Un ottimo esperimento sociale, non un concorso! Lettera

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Ho deciso di condividere alcune considerazioni a proposito della prova scritta del concorso per le materie letterarie. Scrivo a mente lucida, perché sono abituata a riflettere, a meditare, a non agire in maniera frettolosa ed irrazionale.

Ho deciso di condividere alcune considerazioni a proposito della prova scritta del concorso per le materie letterarie. Scrivo a mente lucida, perché sono abituata a riflettere, a meditare, a non agire in maniera frettolosa ed irrazionale.

Un approccio ai problemi decisamente sconosciuto ai membri dell'attuale Governo, che della frettolosità e della irragionevolezza hanno fatto la propria cifra stilistica. Entrando nel merito della prova in questione, mi pare che tutti i candidati siano stati concordi nel ritenere interessanti e stimolanti le tracce proposte.

Assolutamente inadeguati i tempi concessi. Lo stress emotivo, procurato dal timer che rapidamente si avviava verso il game over, alle stelle. Tempi irragionevoli che rendevano impossibile leggere le domande, riflettere, pianificare la stesura, scrivere ed infine revisionare. E così ci siamo ritrovati a battere tasti all'impazzata, abbandonandoci ad un flusso di coscienza i cui frutti coglieremo al momento della pubblicazione degli esiti.

Frutti marci, senz'altro. Ma ad essere marci non siamo noi. Marce sono le modalità e l'obiettivo di fondo di questo concorso. Probabilmente eliminare più aspiranti docenti possibile. Non ho partecipato ad un concorso pubblico, con modalità di selezione trasparenti, con griglie di valutazione chiari, con tempi adeguati. Ho partecipato ad un gigantesco esperimento, in cui siamo stati trattati come gli studenti con difficoltà di apprendimento prima che vi fossero le buone pratiche di inclusione che oggi conosciamo tutti. Quando non venivano loro concessi tempi maggiori.

Deve essere stato questo che provavano, un enorme senso di inadeguatezza, una disperata guerra contro il tempo, che "fugge, et non s'arresta una hora" (come ci ammoniva giustamente il sonetto di Petrarca in apertura). Questa prova ci ha forse reso ancor più sensibili rispetto a determinate tematiche, ci siamo immedesimati con i tanti studenti con bisogni educativi speciali e abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il disagio che si prova quando un insegnante non è all'altezza. Quando di loro non si cura. Ma il punto è che questo non era un esperimento.

Non era una performance di teatro dell'oppresso. Era un concorso pubblico. Senza modalità di selezione trasparenti. Senza griglie di valutazione. Senza tempi ragionevoli. A questo punto mi chiedo, vi chiedo, siamo noi ad essere stati inadeguati oppure il MIUR o il CINECA o chi per lui, nel formulare una prova di verifica sbagliata dal punto di vista docimologico (oltre che di semplice buon senso)?

In attesa di tempi migliori, concludo augurando a Renzi, alla Giannini e a tutto il malgoverno toscano che anche il loro timer giunga presto alla fine! Dott.ssa Cristina Gulotta – "Aspirante" professoressa di Italiano

 

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