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Perché rileggere Emilio Salgari nelle scuole

Di Lalla
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Marilena Cavallo – Emilio Salgari (Verona, 21 agosto 1962 – Torino, 25 aprile 1911) è uno scrittore che ha "raccontato la fantasia", i viaggi e le tensioni oniriche all’interno di una letteratura che intreccia simboli radicanti. Il ricercatore della fantasia della storia ricompone su alcune metafore il suo viaggio. Una di queste metafore è, certamente, il mare.

Marilena Cavallo – Emilio Salgari (Verona, 21 agosto 1962 – Torino, 25 aprile 1911) è uno scrittore che ha "raccontato la fantasia", i viaggi e le tensioni oniriche all’interno di una letteratura che intreccia simboli radicanti. Il ricercatore della fantasia della storia ricompone su alcune metafore il suo viaggio. Una di queste metafore è, certamente, il mare.

Un’altra metafora fondamentale, resta la foresta. Il mare come spazio e come dimensione della lontananza. La foresta come labirinto e come dimensione del "chiuso".

Il mare e la foresta non sono soltanto metafore leggibili attraverso le avventure di Sandokan ma anche in altri scritti di Salgari costituiscono la vitalità del racconto. Ci hanno accompagnato per i luoghi dell’infanzia gli occhi di Sandokan e quelle sue avventure sono entrate dentro i nostri sogni viaggianti.

Ma Sandokan, è, indubbiamente, il personaggio chiave, che ci permette di addentrarci dentro la fantasia dei sogni o dentro la magia della storia. Di una storia che non ha regole perché i personaggi che la tracciano non hanno regole e si identificano nel viaggio di una irregolarità fantastica.

Ciò lo si avverte anche in romanzi come "Il sotterraneo della morte". Ma è sempre nel cielo dei romanzi sandokiani che si tocca questa profonda irregolarità.

La fantasia e il sogno sono gli antipodi che si scontrano con la storia e la realtà. Scrive Bruno Traversetti : "Il vero, profondo rapporto di ineguaglianza che intercorre sempre, in Salgari, fra realtà e fantasia, fra cronaca e invenzione, esige la naturale riduzione delle complessità storiche alla nettezza di un dualismo, a suo modo titanico, di singoli eroi che incarnano il Bene e il Male, nella eccezione esaltata, traboccante, che questi termini assumono nel suo immaginario romanzesco".

Ma fra la realtà e la fantasia, la cronaca e l’invenzione Salgari colloca delle puntualizzazioni storiche. Per esempio. Per Salgari la focalizzazione storica è importante.

In "Il sotterraneo della morte" comincia citando una data: "La sera del 14 giugno del 1900, due uomini erano usciti dalla porta d’occidente dell’immensa città di Pechino.". E in "Le Tigri di Mompracem": "La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem.". In "Le due Tigri": "La mattina del 20 aprile del 1857.".

Perché queste citazioni? Ebbene, bisogna precisare che in Salgari la fantasia e il sogno sono funzioni finalizzanti ma c’è anche la storia che, comunque, non diventa, in questo caso, memoria ma resta storia vera e propria con i suoi segni e i suoi solchi. Ma è nella fantasia che si realizza il gioco delle metafore mentre nella storia si traccia la cronaca.

In tutto questo andare e tornare tra i vocaboli e le terminologia Salgari si definisce e si riattualizza sempre nel gioco dei misteri e dei fantasmi. I misteri e i fantasmi sono avventure.

Afferma Sergio Campailla: "Siccome ha bisogno dei suoi fantasmi, vi crede e vi cede con passione, il che è requisito indispensabile per riuscire a sua volta comunicativo. Salgari ha una sua mitologia, autonoma, in cui rifugiarsi; una mitologia che nei momenti migliori gli suggerisce squarci ariosi e carichi di mistero".

Una mitologia, quella salgarina, che coinvolge i luoghi della memoria e il tempo dell’infanzia di ognuno di noi. Ed è proprio questa mitologia che "ha le sue formule magiche e, naturalmente, ha i suoi eroi, le colonne portanti dell’edificio.".

Si pensi a "I misteri della jungla nera". È un libro affascinante perché i luoghi e il tempo sono l’avventura dei fantasmi. E la magia è un vento che copre i sogni e il viaggio che i sogni ci fanno compiere. È un paesaggio che ha i suoi segni. Segni percorribili anche attraverso la metafora.

Così: "Nell’ampia fascia costiera formata dal delta del Gange, in quella regione di isole e paludi, si elevano fitte foreste impenetrabili".

Ecco. Ritorniamo alle metafore di Sandokan o di Emilio Salgari. Il mare è uno spazio. La foresta è impenetrabile. Segni precisi e indelebili. Marcano l’avventura e il desiderio di avventura. Siamo stati affascinati da Sandokan. Un po’ tutti ci siamo persi nello spazio del suo rischio, del suo coraggio, della sua "filosofia" dell’avventura. La letteratura può questo.

Con Salgari si ritorna all’infanzia. L’infanzia perduta sempre e ritrovata sempre. L’infanzia antica ma si ritorna anche al viaggio. Il viaggio dei luoghi e nei luoghi. Nei misteri. Una letteratura che recita le avventure che non si dimenticano perché sono parte integrante della nostra formazione. Uno scrittore, Salgari, da proporre sempre più agli studenti. La scuola è aperta all’immaginazione e all’immaginario e trova in Salgari un interprete importante.

Forse con Salgari la profezia di un’epoca è nel gioco infinito di quei misteri che continuano a rivelare pur considerandoli indefinibili e inafferrabili. Forse proprio per questo bisogna rileggerlo. Rileggerlo significa anche riproporlo alle nuove generazioni, e mi riferisco al mondo della scuola, attraverso una letteratura che non è del disincanto ma dell’incanto tra il mistero e la fantasia. Ci aiuta ad entrare in una parola fatta di simboli e di segni. Una letteratura linguisticamente impegnata e che oggi rappresenta, soprattutto all’interno della scrittura contemporanea, un modello anche dal punto di vista sintattico.

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