Orientare gli studenti al lavoro con la letteratura: Il dottor Semmelweis di Louis-Ferdinand Céline

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Secondo Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), l’ente di ricerca che si occupa di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche e che fino a poco tempo fa si chiamava Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), la professione del medico performance occupazionali positive nel prossimo futuro (e le sta avendo tuttora).

L’Inapp calcola infatti che nel quadriennio 2014-2018 si prevede una crescita di +1,5% di occupati nella categoria, per un totale di 3.822 assunzioni in più nel 2018 rispetto a quelle del 2014.

Ovviamente le branche della professione medica sono disparare e vanno dal pediatra al chirurgo plastico fino al medico dello sport. Indirizzare gli studenti delle scuole superiori verso queste e altre professioni dell’ambito medico è dunque, senza dubbio, un’ottima scelta.

Oggi, nella rubrica Orientare gli studenti con la letteratura, che il mese scorso ha discusso della figura dell’operaio specializzato con il romanzo di Primo Levi La chiave a stella, vogliamo parlarvi del profilo del medico, seguendo quanto scritto dall’autore francese Louis-Ferdinand Céline nel suo sottile ma denso libro Il dottor Semmelweis, edito in Italia da Adelphi.

Bisogna dirlo subito: non si tratta di un libro di semplice lettura. Tuttavia Il dottor Semmelweis è un testo assai coinvolgente in cui la professione del medico si caratterizza per il suo mandato più alto: salvare vite a qualunque costo, attraverso l’osservazione, la ricerca, la dedizione e, in questo caso, l’ostinazione. Louis-Ferdinand Céline, medico anch’egli, scrive quest’opera a partire dalla sua Tesi in Medicina, nel 1924. Si tratta della biografia di Ignác Fülöp Semmelweis, medico operante a Budapest nella prima metà dell’Ottocento. Quale è stato il suo merito? Scoprire che l’alto tasso di incidenza della febbre puerperale, la malattia che a suo tempo funestava in Europa moltissime donne dopo la gravidanza, era dovuto a una semplice quanto inconcepibile evidenza: capitava spesso che i medici che visitavano le donne incinte avessero appena praticato dissezioni e autopsie senza essersi poi lavati le mani, che diventavano così veicolo dei microorganismi colpevoli del morbo.

Evidenza semplice, per noi che viviamo nel XXI secolo e disponiamo di potenti microscopi, ma inconcepibile per chi viveva invece nel primo Ottocento, quando in medicina si pensava che fossero gli odori (materia impalpabile) il tramite del contagio e non i batteri (materia concreta). Era, insomma, l’intera comunità scientifica a credere in un sistema che Semmelweis contribuì a sovvertire.

Nonostante gli ostacoli posti sul suo cammino scientifico da colleghi e superiori incapaci di superare un paradigma medico-scientifico ormai superato, ostacoli che lo porteranno alla pazzia e alla morte, Semmelweis avrà per la scienza medica un ruolo fondamentale, sancendo con il suo sacrificio un momento di passaggio cruciale per la medicina contemporanea. E tutto questo non per gloria, non per incidere il suo nome nell’eterno novero degli scienziati rivoluzionari, ma per il sentimento di comunione che lo legava umanamente ai suoi pazienti: “Per quanto lo riguardava, [Semmelweis] non aveva alcuna ambizione, non aveva nemmeno quell’ammirazione per la verità pura che anima i ricercatori scientifici. Si può ben dire, anzi, che non si sarebbe mai messo sul cammino della ricerca se non vi fosse stato spinto da una ardente pietà per la rovina fisica e morale dei suoi malati”.

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