PAS e concorso straordinario, CUB: si creerà altra categoria di precari

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Comunicato CUB SUR – I sindacati sono entusiasti, i precari esultano ma chi riesce a leggere tra le righe non vede altro che fumo negli occhi e la creazione di ulteriori categorie di un mondo già pesantemente frammentato, il tutto in nome della propaganda.

A fronte delle oltre 150 mila supplenze previste per l’anno 2019/20, il Miur destinerà alla scuola secondaria circa 50.000 posti: 24.000 saranno dati in pasto al concorso ordinario a cui potranno partecipare tutti i laureati con 24 CFU (Crediti formati universitari) in ambito antropo-psico-pedagogico e metodologie e tecnologie didattiche, oltre che i docenti precari e di ruolo; altri 24.000 posti saranno invece messi in palio, in subordine allo scorrimento delle graduatorie del 2016 e 2018, per i docenti che hanno almeno tre anni di servizio nelle istituzioni statali. Quest’ultimo è il concorso straordinario previsto per i precari storici che consiste nel superamento di una prova selettiva fatta al computer e un esame orale non selettivo. Se non si dovesse superare questa selezione cosa succederà a coloro che da oltre 36 mesi sorreggono la scuola pubblica? Niente paura, l’intesa prevede l’abilitazione, mediante l’istituzione di percorsi abilitanti speciali PAS a pagamento, per tutti coloro che abbiano tre annualità di servizio sia presso istituzioni pubbliche che paritarie, nonché ai dottori di ricerca.

Quanti siano i posti riservati alle graduatorie dei concorsi 2016 e 2018 (ancora in svolgimento), e conseguentemente quanti quelli destinati al concorso straordinario non è ancora noto ma in questo farfugliamento di numeri e sottocategorie è facile perdersi tanto è vero che sfugge un fatto eclatante: a cosa serve l’abilitazione se non si prevede un percorso di reclutamento per gli abilitati? Sarà forse da intendersi come una forma di reclutamento per le scuole paritarie?

Per la fine del mese si attendono i decreti attuativi di questa farraginosa intesa volta a creare ulteriori discriminazioni all’interno di una categoria di lavoratori bistrattati dagli ultimi governi in carica. La soluzione equa e lineare è quella che sosteniamo da sempre : l’applicazione della direttiva europea 70/99 che stabilisce che tutti i lavoratori, pubblici o privati, dopo 36 mesi di lavoro a tempo determinato vanno stabilizzati.

Per la CUB Scuola Università Ricerca Torino

Alina Rosini

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