Orientamento, l’istruzione tecnica ha perso 120.000 studenti in 10 anni e non è solo colpa del calo demografico

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Le iscrizioni agli istituti tecnici sono in calo.

A parte la natalità ai minimi termini è fuga dall’istruzione tecnica: nell’ultimo decennio questo segmento della scuola superiore ha perso quasi 120mila studenti, 117.122 ragazzi per la precisione, toccando quest’anno il minimo storico di appena 821.078 alunni, alla fine degli anni ’90 gli studenti iscritti “al tecnico” si attestavano intorno al milione.

Dal 2010, anno dell’ultima riforma, in poi, le scuole tecniche, suddivise in due macro-settori Economico e Tecnologico e 11 indirizzi, vengono scelte da meno un giovane su tre (30,5% del totale degli iscritti alle superiori). Allo stesso tempo, sono aumentati i ragazzi nei licei: in 10 anni di quasi 40mila unità (l’anno del “sorpasso” è stato il 2007/2008, quando le statistiche forniteci dal ministero dell’Istruzione segnano, in quel periodo, 931.749 studenti ai licei, 930.578 negli istituti tecnici).

Causa del calo è un carente orientamento alle medie; incide anche il numero elevato di discipline nel biennio iniziale e la “pratica” laboratoriale è scarsa, facendo perdere l’identità professionalizzante, che invece la riforma del 2010 voleva incrementare.

Dal 2010/2011 al 2016/2017 le iscrizioni al primo anno all’Elettronico-elettrotecnico sono passate dal 3,2% del totale iscritti alle superiori al 2,6% (una diminuzione del 20% circa – qui a pesare sono programmi un po’ datati e che mettono insieme specializzazioni diverse fra loro). In discesa pure l’indirizzo Cat (ex geometri – dove peraltro è quasi sparito l’insegnamento del diritto); e quello Amministrazione, finanza, marketing (le iscrizioni si sono ridotte da 11,9% a 7,8%). Più o meno resistono gli indirizzi di Meccanica e Moda; in leggera crescita Informatica, Chimica e Trasporti.

La legge 107 non dedica una parola a queste scuole pur riformando l’istruzione professionale, e Maria Chiara Carrozza ha soppresso la cabina di regina ministeriale (la direzione generale per l’Istruzione tecnica). L’Italia è l’unico paese al mondo a non avere una struttura interdipartimentale dedicata alle scuole tecniche e professionali, e al legame con imprese e territori.

Ogni anno sono circa 60mila i profili che le aziende non riescono a trovare, quasi tutti profili tecnici; un dato che stride con un tasso di disoccupazione giovanile che in Italia, seppur in calo, si attesta comunque intorno al 37% (peggio di noi in Eurolandia solo due paesi, Spagna e Grecia).

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