Nuovi strumenti per “dialogare” con i minori reclusi

Di Lalla
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Nico DeLuca – Il presidente nazionale dei pedagogisti De Lorenzo al nono seminario di “LeAli al futuro”

Nico DeLuca – Il presidente nazionale dei pedagogisti De Lorenzo al nono seminario di “LeAli al futuro”

“Quando si parla di famiglie dei minori reclusi si pensa ai genitori ed ai parenti stretti di questi ragazzi. Oggi però occorre rapportarsi in modo diverso, pensando ad esempio che la stragrande maggioranza dei minori in carcere hanno famiglia, molti addirittura anche figli a carico”. Con questa osservazione Gianfranco De Lorenzo, presidente dell’Associazione nazionale Pedagogisti italiani, ha offerto un validissimo schema di innovazione ai corsisti del IX seminario di “LeAli al futuro”, il progetto interministeriale assegnato per la Calabria all’Istituto comprensivo “Vincenzo Vivaldi” di Catanzaro Lido.

Nell’Auditorium del Minorile, dov’è stato affiancato dal presidente del Tribunale Luciano Trovato, il pedagogista catanzarese ha insistito sul valore sia pure sperimentale dell’innovazione, suggerendo qualche strumento per interessare i ragazzi, come il parlare nella loro lingua con le modalità di maggiore gradimento. In questo contesto assume un rilievo molto probante l’asse scuola-carcere, laddove strumenti di comprovata utilità tra le scolaresche “normali” possono aiutare a calibrare gli interventi anche sugli ospiti delle carceri.

“Un altro valido esempio – ha continuato De Lorenzo – è il nuovo approccio adottato per le campagne anti-bullismo ed anti-alcolismo. Se per esempio proiettiamo un film sull’argomento sollecitiamo i giovani ad aprirsi”. Così un racconto autobiografico (capace di dimostrare che anche chi sta dentro può fare qualcosa di buono) e addirittura un lavoro teatrale (secondo uno studio dell’università “La Sapienza” il teatro è la forma espressiva più gradita dai ragazzi) sono strumenti ottimali per interagire con loro.

Il seminario, introdotto e commentato dall’insegnante referente del progetto “LeAli al futuro” Francesca Tedesco, ha poi registrato l’ intervento del presidente del Tribunale Luciano Trovato. L’alto giudice minorile ha sottolineato come il Tribunale funzioni nella misura in cui lavori insieme ad altri enti ed agenzia che si impegnano sul piano educativo. Trovato si è intrattenuto sulla competenza amministrativa, filone intermedio del Tribunale tra quello penale e quello civile. Con la legge del 1934 a Catanzaro venne istituito il Riformatorio, luogo di custodia e di rieducazione. Nel ’56 viene aggiunta la figura dell’affidamento al servizio sociale, mentre nel ’70 i riformatori vengono chiusi. La competenza amministrativa ha aspetti interessanti che la rendono operativa ed efficace. I poteri elastici del giudice gli consentono di inserire il ragazzo in una comunità o di adottare la misura meno severa dell’affidamento al servizio sociale. La procedura si chiude al 18° anno o al 21° anno, se il percorso si dimostra efficace. "Questa normativa – ha concluso il presidente del Tribunale minorile – si è rivelata flessibile e molto performante alla realtà calabrese. Unica condizione è che vi sia velocità d’intervento”

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