Perché bisogna ridare dignità all’insegnamento di Scienze della Terra. Lettera

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Inviato da Sossio Del Prete – Quando io ho frequentato il Liceo Scientifico, le Scienze della Terra si studiavano al V anno e, forse anche per questo, dopo il diploma scelsi di iscrivermi alla facoltà di Geologia.

Da alcuni anni, invece, l’insegnamento delle Scienze della Terra nel nostro paese è stato spostato al primo anno di superiori con un conseguente calo anche degli iscritti alla relativa Facoltà!

E’ evidente che oltre a sottovalutare l’importanza della materia, non si ha neanche ben chiaro che per comprendere a fondo questa disciplina servono conoscenze di chimica e fisica che gli studenti appena usciti dalla Terza media di certo ancora non hanno approfondito e sviluppato.

E’ altresì evidente che ancora non è assolutamente chiaro che vivendo in un paese ad elevato rischio idrogeologico, sismico e vulcanico, sia fondamentale che tutti (insegnanti, studentie famiglie incluse) acquisiscano un profondo senso di consapevolezza e un minimo di conoscenzesui rischi geologici e i connessi processi dinamici che caratterizzano il nostro pianeta e quindi anche il nostro territorio.

Accrescere la conoscenza della geologia e delle materie scientifiche in generale nelle scuole contribuirebbe anche ad assumere comportamenti adeguati in materia di protezione civile, a capire che per ora non si possono prevedere i terremoti (almeno non in termini di luogo preciso, data e ora), che non esiste il rischio zero, che non si può costruire dappertutto o mettere in sicurezza intere montagne o falesie costiere che franano perché sarebbe come impedire a una persona di crescere, evolvere, invecchiare. Insomma non si può imbalsamare o ingessare il territorio ma possiamo e dobbiamo comprendere le sue dinamiche evolutive per imparare a conviverci.

L’effetto di queste dinamiche è argomento che riguarda tutti a prescindere dal contesto sociale in cui viviamo e/o del percorso scolastico e professionale che si intraprende nella vita perché tutti viviamo su questa Terra, che è la nostra unica casa comune, che però non conosciamo affatto.

In proposito, trovo significativo ricordare l’aneddoto di Tilly Smith, la studentessa britannica che, allora dodicenne, la mattina del 26 dicembre nel 2004 sulla spiaggia di Phuketin Thailandia, ricordando la descrizione degli effetti precursori del maremoto che aveva studiato a scuola in una lezione di geografia, quando vide ritirarsi il mare capì che si stava verificando uno tsunami. Avvisò i genitori e in questo modo riuscì a salvare sé stessa la sua famiglia e un centinaio di turisti. Anche a seguito di questo evento, le Nazioni Unite nel 2006 hanno lanciato una campagna finalizzata ad evidenziare l’importanza dell’educazione scolastica come mezzo utile alla conoscenza e alla prevenzione della perdita di vite umane nei casi di disastri naturali.

Allora dovremmo chiederci, quante vite umane si salverebbero e quanti danni economici si eviterebbero nel nostro Paese se aumentasse questa consapevolezza, se avessimo tante Tilly Smith?

Quanti di noi abitano in zone a rischio? O meglio, quanti di noi sappiamo se la nostra abitazione o azienda è in un’area a rischio sismico/idrogeologico/vulcanico o magari acquistiamo/affittiamo un’abitazione senza sapere primase si trova in un’area a rischio? Quanti di noi consultano un geologo prima di un arredatore per acquisire questa informazione fondamentale e di primaria importanza per la nostra stessa vita? Semplicemente il problema lo ignoriamo del tutto e non ce lo poniamo affatto e questo anche perché la scuola (per demerito degli ordinamenti ministeriali) ha annichilito lo studio delle Scienze della Terra e non riesce a trasmettere la conoscenza e la consapevolezza che il nostro è un pianeta vivo (per fortuna); la scuola ha l’obbligo morale nei confronti dei giovani che sono e saranno la società di domani di infondere il concetto di consapevolezza dei rischi geologici del territorio … altrimenticontinueremo a parlare e affrontare disastri che fanno decine e centinaia di vittime oltre a incalcolabili danni economici!

Sarebbe, inoltre, più che opportuno che le Scienze della Terra fossero insegnate da laureati in Geologia e questo non per campanilismo ma semplicemente perché un biologo o un laureato in scienze dell’alimentazione, non ha mai effettuato una campagna di rilievi geologici sul campo, non ha mai costruito una carta geologica o ha esperienza nel riconoscimento delle rocce e dei fossili e del loro significato paleoambientale e paleogeografico. Tutte cose che non si possono imparare semplicemente leggendo un manuale!

L’impatto che i “capricci” della geologia hanno avuto ed hanno sull’uomo e sullo sviluppo delle civiltà sono del tutto ignorati. Infatti, ben pochi immaginano che la rivoluzione industriale è stata possibile perché in un periodo geologico chiamato Carbonifero in alcuni luoghi della Terra si sono formati i giacimenti di carbone, così come ben pochi sanno che le epoche dei metalli sono state possibili perché in alcuni punti particolari del nostro pianeta si sono verificate delle risalite magmatiche dalla cui solidificazione si sono originati i giacimenti minerari o che la fortuna di alcune nazioni ricche di petrolio è dovuta ad antiche vicende geologiche che hanno consentito la formazione di queste trappole di idrocarburi.

Insomma, l’impatto delle Scienze della Terra sulla società umana ha influenzato la storia delle antiche civiltà e ancora influenza il nostro quotidiano più di quanto possiamo immaginare, ma contrariamente a ogni logica evidenza scientifica il suo insegnamento nel nostro ordinamento scolastico viene sempre più penalizzato. Una grave lacuna che ha ed avrà ripercussioni sociali ed economiche ormai insostenibili per un paese come l’Italia che, per la sua costituzione geologica, il suo fragile quanto ricco patrimonio artistico e l’inadeguata gestione e pianificazione del territorio, annualmente si trova ad affrontare numerose emergenze idrogeologiche nell’accezione più ampia del termine.

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