Pacifico ANIEF: 24mila assunzioni precari storici sono poche. Bisogna riaprire le Graduatorie ad Esurimento

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“Il provvedimento non è stato approvato per assumere ma per trovare un sistema di reclutamento nuovo rispetto alla parte del doppio canale di reclutamento che utilizza le Gae. Non si stabilizzano i precari della scuola pubblica”.

Marcello Pacifico, leader dell’Anief, esprime forti perplessità verso il contenuto del Decreto scuola in via di emanazione. Per questo conferma lo sciopero del 12 novembre. L’Anief non condivide il licenziamento dei diplomati magistrale: “I titoli – spiega – non scadono come lo yogurt, e il diploma magistrale è un titolo che abilita all’insegnamento”.

Esprime poi indignazione per il mancato coinvolgimento dell’Anief al tavolo politico per la soluzione del problema di questi maestri e la mancata convocazione come sindacati diventati rappresentativa a partire da luglio scorso: “Un problema che sarà sollevato nelle aule dei Tribunali, perché si stanno violando le regole democratiche e quelle del buon senso: non puoi non ascoltare chi rappresenta queste persone con numeri più alti del 6 per cento. Abbiamo la delega di ventimila maestre diplomate magistrale e non veniamo ascoltati”

Marcello Pacifico, torniamo al merito. Che cosa c’è che non va nel Decreto Salvaprecari?

“Il decreto legge prevede di stabilizzare solo i 24mila che supereranno la prova selettiva e solo laddove le Graduatorie a esaurimento siano esaurite e i posti siano vacanti e disponibili. Non è dunque un progetto che nasce per stabilizzare i precari ma per creare un canale sostitutivo delle Gae. Se è cosi non ha senso un numero programmato né tutti quei paletti inseriti per escludere tanti precari che lavorano nelle scuole. Nell’intesa di aprile scorso si prevedeva di assumere 24.000 su 200.000 posti vacanti e non eravamo d’accordo perché quelle assunzioni erano poche. Qui non assumi nessuno: non salva nessuno, non è un salvaprecari”.

La situazione secondo lei è stata peggiorata rispetto ad aprile scorso?

“In teoria se tu Governo non apri le Gae e mi dici di assumere da nuove graduatorie ma metti dei paletti non risolvi il problema. Tanto vale aprire le Gae. Si può solo se si modificano alcune cose fondamentali. Ho letto le dichiarazioni di alcuni sindacalisti e del governo e non le condivido. E’ cambiata la filosofia. Prima si pensava di assumere 24mila precari. Oggi si pensa di utilizzare un doppio canale per assumere altri precari. Se questo è vero, ed è vero, l’idea è quella di andare a trovare un canale che vada a sostituire uno dei due rami del reclutamento, quando si esaurisce. E se è vero non si capisce perché sia rimasto il limite di 24mila posti perché lo Stato non sta dando una cambiale in bianco per assumere 24mila precari: questa ipotesi è tramontata. Lo Stato dice invece che negli anni a venire assumerà 24mila precari solo laddove le graduatorie siano esaurite e laddove i posti siano liberi. Ed è una cosa diversa da quella della primavera scorsa. L’Anief aveva criticato la vecchia previsione per soli 24.000 ma anche ora non può non contestare il fatto che lo Stato non assumerà nessuno. Lo Stato si riferisce a nuove graduatorie ma allora per quale motivo occorre ridurre a soli 24mila le nuove assunzioni? Questo non ha più senso, visto che è cambiata natura l’idea del governo di mettere un limite. Occorrerebbe tornare a chi aveva il diritto di essere assunto da Gae”.

Vuole ricordare chi ci poteva entrare?

