Per parlare di bocciatura sono necessarie continue aggressioni ai docenti! Lettera

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Preside lascia la scuola

inviato da Giuseppe Semeraro – Le dichiarazioni dei ministri della pubblica istruzione possono suscitare reazioni molto diverse tra gli insegnanti che ne vengono a conoscenza, ma le ultime del ministro Fedeli a proposito dei più recenti casi di bullismo ai danni degli insegnanti hanno suscitato in me un’emozione un po’ strana a dirsi: nostalgia. Mi sono venuti in mente i tanti venerdì sera nella mia infanzia passati tutti insieme in famiglia a guardare la trasmissione Portobello. Diversi concorrenti tentavano di tutto per far parlare il pappagallo che non ne voleva sapere, finché un bel giorno Paola Borboni riuscì a sbloccarlo: “Portobello!” disse il pappagallo tra l’incredulità di un’intera nazione che quel giorno della settimana si concentrava tutta a guardare un unico canale.

La mia incredulità di allora non è niente in confronto a quella che ho provato l’altro giorno quando finalmente ho sentito il ministro pronunciare quella strana parola: “bocciatura!”. Finalmente l’ha detto! Ma per convincerla sono stati necessari mesi estenuanti in cui le storie di insegnanti vessati e malmenati sono state all’ordine del giorno, in cui si sono visti maestri con una certa età a cui, tra gli insulti, si cercava di strappare il registro di mano e altri che sono stati oggetto di minacce che ormai anche i mafiosi si vergognano di pronunciare (“ti sciolgo nell’acido”).

Adesso finalmente sappiano che se ci sciolgono nell’acido possiamo bocciarli, ma temo che questo tentativo di chiudere il recinto quando ormai i buoi sono scappati lasci il tempo che trova. Il ministro e i suoi quotatissimi consiglieri hanno un’enorme responsabilità nell’aver esaltato un clima di impunità generale tra gli studenti, che già c’era, ma non aveva mai toccato queste vette di emergenza. Il ministro, prima, ha abolito la bocciatura alle elementari, quando di fatto nessun consiglio di classe della scuola primaria si era mai sognato di accanirsi contro un bambino (figuriamoci, si fanno regali alle superiori, a chi veniva in mente di essere intransigente con un pargoletto innocente?). Ma si sa, a volte bisogna parlare a suocera perché nuora intenda. Poi, lo stesso ministro ha stabilito nuove regole per rendere la bocciatura alle medie inferiori praticamente impossibile. Infine si è sbilanciata e ci ha tenuto a far sapere esplicitamente a tutti quali erano le pressioni che il suo ministero esercitava sull’intero sistema a favore della promozione a tutti i costi (quindi anche alle superiori). Lo scorso gennaio ha detto che la sua idea per combattere l’abbandono scolastico è stata esplicitata nel decreto 62/2017, secondo il quale la bocciatura, seppur non vietata, costituisce un’eccezione.

Avete capito l’idea geniale? Per poter vantare cifre di abbandono scolastico in miglioramento negli ultimi anni, al ministero hanno scelto la strada più facile, quella assimilabile ad un trucchetto contabile. Si sono accorti che anche gente demotivata e che vorrebbe ritirarsi dalla scuola non lo fa finché qualcuno non gli sbarra la strada con una bocciatura e al Miur, invece di studiare strategie per motivarli, assecondano questa inclinazione evitando la bocciatura. Ma la cosa incredibile è che non si vergognano nemmeno di ammetterlo pubblicamente, perché loro stessi vivono con estrema naturalezza nello stesso mondo di espedienti furbeschi degli studenti che stanno graziando. Un’altra prova di questa affinità, oltre al “trucchetto contabile”, è il fatto che il ministro Fedeli, sebbene alle ultime elezioni sia stata bocciata nel suo collegio dagli elettori, oggi siede in Parlamento, ripescata dal proporzionale di una legge elettorale che il suo stesso partito, con astuto calcolo, ha fortemente voluto.

E qui il cerchio si chiude.

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