Pensioni quota 100 a partire da 64 anni penalizza il 50% dei docenti e Ata

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La nuova formula di pensioni quota 100 andrà probabilmente a danneggiare soprattutto i docenti e il personale Ata.

Con l’approssimarsi della Legge di Bilancio si stanno facendo di nuovo i calcoli per certificare quanto effettivamente sarà possibile mantenere la promessa di una revisione della legge Fornero nella parte relativa al pensionamento.

Quota 100 con 64 anni di età

Come anticipato da Orizzonte Scuola, la famosa quota 100, tanto sbandierata, probabilmente si farà, ma con una modifica sostanziale. Si potrà andare in pensione prima, raggiungendo la quota, ma solo a condizione che siano stati compiuti i 64 anni di età. Considerare la quota 100 con i 60 anni di età (e 40 di contributi) porterebbe ad ampliare troppo il bacino dei richiedenti.

Le prime cifre sulle ripercussioni del mondo scolastico hanno cominciato a circolare molto presto, cioè da quando i termini della revisione della legge Fornero erano ancora molto incerti, il quotidiano finanziario aveva stimato che sarebbero stati oltre 140.000 i lavoratori nel mondo della scuola interessati dal provvedimento, di cui 100.000 docenti e 47.000 personale Ata.

Le cifre sui pensionandi della scuola

Il nuovo meccanismo consente di dimezzare il potenziale numero dei richiedenti e tale percentuale si rispecchia soprattutto nel mondo della scuola. In altre parole, solo il 50% dei lavoratori della scuola che vantano 40 anni di versamenti contributivi potrà avvalersi di un pensionamento anticipato. In pratica, tra Ata e insegnanti potranno ritirarsi dal lavoro circa 73.000 persone.

Quota 100 a 64 anni non conviene più al lavoratore

C’è un altro aspetto da considerare nella revisione del sistema raggiungendo la quota 100 con 64 anni di età e 36 di contributi. Andare in pensione a queste condizioni potrebbe non convenire più al lavoratore. L’allarme è lanciato dalle pagine di economia del sito Today che ha riportato un’osservazione di Cesare Damiano, ex ministro del LavoroQuota 100, se ha come requisito di base un’età anagrafica di 64 anni – ha detto l’ex Ministro – è meno vantaggiosa dell’Ape che parte dai 63 anni di età. Se a questo si aggiunge un ventilato ricalcolo contributivo a partire dal 1996 per chi dovesse utilizzare la Quota, saremmo di fronte a un cospicuo taglio dell’assegno pensionistico“.

Ma si è sempre nel campo delle ipotesi e soprattutto si dovrà attendere la reazione dei Palazzi nel momento in cui, terminate le vacanze, si tornerà all’iter legislativo.

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