“Ci poteva entrare tutto il personale abilitato, tutto il personale che era di ruolo, almeno un tempo, il personale idoneo dei concorsi, tutto il personale precario che seguiva un corso di abilitazione. E’ evidente che l’attuale proposta del governo intende dare una risposta al problema degli iscritti in terza fascia di istituto. Allora qualcuno dovrebbe però spiegare per quale motivo il servizio nella scuola paritaria nella terza fascia di istituto viene valutata mentre per partecipare a questo concorso straordinario no. E poi perché il servizio nelle paritarie vale e nel concorso no? Considerando il contenzioso sull’ultimo concorso, perché si ignora che il Consiglio di Stato ha ammesso chi ha prestato servizio nelle scuole comunali? Se questo decreto vuole essere una soluzione alla mancata riapertura delle Gae, per quale motivo viene escluso il personale di scuole infanzia e primaria? Nei due ordini di scuola, primaria e secondaria, ci sono due percorsi di concorso paralleli, ordinari e straordinari. La supplentite è ancora più sentita nell’infanzia e nella primaria. Allora come sindacato ci chiediamo che senso abbia fare un concorso per le superiori e non per i docenti diplomati magistrali, per gli educatori e per i laureati in Scienza della formazione primaria. Il decreto prevede che il concorso straordinario sia riservato agli insegnanti che abbiano almeno 3 anni di anzianità pregressa nella scuola secondaria statale. Anief lo contesta, perché il Decreto Dignità in Italia ha rimodulato il decreto legislativo che applica in Italia la Direttiva comunitaria sul precariato, limitando a 24 mesi, dunque due anni e non tre, il servizio a tempo determinato. E quindi chiediamo il riallineamento anche nella scuola anche per dare una risposta alla Commissione europea che ha avviato una procedura di infrazione. Noi riteniamo che il servizio di 180 giorni all’anno per due anni sia sufficiente. Ovviamente rimane il problema degli insegnanti di Religione cattolica che sono fuori da questo programma e il fatto che nel decreto non si parla di gente senza specializzazione che viene chiamata a insegnare sul sostegno. La quale viene dunque ritenuta idonea per insegnare ai nostri bambini. Ma non idonea per essere assunta in ruolo neppure sotto la condizione di dover conseguire il titolo di specializzazione su sostegno. Invece si dovrebbe chiedere e dire: caro docente, tu per due anni hai insegnato sul sostegno? Non lo potevi fare, ma l’hai fatto? Allora ti faccio partecipare al concorso su sostegno a una condizione: che se vinci dovrai conseguire il titolo di specializzazione”.

Troppo acrobatica come soluzione…

“No, non lo è. Non lo è perché è proprio questa la filosofia del progetto del governo. A me, Stato, non interessa se tu, docente, abbia o meno servizio. Tu fai il concorso e io poi ti faccio fare un corso abilitante se sei incluso nei 24mila. Se invece non sei nei 24mila te lo paghi, questa è la filosofia. O si contesta a priori questa filosofia oppure si applica agli altri. Allora io dico: se insegni da due anni su sostegno capisco che non è giusto che uno che non sappia di sostegno venga assunto, ma allora lo Stato deve trovare delle soluzioni. Se un docente dimostra che ne sa di sostegno, allora lo Stato lo obbliga a fare un corso, perché l’abilitazione la deve pigliare, su questo non ci piove, questo è per Anief un punto fermo. Quello che non è giusto è che a priori si stabilisca che quel docente non possa parteciparvi. Non si può consentire a un docente di insegnare per anni senza specializzazione e ora disinteressarsene. Siccome il provvedimento nasce per risolvere il problema della supplentite la filosofia è diversa, è quella di fare una fotografia rispetto alla chiusura delle Gae, e rispetto alla multa della Ue contro l’abuso dei contratti a termine e del precariato nella scuola italiana. E’ evidente che sia un provvedimento straordinario. Ma in questo ambito occorre tenere conto di tutte le esigenze”.

Si spieghi meglio

“Il decreto legge non va a stabilizzare i precari ma fa una fotografia dei problemi del reclutamento: le Gae sono ferme dal 2012, e nell’altro canale ci sono stati i concorsi straordinari e le graduatorie regionali, le Gmre. Oggi il Governo ha deciso di intervenire sulle Gae, come ha già fatto in passato. Lo ha fatto nel 2008 e nel 2012 su richiesta di Anief. Nel 2019 il governo è rimasto fermo nell’idea di non riaprire le Gae e di aprire un nuovo canale al posto delle Gae, che noi denominiamo Gap, graduatorie per i precari a esaurimento. Questo non va bene. Il problema è: chi può avere accesso e se l’accesso è a numero programmato. Anief è a favore di questo sistema ma a condizione che tutti coloro che abbiano lavorato nella scuola possano inserirsi in ogni ordine e grado e a qualunque titolo perché comunque la selezione della prova concorsuale garantirà il principio costituzionale del merito nell’accesso e consentirà di coprire nuovamente il numero dei posti autorizzati per le immissioni in ruolo rispetto al 60 per cento dei posti andati deserti nelle immissioni in ruolo”.

