Pensioni, Damiano su quota 100: se vale per chi ha 64 anni potrebbe penalizzare qualcuno. Vediamo chi

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All’avvio del nuovo Governo, l’opposizione comincia a passare ai raggi X le misure previste nel programma ed in particolare quelle su pensioni e quota 100. E’ quanto appare leggendo le dichiarazioni dell’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, rilasciate all’Ansa.

Opzione donna, ok. Servono le risorse

Le critiche di Damiano si sono concentrate su Opzione Donna, Quota 100, sui 41 anni di contributi e sulla cancellazione dell’Ape.

Il primo suggerimento riguarda il prepensionamento delle donne anticipato a 57,3 anni di età se dipendenti e 58,3 se autonome, con 35 anni di contributi, definita nel programma di Governo “Opzione donna”.

Su questo punto, Cesare Damiano concorda, ma avvisa che “la sperimentazione andrebbe proseguita oltre il 31 dicembre 2015. Volevamo farlo anche noi. Bisogna solo trovare le risorse“.

Quota 100 penalizzerebbe le attività gravose

Molto più critico, invece su quota 100, cioè il parametro per andare in pensione ottenuto sommando l’età del lavoratore agli anni di contributi versati. “Se fosse vero – avvisa Damiano – che parte da 64 anni di età, questa scelta rappresenterebbe una penalizzazione per chi svolge attività gravose perché questi lavoratori possono andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi). Non solo, per chi è disoccupato o ha un familiare disabile a carico, i contributi scendono a 30 anni (Quota 93). Per le donne, poi, c’è uno sconto ulteriore di un anno per ogni figlio (massimo 2 anni), che porta i contributi necessari a 28 anni (Quota 91). Inoltre, non bisogna dimenticare sempre per queste 15 categorie di lavoratori – prosegue l’esponente del Pd -, che svolgono attività gravose, c’è anche il blocco dell’aggancio dell’età della pensione all’aspettativa di vita. Eliminare l’Ape sociale sarebbe, dunque, molto dannoso per una vasta platea di lavoratori. Si tratterebbe, al contrario, di renderla strutturale“.

Attenzione a cancellare l’Ape volontaria

E ancora sull’eliminazione dell’Ape, Damiano fa notare che “Se poi questa scelta dovesse cancellare anche l’Ape volontaria, che prevede alcune penalizzazioni, toglieremmo la possibilità di andare in pensione a 63 anni con soli 20 di contributi. È una possibilità che favorisce chi ha svolto lavori discontinui, in particolare le donne. Come si vede, le pensioni vanno maneggiate con cura, altrimenti si può peggiorare la situazione

Damiano promuove invece i 41 anni di contributi che, rivendica, “era una norma contenuta nella proposta di legge Damiano-Gnecchi che ha trovato nella scorsa legislatura una risposta parziale“.

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