PD. Nella Buona Scuola qualcosa non ha funzionato, ma cinque anni fa 100mila docenti erano precari, oggi sono di ruolo

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La Buona Scuola non è la riforma perfetta, ammettono dal PD, ma si è scommesso sull’autonomia e sulle persone che la scuola la fanno.

Così Tommaso Nannicini, il responsabile del programma elettorale del Partito Democratico, capolista al Senato nel collegio di Milano risponde sulla Buona Scuola in una intervista di Linkiesta

Voi avete fatto una riforma importante come la Buona Scuola: qualcosa non ha funzionato?

Non è la riforma perfetta, indubbiamente, ma rivendico l’inversione di tendenza. Per la prima volta dai tempi di Prodi si è scommesso sull’autonomia e quindi sulle persone che la scuola la fanno. E per la prima volta in assoluto si è cercato di mettere al centro gli interessi di chi a scuola ci va, gli studenti. I governi precedenti avevano tagliato brutalmente i fondi. La Buona Scuola, piaccia o meno, è anche un investimento di oltre 3,5 miliardi in istruzione, a cui se ne aggiungono 10 per l’edilizia scolastica fino al 2020. Lo stesso vale per i 300 milioni che abbiamo messo sulla ricerca di base. Bisogna investire di più? Sì, bisogna investire di più. E bisogna far sì che questi benefici raggiungano tutti. Non è solo una questione di scuola, peraltro: usciamo dall’idea che scuola e lavoro siano silos separati. L’alternanza scuola-lavoro è un primo passo in questa direzione. E per noi l’istruzione va dalla culla alla tomba, per questo nel programma parliamo di asili nido e di formazione permanente.

E Camilla Sgambato, precisa ” Cinque anni 100mila docenti erano precari, oggi sono di ruolo”

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