Non ci sono solo le assunzioni nelle vostre rivendicazioni.

“A parte il problema del reclutamento permane, e non si fa accenno nel decreto legge, il problema della attribuzione degli incarichi per le supplenze che così com’è è diventato ingestibile, per le poche scuole che i candidati hanno potuto individuare, per le Mad, le messe a disposizione e per gli annunci su Fb dei presidi che cercsano docenti su Facebook o al centro per l’impiego. Su questo Anief ha una proposta semplice. Basta trasformare le graduatorie di istituto in provinciali e garantire la riapertura annuale anche ai nuovi laureati. Non ha senso assumere uno studente universitario dalle Mad e poi vietare a un laureato che ha sostenuto le materie richieste per poter insegnare la possibilità di entrare nella scuola. Se io invio la Mad o se tu dirigente mi chiami su Facebook va bene, se invece sono in graduatoria di istituto non mi fai entrare. E’ un sistema che non troviamo neppure in Uganda. E’ assurdo”.

Poi c’è il personale Ata, sempre più ascoltato, mi pare.

“Per il personale Ata non possiamo dimenticare che se si pensa di reclutare – giustamente –i lavoratori delle cooperative private, non si capisce perché non devi stabilizzare il personale scolastico Ata con gli stessi criteri e requisiti. Sembrerebbe quasi che chi è precario Ata della scuola italiana debba essere penalizzato mentre chi ha contribuito con i servizi esternalizzati delle scuole debba essere stabilizzato. Dove sta la differenza? Questo ci chiediamo noi. Altro capitolo del Salvaprecari riguarda i facenti funzioni Dsga. Per quale motivo all’ultimo concorso per Dsga si è deciso solo alla fine di riservare agli Ata facenti funzione il 30 per cento dei posti delle graduatorie di merito senza esonerarli dalla prova preselettiva quando la stessa serve per scremare l’alto numero dei candidati mentre ora si pensa a un concorso riservato agli stessi? E’ il segno che anche qui Anief aveva ragione. Perché ci dobbiamo affidare sempre ai ricorsi per rispettare il principio del buon senso?

Veniamo al problema drrammatico dei Diplomati magistrale, assunti anche in ruolo e licenziati o in via di licenziamento per effetto della sentenza del Consiglio di Stato

“Per i diplomati magistrale la soluzione è quella estendere il concorso riservato anche al personale di infanzia e primaria per potere assumere questi docenti nei posti residuali delle Gae dove per noi avrebbero divuto esserci. E di confermare nei ruoli chi ha superato l’anno di prova perché sottoposti a valutazione collegiale e di confermare i contratti in essere a tempo determinato come lo scorso anno al 30 giugno. Quelli licenziati che erano di ruolo vanno riassunti a tempo indeterminato, gli altri a tempo determinato fino al prossimo 30 giugno. Il Decreto dignità diceva questo. Vogliamo che se la sentenza sfavorevole arriva durante l’anno scolastico si mantenga il docente sul posto. Come è valso lo scorso anno deve valere fino a quando moriamo. L’altro concetto è questo: se io ho fatto e superato l’anno di prova e poi il collegio docenti ha ratificato la valutazione vuol dire che per la scuola so insegnare. Se sono degno di insegnare devo insegnare altrimenti l’anno di prova non ha motivo di essere, non ha alcun valore. Non sono le vie che portano alle assunzioni a confermare i docenti nei ruoli, ma il superamento dell’anno di prova. Quindi non importa se si arriva da Gae, a concorso, se da una sentenza di un giudice. Non è quello. Il diritto scatta solo se superi l’anno di prova, la valutazione del dirigente scolastico, quella del tutor, quella del comitato di valutazione della scuola. Il fatto di vincere il concorso è motivo di individuazione, ma poi c’è l’anno di prova: è questo che fa fede sul mio ruolo. Diversa sarebbe la circostanza che l’amministrazione non mi avesse fatto fare l’anno di prova perché il contratto di individuazione era sub iudice. L’amministrazione in quel caso avrebbe dovuto non farmi fare l’anno di prova e attendere il giudizio. Quindi chi è di ruolo deve essere confermato e se licenziato deve essere riassunto. E chi era su cattedra a tempo determinato deve stare al 30 giugno, anche per continuità didattica, in linea con il decreto dello scorso anno, che non era sbagliato, ma rispondeva all’esigenza della continuità didattica. Ma non è che si possa applicare per un anno e non per gli anni successivi”.

