Nastrini Liberi Uniti. Mobilità: lavorare al solo scopo di conservare il posto di lavoro

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Nastrini Liberi Uniti – Ieri, nella giornata di sciopero generale nel settore pubblico e privato contro la precarietà e le politiche di sfruttamento del lavoro, i sindacati di base hanno messo sotto accusa la “Buona Scuola”, svolta finale di un processo che ha reso la scuola pubblica sempre più simile ad un’azienda privata con ricadute gravi sulla didattica, sulla crescita umana degli studenti, sulla partecipazione democratica negli organi collegiali, sulla gestione delle risorse umane.

L’USB scuola in particolare denuncia tra le tante storture della L. 107 la migrazione forzata degli insegnanti, finta stabilizzazione di una fetta di precariato storico che si trova oggi in condizioni disagiate ed in molti casi disperate.

Siamo venuti a conoscenza con grande amarezza degli scontri avvenuti ieri nei pressi del MIUR, scontri che hanno provocato anche dei feriti. L’esasperazione cresce nel mondo della scuola, e non sarà certo la violenza a risolvere i problemi.
E’ necessaria una svolta, occorre ascoltare veramente le istanze degli studenti e dei lavoratori della scuola. Non è davvero comprensibile la posizione di chi si ostina a difendere una legge mai voluta, una “riforma” che, una volta andata a regime, ha prodotto tanto malcontento e dissenso.
I comitati ed i gruppi dei docenti assunti dalla L. 107 stanno lottando incessantemente da due anni contro un vero e proprio muro per vedere ripristinate equità giuridica ed equità economica, venute meno dopo una serie variegata di ingiustizie e trattamenti diseguali, oltre che per non abbandonare chi, tra i colleghi, ormai vede come unica strada la rassegnazione e l’abbandono del lavoro.

Quando a 1400 euro al mese ne sottrai 600 per l’affitto, 200 per il vitto, altre 500 per i viaggi, cosa rimane? E se il compagno o la compagna, il marito o la moglie non lavorano? Come affrontare anche le spese per l’abitazione nella terra d’origine, le spese mediche, le spese per i figli?
A queste condizioni anche una giornata di sciopero, altro diritto sacrosanto di ogni lavoratore che dissente, diventa un dazio troppo alto da pagare al datore di lavoro. Lo stipendio dei docenti italiani è inadeguato, così come lo sono gli aumenti proposti che si stanno discutendo attualmente. Non c’è nulla di più vero.
Pensiamo allora alle colleghe ed ai colleghi che impegnano ogni mese interamente quello stipendio per conservare un posto di lavoro che dopo decenni hanno visto trasformarsi da tempo determinato a tempo indeterminato, ma a chilometri e chilometri di distanza dai luoghi in cui avevano da sempre prestato servizio.
Lavorare al solo scopo di conservare il posto di lavoro: questo sono costretti a fare molti dei docenti assunti dalla “Buona Scuola”. E tutto ciò non può essere definito in altro modo se non sfruttamento inaccettabile ed incubo peggiore degli anni di precariato.
Per questo continueremo a dare voce a tutti i docenti esiliati, fino all’ultimo rientro.

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