No alla prova Invalsi valutata all’esame di terza Media. Una lettera da parte di insegannti, dirigenti e genitori

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La lettera, scritta da docenti e dirigenti aderenti alla FLCGIL, è indirizzata a Ministro e presidenti delle Commissioni in Parlamento. Si denuncia lo stravolgimento della prova d’esame "dando solo l’illusione di una sorta di uniformità a livello nazionale", "decontestualizzata da differenti retroterra culturali e linguistici" e non solo.

La lettera, scritta da docenti e dirigenti aderenti alla FLCGIL, è indirizzata a Ministro e presidenti delle Commissioni in Parlamento. Si denuncia lo stravolgimento della prova d’esame "dando solo l’illusione di una sorta di uniformità a livello nazionale", "decontestualizzata da differenti retroterra culturali e linguistici" e non solo.

AL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA 
ON. MARIACHIARA CARROZZA
AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ISTRUZIONE PUBBLICA
E BENI CULTURALI DEL SENATO
SEN. ANDREA MARCUCCI
AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE DELLA CAMERA DEI
DEPUTATI
ON. GIANCARLO GALAN

Noi sottoscritti insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, denunciamo l’incongruenza pedagogica e normativa del meccanismo globale per la costituzione del voto finale dell’esame di Stato della Scuola secondaria di primo grado, previsto dall’art. 3 del DPR 122/2009, e successivamente esplicitato nelle C.M. 49 del 20/5/2010 e C.M. 46 del 26/05/2011.

Tale normativa e le successive indicazioni chiarificatrici a mezzo circolare risultano incoerenti con le finalità e procedure pedagogiche, più volte indicate dallo stesso Ministero per la Scuola secondaria di primo grado e per l’intero ciclo primario, per quanto attiene la prescrittiva media aritmetica tra giudizio d’ammissione, prove scritte e prova nazionale InValSi, e l’ opportunità che la stessa prova InValSi costituisca parte integrante dell’esame stesso.

Denunciamo quindi la vera e propria ingiustizia che viene perpetrata laddove un voto di ammissione, che rispecchia una valutazione di tre anni ed un percorso globale, individualizzato e personalizzato, che ha attraversato gli otto anni del ciclo primario, è messo sullo stesso piano di una singola prova scritta o di una prova orale. Denunciamo questa inammissibile distorsione della prassi valutativa, in quanto l’elaborazione di un giudizio che tenga conto dell’insieme delle reali competenze acquisite dallo studente, come richiesto dallo stesso Ministero, non può “basarsi su calcoli di tipo statistico”, a maggior ragione in un esame rivolto a studenti e studentesse al termine del ciclo primario.

Siamo altrettanto convinti che la prova nazionale predisposta dell’INVALSI debba ritornare alla sua funzione originaria: quella di supporto alle scuole per individuare punti di forza e di debolezza dell’attività educativa.

Al contrario tale prova, inserita nell’esame conclusivo del ciclo primario, lo stravolge completamente, dando solo l’illusione di una sorta di uniformità a livello nazionale. Riguarda solo 2 materie su 12 (e solo 1/3 delle ore di lezione), turba e altera il rapporto fra studenti-esaminandi e docentiesaminatori, distorcendo anche l’immagine dello stesso InValSi .

Al riguardo, evidenziamo che, aldilà di qualsiasi considerazione sulla attendibilità e sulla qualità dei test, e dei loro correttori, e sulla valenza di una valutazione nazionale decontestualizzata da differenti retroterra culturali e linguistici, livelli d’ingresso individuali, percorsi individualizzati e personalizzati, le prove InvalSi a tutt’oggi prevedono modalità e tempi di svolgimento assolutamente incongrui con l’età degli esaminandi, costringendo gli stessi ad una frenetica applicazione mentale, in tempi ristrettissimi, su molteplici livelli, completamente diversi e lontani tra loro.

Modalità e tempi forse adeguati ad un adulto, sicuramente non ad un preadolescentente, men che meno ad un esame conclusivo del ciclo primario. L’aver prolungato di un quarto d’ora il tempo a disposizione e l’aver invertito lo svolgimento delle due prove non possono certo mitigare sostanzialmente il problema.

Di conseguenza, la prova InValSi non può e non deve far parte delle prove d’esame.
Per finire, va considerato che, con ben tre o quattro prove scritte, una prova nazionale Invalsi che insiste sempre su lettere e matematica (già valutati in altre singole prove scritte) ed un colloquio d’esame, gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione risultano più impegnativi di qualsiasi altro esame dell’ordinamento scolastico e non rispecchiano tempi e modalità pedagogiche proprie di tutto il ciclo primario.

Per queste ragioni chiediamo che tale ingiusto meccanismo venga radicalmente modificato, che la prova InValSi non faccia parte delle prove d’esame e che sia garantita agli alunni e alle alunne una valutazione finale che rispecchi realmente il loro percorso di studi.

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