Però esiste la posizione dei controinteressati. Il ministro Fioramonti ha appena detto che i diplomati magistrale in questione non avevano titolo per insegnare e che comunque vanno salvaguardati i diritti dei controinteressati.

“Perché, lo scorso anno non c’era l’interesse dei controinteressati? Guardi, il titolo del diploma magistrale vale per insegnare nelle supplenze ma non per le Gae. Vale per partecipare nei concorsi, per entrare nelle graduatorie d’istituto di seconda fascia, ma non per inserirsi nelle Gae. Questa cosa a un bambino di 5 anni appare illogica lo renderebbe frastornato. Come si fa a dire che la sentenza del Consiglio di Stato sia giusta? Le sentenze vanno rispettate ma possono essere commentate. Per l’ordinamento è giusto? Beh, ora vedremo se è giusta per la Ue. Per un bambino di 5 anni non può apparire giusta. Questo è abuso”.

Spesso si contesta ai DM ante 2001 di non avere fatto i concorsi che pure avrebbero potuto sostenere in tutti questi anni e non lo hanno fatto.

“Chi si è laureato dal 2000 in avanti ha diritto di inserirsi nelle Gae. Analogamente gli altri avevano un titolo che era ritenuto idoneo per insegnare. Si assume nel rispetto delle regole. Se lo Stato non rispetta le regole è giusto che si adegui al rispetto delle regole. Chi ha una laurea conseguita nel 2004 ha maturato lo stesso diritto a entrare nelle Gae che hanno i diplomati prima del 2001: ha maturato il diritto di insegnare nelle scuole: i titoli rilasciati dallo Stato non scadono come lo yogurt perché se no si annulla la concezione dello Stato di diritto, cioè la condizione dello Stato democratico e a quel punto non ha più senso la scuola che ha il compito di coltivare la democrazia. Se violi le regole nella scuola non ha più senso pensare di crescere dei cittadini”

Senta, ma com’è che non partecipate ai tavoli con il Ministro dell’Istruzione e con gli altri sindacati sebbene siate diventati rappresentativi?

“Anief anche se rappresentativo continua a non essere convocato nei tavoli”.

Non vi convocano: ma dovrebbero? Potrebbero?

“E’ un problema che sarà sollevato nelle aule dei Tribunali, perché si stanno violando le regole democratiche e quelle del buon senso: non puoi non ascoltare chi rappresenta queste persone con numeri più alti del 6 per cento. Abbiamo la delega di ventimila maestre diplomate magistrale e non veniamo ascolatiti: le pare?”

E come mai succede questo?

“Al tavolo politico sui diplomati magistrale il ministro Fioramonti non ci ha chiamati. Lì non c’entra la rappresentatività, poteva invitare chiunque. Allora questo diventa un problema grosso perché non vuoi confrontarti con una delle parti. Il 50 per cento dei diplomati magistrale è iscritto all’Anief. Se non mi riconosci il problema comincia a diventare importante. Se l’Anief continua a non esser convocato allora questo significa che dovremo ricorre allo sciopero, previsto per il 12 novembre. Per quanto concerne gli altri tavoli, è da luglio che si sa che l’Anief è rappresentativa. Ci sono lungaggini burocratiche ma il ministro lo sa che il nostro sindacato è rappresentativo”.

Ma voi vi siete fatti sentire?

“Anief ha fatto sapere che è disponibile e se continuerà così questa cosa porterà a un nuovo contenzioso nei Tribunali perché si tradiscono le regole della democrazia. Speriamo di non arrivare a tanto. Nel frattempo, poichè i motivi della protesta permangono, scioperiamo, il 12 novembre. Non perchè non convocati ai tavoli, ma perché le proposte non rispondono ai problemi della scuola e dell’università né al problema di valorizzare la professione dei docenti e quella del personale Ata, precario e di ruolo. Al di là del precariato e delle assunzioni, nella legge di bilancio non ci sono le condizioni per valorizzare la categoria dei professori, degli Ata e dei ricercatori universtari. Gli 80 euro annunciati rimarrebbero tre volte inferiori all’aumento dell’inflazione degli ultimi dieci anni e certamente inferiori alla media europea. Speriamo che per una buona volta e per i vari problemi non si passi dai tribunali ma dall’esperienza di chi vive ogni giornio i veri problemi della scuola per poter costruire, come ci ricorda l’Unesco una società più libera, democratica, equa e solidale”.

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