Pensioni quota 100 e quota 41, tutte le novità dopo intervento BCE

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Pensione quota 100 e quota 41 sono due punti delle riforma della legge Fornero sulla previdenza italiana che sta smuovendo sia opposizioni interne che esterne e partire da Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea.

Quota 100 e quota 41

Ricordiamo che la riforma quota 100 consiste nella possibilità di andare in pensione con la somma di età anagrafica ed età contributiva pari a 100. Riforma che, secondo quanto riferito da Luigi Di Maio, potrebbe già essere presente nella prossima Legge di Bilancio.

A differenza, invece, di quota 41 la cui attuazione potrebbe anche ritardare per questioni legate alla copertura finanziaria.

Il monito della BCE

Sulla questione è intervenuta la Banca centrale europea nel bollettino economico in un articolo dedicato all’invecchiamento della popolazione e ai costi previdenziali. Secondo la BCE “in alcuni Paesi (per esempio Spagna e Italia) sembra esserci un elevato rischio che le riforme delle pensioni adottate in precedenza siano cancellate”.

Il monito dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

L’UPB, ieri, è intervenuto sullo stesso argomento, facendo notare come l’aumento dell’età pensionabile spinga verso un “andamento dell’incidenza della spesa per pensioni su PIL che dapprima una fase di crescita, che culmina intorno al 2040, e poi una fase di declino”. La spesa pensionistica presenta una dinamica più marcata che la conduce a un picco del 18,4 per cento del Pil nel 2040, dopo di che si riduce con continuità sino al 13,8 per cento nel 2070. Infine, l’esercizio Fmi si contraddistingue per proiezioni della spesa pensionistica sul Pil sempre superiori lungo tutto l’orizzonte in esame. Queste raggiungono il 20,5 per cento nel 2040, per poi scendere al di sotto del 16 per cento nel 2070.

Il monito della CGIL

In particolare la riforma quota 100 ha suscitato critiche anche da parte della CGIL. In particolare, spiega il segretario Ghiselli, “Il ministro del Lavoro e dello sviluppo, Luigi Di Maio, parla di quota 100 e quota 41: il problema è che per funzionare quei numeri devono essere accompagnati da una serie di condizioni che attualmente non ci sono”.

Ciò di cui parla il segretario riguarda le penalizzazioni causate dal possibile paletto di 64 anni e 36 mesi per la quota 100. che penalizza tantissime persone, afferma il segretario, “perché presuppone il ricalcolo contributivo di tutto il montante e una carriera lavorativa molto costante, introducendo livelli che pochissimi lavoratori possono raggiungere”.

“Disoccupati, cassaintegrati, invalidi, a chi fa lavori gravosi, a chi assiste persone non autosufficienti, tutte categorie che addirittura andranno peggio di prima, perché l’Ape sociale comunque garantiva a una certa platea l’uscita a 63 anni”, spiega il dirigente sindacale della Cgil.

Tra i penalizzati Ghiselli inserisce in particolare donne e giovani del Sud con carriera frammentata, a vantaggio dei cittadini del Nord.

La situazione nella scuola

ItaliaOggi ha stimato il numero di personale della scuole che andrebbe in pensione, qualora venisse approvata la misura relativa alla quota 100, a partire dal 1° settembre 2019.

Si tratta di circa 100.000 docenti e 47.000 ATA, come si evince dalla tabella elaborata da ItaliaOggi:

Da sottolineare che, nella succitata stima, non si è tenuto conto di coloro i quali potrebbero andare in pensione ricorrendo all’Ape sociale, all’Ape volontaria.,  all’opzione donna o alle norme sui precoci e sui lavori usuranti.

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