Sia d’esempio il DLgs 150 del 27/10/2009 sulla dirigenza pubblica che, all’art.37, richiamando un canone delle scienze dell’organizzazione, stabilisce la necessità di “rafforzare il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.
Il “principio di distinzione” afferma la necessità di separare, differenziandoli, i soggetti responsabili del COSA deve essere fatto rispetto a quelli che elaborano strategie relative al COME conseguire i risultati.
Solo lo spazio tridimensionale consente di rappresentare graficamente una siffatta situazione e d’identificare funzioni, compiti e responsabilità [In rete “La crisi della scuola ha natura culturale” scandaglia la problematica].
 
La devianza tra la norma e l’ordinaria gestione scolastica appare in tutta evidenza dai siti delle scuole: tutti gli organigrammi presenti nei PTOF sono sbagliati. La cultura dell’organizzazione è assente!
 
La parcellizzazione, la disarticolazione del servizio scolastico sono all’origine degli episodi di violenza: i docenti non sono protetti, sono visti come soggetti isolati, senza vincolo di mandato.

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