Obbligo vaccinale, Cobas: provvedimento imposto d’imperio

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Così i Cobas secondo i quali “il disagio che si sta creando sulla questione vaccini era facilmente prevedibile”, in quanto “due settori pubblici ampiamente sotto-dimensionati dai tagli pesantissimi degli ultimi anni (ASL e Scuole) vengono investiti di ulteriori nuove incombenze”.

I Cobas mettono in evidenza come le segreterie scolastiche, ridotte ai minimi termini per il personale,  non siano in grado di smaltire ulteriore lavoro burocratico, e i presidi, chiamati a sempre maggiori incombenze, comincino a dare forti segnali di insofferenza.

Ma, in particolare, – precisano i Cobas – “ci appaiono gravissime sia la preclusione dell’iscrizione alla scuola dell’infanzia ai bambini e alle bambine “non ottemperanti”, sia la grottesca “sanatoria” per coloro che, pagando una multa di 500 euro, verrebbero esentati dalle vaccinazioni (miracoli italiani: pagata la multa, finisce il rischio di contagio), sia la stolida richiesta di autocertificazione avanzata ai soli operatori della scuola (docenti e ATA), come se fossero le uniche figure pubbliche che i ragazzi incontrano e frequentano”.

“E’ possibile – si interrogano i cobas – che solo i lavoratori della Scuola debbano avere questa incombenza, mentre tutti gli altri, anche quelli che nel loro quotidiano lavoro entrano in contatto con gli stessi studenti, possono evitare di dare prova della loro “idoneità vaccinale” al lavoro?  E gli alunni/e che si vorrebbe escludere dalla scuola qualora non facessero i vaccini, non frequenterebbero poi cinema, palestre, piscine, campi sportivi, treni, ristoranti, locali pubblici? Dov’è la presunta razionalità scientifica cui tanto ci si appella?”

Per la Confederazione dei Comitati di Base (Cobas), che tengono a precisare di non essere contro i vaccini tout court, “non è questione di entrare nel merito a livello sanitario, ma di valutare la violenza istituzionale con cui il Governo, il Parlamento, l’Amministrazione hanno deciso di operare, senza nessun pericolo evidente o imminente”.

Per i Cobas, infatti, “l’imposizione” dell’obbligo vaccinale (“Imposto d’imperio – si legge nel comunicato”) nella misura e nei modi con cui si è pretesa, avrebbe trovato una giustificazione solo “in caso di  epidemie in atto o di nuove malattie, che malauguratamente dovessero diffondersi per effetto della velocizzazione degli scambi”.

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