Per una nuova didattica a compiti zero non occorre ampliare il tempo scuola, anzi l’aggrava

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Riguardo all’articolo “Docenti “a compiti zero”: per studiare in classe tempo pieno fino alle superiori” che abbiamo pubblicato ieri , abbiamo avuto una nota di chiarimento dal Movimento riguardo alla proposta di estendere il tempo pieno anche alle superiori.

Il Movimento Docenti e Dirigenti a Compiti Zero precisa  di non voler proporre l’ampliamento del tempo-scuola, perché, scrivono alla redazione,  “purtroppo non risolve il problema, anzi lo aggrava”.

Ecco il comunicato:

Nasce la Rete nazionale Docenti e Dirigenti a Compiti Zero, coordinata dal fondatore del movimento: “Basta compiti!”, allo scopo di creare una struttura culturale e professionale a supporto di insegnanti e dirigenti convinti della necessità di superare una pratica arcaica e pedagogicamente insostenibile, che spesso operano in condizione di isolamento o, addirittura, di più o meno manifesta ostilità.

Si tratta di uno spazio di ricerca e confronto pensato per documentare e condividere le esperienze, le buone pratiche, le formule organizzative sperimentate nelle condizioni di normale “esercizio” delle scuole, che, perciò, non necessitano di interventi di alta ingegneria istituzionale, di riforme programmatiche epocali (i provvedimenti salvifici solitamente e, spesso, legittimamente invocati per riqualificare il “servizio”); che non abbisognano di incremento degli organici e neppure del prolungamento dell’orario scolastico: qualsiasi docente, in qualsiasi scuola può praticare una didattica “a compiti zero”, purché decida di farlo; rientra nelle prerogative professionali del ruolo, non richiede, dunque, una delibera degli organi collegiali o l’autorizzazione del dirigente scolastico (che, ovviamente, è opportuno coinvolgere).

I compiti fanno parte di quelle convinzioni, pratiche, regole che appaiono logiche, imprescindibili, addirittura naturali solo perché consuete, familiari, pacifiche al punto da non dover essere motivate, giustificate – il presupposto è che la “normalità” abbia in sé valore (etico, pedagogico, sociale…), e il valore sia determinato dalla diffusione: quanto più sia frequente un “modo” (di fare, di pensare, di essere), tanto più quel “modo” sarà giusto; quanto più un’idea sia condivisa, tanto più quell’idea sarà vera.

Si tratta di una dinamica nota e studiata: gli “oggetti sociali” hanno le funzioni loro assegnate per convinzione, e per convenzione, dalla comunità che li definisce, e mantengono tali proprietà finché coloro i quali ne fanno uso continuano a pensarli e definirli collettivamente nello stesso modo. Un meccanismo  economico e potente: essere d’accordo su cosa siano, come funzionino e a che servano gli “oggetti” semplifica l’attività comune. Chiunque voglia cambiare la definizione rischia di pagare un prezzo molto caro, quindi la maggior parte di noi ne accetta le definizioni correnti.

Ciò spiega anche l’estrema difficoltà nella quale si trovano a operare i docenti che tentino di cambiare la definizione dell’“oggetto-compito”, il cui senso, indiscusso, risulta addirittura ignoto, comunque immotivato, per gli stessi insegnanti che ne propugnano la necessità. Chi fa le cose in modo diverso interferisce non solo con le abitudini proprie della maggioranza, in questo caso dei docenti e dei genitori, ma con la loro visione della realtà, scolastica, con i loro convincimenti più profondi e radicati (ciò che ne spiega l’animosità), per quanto irrazionali.

Queste le ragioni della Rete che si è data il seguente Statuto organizzativo.

– Si costituisce la “Rete Docenti e Dirigenti a Compiti Zero”, coordinata da Maurizio Parodi che ne è il responsabile scientifico e il portavoce, della quale possono far parte dirigenti e docenti anche precari o in quiescenza.

– La rete si articola in gruppi provinciali ciascuno dei quali esprime un proprio referente.

– I componenti si riconoscono nel Manifesto istitutivo del movimento: “Basta compiti!” e si impegnano ad arricchire e diffondere i materiali raccolti nel sito: www.bastacompiti.it

– I gruppi provinciali promuovono iniziative si sensibilizzazione valorizzando le esperienze documentate da docenti e dirigenti a compiti zero.

– Ogni gruppo si impegna a promuovere almeno un incontro l’anno nella propria provincia, con modalità definite autonomamente, del quale sarà data notizia nel calendario nazionale.

– Il referente provinciale si impegna a partecipare al Convegno che si terrà annualmente per confrontare esperienze e proporre iniziative.

– Il convegno nazionale sarà organizzato ogni anno, in una località diversa, dal gruppo provinciale di riferimento.

– La documentazione delle attività progettate o svolte, così come il confronto tra i componenti, avverrà utilizzando prioritariamente la pagina Facebook dedicata e il sito del gruppo.

– I contributi individuali che rappresentino la rete così come i documenti elaborati da “gruppi interni” devono essere approvati, preventivamente, dal responsabile scientifico e saranno pubblicati a nome degli autori seguiti dalla dicitura: “Rete Docenti e Dirigenti a Compiti Zero”.

Attualmente, le province rappresentate sono:

Asti, Torino, Verbano-Cusio-Ossola, Brescia, Como, Cremona, Trento, Genova, Modena, Parma, Prato, Arezzo, Ancona, Macerata, Roma, Salerno, Napoli, Carbonia-Iglesias Oristano, Siracusa.

Il portavoce: Maurizio Parodi

Il nostro articolo e la fonte

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