Orientamento: le professioni più difficili da trovare per le aziende

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Spesso si sente ripetere, e queste pagine non fanno eccezione, quanto sia importante, laddove si scelga di aprire un nuovo ciclo di studi post-diploma, costruire un buon percorso di orientamento il più possibile coerente con attitudini, aspirazioni e capacità di ognuno.

Ma senza perdere di vista ciò che accade nel mondo del lavoro e delle professioni. Avere qualche informazione in più su profili professionali in ascesa, ai quali magari non si è minimamente pensato o su cui ci si è soffermati ma con poca attenzione, potrebbe aggiungere un tassello ulteriore nel convincere a intraprendere un percorso formativo piuttosto che un altro.

Ecco, con l’obiettivo di fornire qualche indicazione di ampio respiro su dove sta andando il mondo delle professioni, facciamo tesoro delle informazioni contenute nel Rapporto 2018 di Ecelsior-Unioncamere-Anpal, presentato a Roma il 27 marzo, per riportare qualche dato.

Un tema su tutti: emerge con evidenza ancora il disallineamento tra mondo del lavoro e della formazione. Ci sono tanti profili professionali di cui le aziende hanno bisogno, ma che fanno fatica a trovare. Quali? La classifica delle 30 professioni più difficili da trovare per le imprese si apre con i seguenti profili:

  1. Insegnanti di discipline artistiche e letterarie
  2. Analisti e progettisti di software
  3. Specialisti di saldatura elettrica
  4. Installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche
  5. Agenti assicurativi
  6. Elettrotecnici
  7. Animatori turistici e professioni assimilate
  8. Tecnici programmatori
  9. Saldatori e tagliatori a fiamma
  10. Tecnici elettronici

Abbiamo riportato soltanto le prime 10 professioni: profili eterogenei per settori di attività, figure professionali per cui sono richieste non solo competenze ad alto contenuto tecnico specialistico, ma anche (come sempre più spesso accade quando si legge un annuncio di lavoro) le cosiddette soft skill. Profili che le imprese, loro malgrado, dichiarano di far fatica a ricercare sul mercato.

Prendiamo il caso, per esempio, di succitati analisti e progettisti di software. Per 100 posizioni aperte presso un’impresa, 60 rischiano di essere coperte con difficoltà. E lo stesso vale per insegnanti in discipline artistico-letterarie e (con valori diversi) per tutte le altre professioni.

Immaginare di poter colmare questi gap, sfruttando le competenze apprese durante il percorso di studi superiore già concluso o puntando a rafforzare le proprio know-how tenendo conto anche dei trend del mercato, non appare una scelta avventata. Anzi, da valutare con attenzione. E con un occhio sempre rivolto alle professioni più ricercate nel 2019.

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