Non tutti i presidi sono per la chiamata diretta

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La Buona Scuola di Renzi e i dirigenti scolastici: "troppo potere" dicono alcuni, "finalmente si può decidere chi avere a scuola" dicono altri.

La Buona Scuola di Renzi e i dirigenti scolastici: "troppo potere" dicono alcuni, "finalmente si può decidere chi avere a scuola" dicono altri.

C'è però anche chi, pur essendo preside, riflette sulla grande responsabilità di gestire un organico secondo le nuove regole  e non è d'accordo con quanto si sta proponendo.

Tra queste voci fuori dal coro c'è quella di Tommaso De Luca, preside di una antica scuola di Torino, 200 anni di vita, intervistato dal Corriere, una scuola che ha rapporti con il Politecnico di Torino, con le aziende del territorio.

Secondo De Luca, l'attribuzione di più poteri non è del tutto fattibile:"Cose meritorie sulla carta. Sempre, però, che si riescano a fare. Troppe volte un disegno di legge è uscito snaturato dal dibattito in Parlamento. E poi ci sono molti aspetti ancora da chiarire. La chiamata diretta, per esempio. Poter scegliere l’insegnante più adatto alle proprie esigenze didattiche sarebbe bellissimo. Ma prima bisognerebbe modificare il sistema di reclutamento, che funziona per classi di concorso che abilitano all’insegnamento di 3-4 materie diverse. Oggi se io ho bisogno di un docente di robotica e si presenta da me un ingegnere laureato in meccanica del tutto privo di competenze specifiche, non posso certo fare lo schizzinoso e mandarlo via. Quello esce dal mio ufficio e entra dal giudice del lavoro". La chiamata diretta può andare bene nel privato, ma nel pubblico apre ai contenziosi, charisce.

Anche sulla programmazione triennale, il dirigente si dichiara molto scettico:"Già oggi facciamo i salti mortali per riuscire a chiudere il bilancio di previsione a febbraio. Vuol dire 5 mesi dopo l‘inizio della scuola. Tanto ci vuole per riuscire ad accertare con sicurezza le risorse a disposizione. Il problema è che l’anno scolastico va dal 1°settembre al 31 agosto mentre quello finanziario dal 1° gennaio al 31 dicembre. Figuriamoci se dovessimo fare una programmazione triennale. Ci vorrebbe certezza di risorse da oggi al 2017…"

Ancora maggiore perplessità, De Luca la dimostra verso i premi da dare al personale che il dirigente dovrebbe scegliere:"Si rischia la guerra del preside con il collegio docenti – dice De Luca -. E io non posso certo fare la Buona Scuola contro i miei professori, posso farla solo con loro". Occorrerebbe  fissare dei criteri generali in modo da ridurre al minimo il margine di arbitrarietà, dice il preside:"Difficile attribuire i risultati di una classe al singolo docente: troppe le variabili in gioco — spiega —. Diverso invece è il caso di un insegnante di inglese che si dà da fare per organizzare gemellaggi e scambi internazionali. Questo impegno aggiuntivo arricchisce oggettivamente l’offerta formativa e gli andrebbe riconosciuto economicamente"

E conclude:"Il preside può pesare solo per una piccola parte. Il grosso dev’essere affidato agli ispettori. Che devono valutare anche noi. Senza valutazione esterna sarebbe come immaginare di regolare il traffico senza vigili: ma si immagina cosa succederebbe se quando uno passa con il rosso toccasse a lui darsi la multa e togliersi i punti dalla patente?".

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