Nuove tecnologie e “vecchi” libri ? Dirigenti scolastici: i migliori alleati per l’innovazione a scuola

Di Lalla
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Ufficio Stampa DiSAL – 1. Il Convegno nazionale dell’Associazione professionale Dirigenti Scuole Autonome e Libere, concludendo i propri lavori a Montecatini Terme ha impegnato partecipanti e soci in una forte assunzione di responsabilità per l’innovazione nella scuola.

Ufficio Stampa DiSAL – 1. Il Convegno nazionale dell’Associazione professionale Dirigenti Scuole Autonome e Libere, concludendo i propri lavori a Montecatini Terme ha impegnato partecipanti e soci in una forte assunzione di responsabilità per l’innovazione nella scuola.

Da fonti autorevoli, nazionali e internazionali, abbiamo sentito affermare che la cultura e l’istruzione sono motori fondamentali di ripresa e sviluppo: se le scelte principali toccano alla politica, a questo compito i dirigenti scolastici appassionati alla loro professione e Di.S.A.L., come Associazione professionale, stanno dando il loro contributo.

Mettendo a disposizione le comunicazioni e le esperienze condivise sul tema "Libro, registro e tablet. Dirigere scuole per l’apprendimento del futuro" i partecipanti fanno appello a colleghi, amministrazione e politici per una forte ripresa di fiducia nella scuola tutta, superando tentazioni di arrocco verso i necessari cambiamenti, o rifugi in nostalgie del passato, evitando un acritico inseguimento di mode, per accettare la sfida educativa che piccoli e giovani portano a scuola, anche attraverso gli strumenti digitali e dei nuovi media.

2. Attraverso la digitalizzazione, entrano nella scuola, che lo vogliamo o no, nuove domande di apprendimento, nuove dinamiche mentali, la domanda formativa sociale e delle imprese, nuove vie di comunicazione.

I tablet non eliminano la cultura: esigono un insegnamento consapevolmente padrone del loro uso, portatori di riflessione critica, coscienti dello scopo del lavoro in classe.

Rifiutarli è chiudersi. Saperli utilizzare nell’insegnamento esige nuova profondità, nuova riflessione, spazi di memoria e di silenzio, nuova cooperazione didattica. Esige anche dirigenti scolastici con una chiara visione del fare scuola, capaci di trasformare i problemi in occasione educativa.

Sta quindi ai professionisti della scuola scegliere se difendersi dal nuovo, limitarsi a seguire mode, oppure se aprirsi a capire i mutamenti del conoscere che i nuovi media hanno portato nella vita di piccoli e giovani e accettare di guardare in faccia la loro realtà, per un nuovo cammino nell’avventura della conoscenza, della riflessione critica e della relazione educativa.

3. In questa sfida i partecipanti ritengono decisivo il ruolo dei dirigenti scolastici. Occorre avviare una nuova direzione educativa ed organizzativa per le scuole statali e non statali, perché proprio i capi di istituto (come dimostrato da autorevoli ricerche Eurydice e confermato dalla sessione internazionale del Convegno appena terminato) possono avere, in una rinnovata alleanza con docenti e genitori, un’importanza decisiva nello sviluppare un clima di scuola favorevole agli stessi esiti di apprendimento.

4. Ma questo impegno da solo non basta. Occorre sostenerlo con misure urgenti:

– investire nella formazione di insegnanti e dirigenti, nelle dotazioni informatiche, nell’aumento dei laboratori e delle ore da dedicarvi, nell’aumento di alternanza tra scuola e lavoro, il tutto per il rilancio dell’istruzione, la qualità della scuola e la diminuzione della disoccupazione giovanile;

– concludere con il minor danno possibile l’attuale concorso per riuscire ad eliminare le reggenze nelle scuole italiane. Per questo preoccupa a molti l’attuale andamento del concorso direttivo nelle diverse regioni. E’ forte il timore (se non la quasi certezza da molte parti) che migliaia di scuole resteranno ancora con un dirigente a mezzo tempo. A tutti sembra questo un brutto segno di disinteresse alla scuola italiana ed un disprezzo per la professione direttiva che va invece rivalutata e valorizzata in ogni modo;

– fermare l’irragionevole aumento di dimensioni delle Istituzioni scolastiche autonome per non superare in alcun modo il limite di 1.000 alunni, così da evitare i seri problemi educativi, didattici ed organizzatici che deriverebbe dal contrario.

Raccogliere una sfida educativa è saper mostrare, oggi, la vitalità di una buona tradizione che il sistema scolastico italiano ha certamente nella propria storia, ma che rischia fortemente di perdere se non si avvia con urgenza il rinnovamento di una proposta educativa e culturale. E’ ora di abbandonare il centralismo per costruire un sistema scolastico moderno e sussidiario.

Le chiavi di questo rinnovamento debbono essere: effettiva autonomia, responsabilità diffusa, reale libertà di scelta, efficace valutazione degli esiti, piena valorizzazione delle professioni della scuola.

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