Primarie PD. Renzi: abbiamo messo i docenti ai margini, nonostante “il 43% degli insegnanti voti Pd”. Partire dall’Infanzia

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di Daniela Sala – Inizia il nostro breve viaggio tra i candidati alle primarie del Partito Democratico. “Ripartire dalla scuola”: una necessità prioritaria, secondo Matteo Renzi, sindaco di Firenze e candidato alla Segreteria del Partito Democratico.

di Daniela Sala – Inizia il nostro breve viaggio tra i candidati alle primarie del Partito Democratico. “Ripartire dalla scuola”: una necessità prioritaria, secondo Matteo Renzi, sindaco di Firenze e candidato alla Segreteria del Partito Democratico.

Renzi si era già pronunciato in tal senso a metà ottobre a Bari in occasione dell’apertura della campagna congressuale per la segreteria del Pd e lo ha ribadito ieri alla conclusione di Leopolda 2013, la convention da lui voluta.

Italia, Europa, lavoro e educazione sono infatti i quattro punti che Renzi vuole verificare tra un anno proprio alla Leopolda. A proposito della scuola comunque non si sbilancia più di tanto: “Faremo una grande iniziativa per la scuola di cui adesso non parlo”, ma, promette, “parleremo con gli insegnanti che fino ad oggi si sono visti arrivare le riforme sulla testa senza poter dire niente”.

Nel documento programmatico, consegnato alla commissione congressuale, Renzi sottolinea poi come la figura dell’insegnante sia cambiata negli ultimi anni: “Quando eravamo piccoli -. si legge nel documento – un insegnante o una maestra di asilo, una professoressa o un docente sentivano su di loro il calore e l’affetto di una comunità che ne riconosceva il ruolo civile. Intendiamoci, gli stipendi erano bassi anche allora. Non è solo una questione economica, ma proprio di autorevolezza sociale. (…) Oggi non è più così: purtroppo. Gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito”.

E questo, ricorda Renzi, nonostante “il 43% degli insegnanti voti Pd”. Il motivo sarebbe un errore strategico: “Abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola, generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci una mano”.

E aggiunge: “Chiameremo il Governo, il Ministro, i suoi collaboratori a confrontarsi sulle proposte e sulle idee. E daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a costruire il domani della scuola”. Non manca infine un accenno alla necessità di aumentare gli investimenti, come del resto auspicato anche dagli altri candidati segretari.

Partire dall’Infanzia

Il Consiglio Europeo del 2002 aveva tracciato gli obiettivi per il 2010, tra i quali: occupazione femminile almeno al 60%; offerta servizi 0-3 al 33%; scuole infanzia al 90%

Ed è questo il punto di partenza di Renzi: in Italia la mancanza di servizi di supporto nelle attività di cura rappresenta un ostacolo per il lavoro a tempo pieno di 204mila donne occupate part-time (14,3%) e per l’ingresso nel mercato del lavoro di 489mila donne non occupate (l‘11,6%) (dati Istat)

Oggi l’Italia oggi non raggiunge il 18% di copertura dei posti, l’obiettivo è il raggiungimento del 33% della copertura dei posti, come richiesto dall’Europa

Queste, in sintesi, le proposte:

  • 33% copertura dei posti asili nido sul 75% dei territori comunali entro il 2020
  • generalizzazione scuola dell’infanzia
  • asilo nido, non più servizio a domanda individuale, ma diritto educativo di ogni bambino, anello fondamentale dell’istruzione prescolare
  • qualificazione universitaria personale educativo del sistema integrato e formazione in servizio del personale
  • rapporti numerici educatore/bambino appropriati
  • partecipazione famiglie
  • unico coordinamento pedagogico e standard strutturali, organizzativi e di valutazione
  • promozione dei Poli per l’Infanzia per condividere servizi generali e spazi collettivi, per promuovere la continuità del percorso educativo o-6 e oltre.

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