Il PD e la scuola: lettera al Segretario Renzi

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Inviato da Paolo Marsich – Spett. Segretario Renzi, dopo le ampie e diffuse reazioni negative a molte delle misure adottate con la legge della “Buona scuola”, rispetto alle quali anche Lei ha ammesso che il Suo governo non ha agito nel modo migliore (misure che -a detta di tutti gli analisti- hanno alienato a Lei e al Suo governo il sostegno -e il voto- di molti insegnanti),

il PD continua a perseguire una politica scolastica che, invece di ricucire lo strappo con i docenti e impegnarsi in una riqualificazione della scuola pubblica, sembra mirare alla rottura definitiva con una categoria già bistratta e umiliata dalle “riforme” di questi decenni, e procedere nello smantellamento dell’istruzione: nessuna autocritica e nessun passo indietro rispetto all’invasiva e sconclusionata introduzione dell’Alternanza Scuola-Lavoro, il cui unico vero effetto è stato quello di sottrarre (ancora) molte ore all’insegnamento, con grave danno per gli studenti, soprattutto per quelli più in difficoltà; la scellerata conferma della sperimentazione del “liceo breve”, in barba a decenni di riflessioni sulla riforma dei cicli e sulla necessità di intervenire, semmai, sulla scuola media (vero anello debole della catena, come ampiamente documentato); la pasticciata revisione delle classi di concorso che ha determinato la nomina agli Esami di stato di commissari privi delle
necessarie competenze disciplinari; la sconfortante abolizione per legge della bocciatura nella scuola dell’obbligo (dopo che la stessa attuale Ministra l’aveva giudicata un errore), decisione perfino comica se non fosse drammatica.

E queste sono solo le più recenti ed evidenti, tra le molte, troppe iniziative con cui i Ministri del PD non hanno cessato nemmeno un momento in questi anni di disturbare e confondere l’attività didattica, contribuendo pesantemente ad abbassare il livello dell’istruzione e a erodere una qualità che ancora faticosamente si cercava di preservare dopo la devastante azione della “riforma Gelmini” (non avevate detto proprio voi, nei primi tempi della legislatura, che tutto ciò di cui la scuola aveva bisogno, dopo quelle pesanti e rovinose modifiche, era di essere lasciata in pace?).

Il sentimento diffuso tra gli insegnanti -lo sapete e non vi importa o davvero vi illudete che non sia così?- è di indignazione e scoramento, rabbia e frustrazione, per lo svilimento del loro ruolo, della didattica e della qualità dell’insegnamento, prima ancora che per l’insultante trattamento economico e le irrisolte questioni contrattuali. Non nutriamo nessuna speranza in un Suo e vostro ravvedimento, purtroppo; però, se vuole e volete comprendere in anticipo una delle ragioni per cui tutti i prossimi risultati elettorali saranno così disastrosi per Lei e il Suo partito, si fermi a parlare con gli insegnanti, durante questo appena iniziato tour ferroviario per il Paese, ma non quelli festanti assoldati dal Suo staff, che abbiamo visto plaudenti, cantanti e sbandieranti nei primi mesi del Suo primo governo. Forse si ricorderà delle loro parole quando, ormai lontano da responsabilità pubbliche, si troverà a riflettere sul rapido declino della Sua fallimentare esperienza politica.
Con amarezza,
Paolo Marsich

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