Diplomati magistrale, ADIDA: non si possono licenziare docenti con anno di prova superato

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Valeria Bruccola, Laura La Manna per ADIDA – La vicenda dell’inserimento in GAE dei diplomati magistrali, con le contraddizioni e la complessità che la caratterizzano, assume toni ancora più cupi intorno all’ipotesi che circa 7000 dei docenti coinvolti possano perdere il ruolo, per effetto della nota sentenza negativa. Del Consiglio di Stato. Questo perché, chi è stato già immesso in ruolo, ha superato un anno di prova, necessario per la riconferma del contratto a tempo indeterminato, anno che si concretizza come una vera e propria valutazione delle capacità professionali, con un preciso significato e una portata in termini di formazione, definita in modo centralizzato ed uniforme.

Disciplinato dal DM 850 del 27.10.2015, l’anno di prova viene articolato in 4 fasi che prevedono sia l’obbligatoria frequenza ai laboratori formativi organizzati dagli ambiti territoriali, sia l’avvio e la strutturazione, all’interno delle singole organizzazioni scolastiche, di pratiche riflessive che coinvolgano contemporaneamente docenti neoassunti, dirigenti scolastici e tutor.

Così come definito dopo il 2015, l’anno di prova si propone infatti di attuare un percorso che consenta di attestare, nei docenti, una sicura padronanza nell’esercizio delle proprie funzioni professionali, attraverso la frequenza dei laboratori formativi organizzati dagli ambiti territoriali; attraverso la pratica riflessiva condivisa con il tutor e con il Dirigente scolastico sulle proprie competenze e sul proprio ruolo istituzionale (stesura del bilancio delle competenze); attraverso una pratica autoriflessiva sul proprio percorso di studi e lavorativo (stesura del proprio curriculum formativo); attraverso una progettazione e una riflessione, condivise con il docente tutor, degli interventi didattici. Significativa in questa direzione risulta l’importanza che il docente tutor, così come ribadito anche dalla Legge 107, assume all’interno di questo processo formativo e valutativo. Come si legge all’art. 12 del DM 850, il docente tutor accoglie il neo-assunto nella comunità professionale, favorisce la sua partecipazione ai diversi momenti della vita collegiale della scuola ed esercita ogni forma di ascolto, consulenza e collaborazione per migliorare la qualità e l’efficacia dell’insegnamento.

Lungi così dal ridursi ad un mero esame finale, il percorso di formazione e prova si configura come un vero e proprio processo formativo che mette in campo molte risorse sia all’interno degli ambiti territoriali che delle istituzioni scolastiche al fine di valutare nei docenti neoassunti, come specifica l’art. 4 del DM 850, un corretto possesso ed esercizio delle competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche; un corretto possesso ed esercizio delle competenze relazionali, organizzative e gestionali; l’osservanza dei doveri connessi con lo status di dipendente pubblico e inerenti la funzione docente e la partecipazione alle attività formative previste.

Alla luce di comprovate competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche; alla luce di un comprovato esercizio delle competenze relazionali, organizzative e gestionali e, non da ultimo, alla luce di una comprovata osservanza dei doveri connessi con lo status di dipendente pubblico, quale sarà, dunque, la risposta del Governo ai docenti assunti con riserva processuale dopo il 2015? Come intenderà ottimizzare i costi e le energie che le istituzioni scolastiche hanno già messo in campo per valutare, con esiti positivi, quasi 7000 docenti prossimi al licenziamento?

Quanto detto finora, con specifico riferimento ai docenti diplomati magistrali, va esteso ad un gruppo di docenti della scuola secondaria, per i quali si sta espletando il concorso della Fase transitoria, per i quali, cosa disarmane, non sembrano ancora essere al vaglio istituzionale misure adeguate a gestire la loro riconferma in ruolo dopo l’anno di prova, brillantemente superato. Riteniamo sia urgente fare chiarezza anche su questa vicenda, come sempre avvolta dal velo di Maya, che ha reso invisibile agli occhi della politica e delle istituzioni i docenti che da anni esercitano la loro professione nella disattenzione più totale.

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