Pensioni quota 100: perdite fino al 25,4%, i numeri. Cisl, sgravi per ogni figlio

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Secondo la CISL, che ha diramato un comunicato sull’argomento, le pensioni quota 100 determinerebbero, rispetto alla pensione di vecchiaia una perdita lorda che può arrivare fino al 25,4%

I dati della CISL

Secondo il sindacato, la perdita pensionistica lorda va da un minimo di -17,8% per chi ha 42 anni di contribuzione a un massimo di -25,4% per chi ha 38 anni di contribuzione. La perdita pensionistica al netto dell’Irpef nazionale varia invece da un minimo di -15,8% a un massimo di -22,45.

“Quota 100 – osserva la Cisl – è una risposta positiva alla richiesta di flessibilità, ma risponde solo a chi ha carriere lavorative continue. Per gli altri e per i giovani che avranno la pensione totalmente contributiva la strada non può che essere il ritorno a una flessibilità modello 1995 che assicurava una flessibilità in uscita tra 57 e 65 anni con un minimo di anzianità contributiva.”

Per la Cisl: “E’ difficile valutare il costo di Quota 100” perché non sono ancora chiare condizioni e il divieto del cumulo retribuzione/pensione. In Manovra sono stati stanziati 6,7 miliardi per il 2019 e 7 per il 2020.

Finanziamento insufficiente

Secondo il sindacato, quanto stanziato nella legge di bilancio sarebbe insufficiente per coprire le pensioni anticipate. A meno di non istituire delle finestre.

Chi è andato in pensione con quota 100 nel 2019 continuerà naturalmente a percepirla negli anni successivi, questa volta per tutti e dodici i mesi a prescindere da eventuali finestre nel 2019.

A queste pensioni si aggiungeranno quelle di nuovi lavoratori che matureranno quota 100 nel 2020. Alla spesa per le prime si accumulerà quindi la spesa per le seconde e le risorse stanziate a partire dal 2020 potrebbero essere insufficienti.

Lo studio riflette sul fatto che questo nuovo canale di uscita è condizionato tuttavia da un elevato numero di anni di contribuzione richiesti. Per chi non raggiunge questa anzianità contributiva l’unica possibilità di pensionamento è data dalla pensione di vecchiaia.

La riforma del 1995 assicurava invece una flessibilità in uscita tra i 57 e i 65 anni con un minimo di anzianità contributiva; era quindi una flessibilità aperta a tutti. Questa flessibilità è stata eliminata dalla riforma Maroni del 2004 e, nonostante, le richieste, mai ripristinata.

Furlan, sgravi per le donne

Sull’argomento è intervenuto il segretario Furlan “Quota 100 – ha detto – istituisce un nuovo e più favorevole canale di accesso al pensionamento, non adeguato sufficientemente a supportare, tuttavia, le esigenze delle donne, soprattutto le donne del Sud, le cui carriere lavorative sono caratterizzate da un tasso di discontinuità maggiore rispetto agli uomini e come tale la quota è più complessa da conseguire”.

“La nostra proposta – conclude Furlan – intende favorire le donne, inserendo all’interno delle regole del pensionamento lo sgravio di un anno di contributi per ciascun figlio allo scopo di riequilibrare il montante contributivo delle lavoratrici”.

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