Nastrini Liberi Uniti: Contratto sancisce disuguaglianze tra docenti, come legge 107. In sciopero il 23 febbraio

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comunicato Nastrini Liberi Uniti – I Nastrini Liberi Uniti, il Comitato Non si Svuota il Sud, il Coordinamento docenti fase C, il Comitato 8000 esiliati fase B e l’Osservatorio Diritti Scuola aderiscono allo sciopero ed alla mobilitazione del mondo della scuola indetta per venerdì prossimo 23 febbraio dal sindacalismo di base e sostenuta anche da altri movimenti, associazioni e gruppi di docenti in lotta da tempo contro la L. 107.

L’accordo siglato per il rinnovo del contratto del comparto scuola non risponde alle istanze che i docenti della scuola pubblica da tempo rivendicano e, sia nelle modalità di sottoscrizione che nei contenuti, si allontana dal rilanciare concretamente la professione docente che ha invece bisogno di vedersi restituita la dignità che le spetta.

Gli aumenti salariali restano inadeguati, il bonus di merito viene di fatto riconosciuto ed introdotto nella contrattazione insieme ad un peggioramento delle condizioni dei docenti che ottengono mobilità su scuola i quali verranno bloccati per tre anni prima di poter inoltrare nuova domanda di mobilità. Ancora divieti, vessazioni e limitazioni vengono introdotte ed ancora solo se si verificano determinate condizioni (il blocco triennale riguarda solo chi ottiene titolarità su scuola e non su ambito). Si continua a praticare la logica divisiva che mira a creare docenti disuguali. Si vuole forse scoraggiare la richiesta delle cinque scuole da parte dei docenti che producono domanda di mobilità? Ricordiamo che ad oggi, per chi decide di spostarsi, l’unica possibilità di ottenere una titolarità su scuola è legata all’ottenimento del trasferimento su una delle cinque scuole che al massimo è possibile inserire tra le 15 preferenze esprimibili nella domanda di mobilità.

Più volte abbiamo denunciato come, dalla L.107 in poi, esistano docenti che possono conservare la titolarità su scuola ed altri che hanno invece una titolarità su ambito provinciale, creando di fatto due regimi giuridici differenti all’interno di uno stesso settore. Ed ora anche quella piccola “conquista” erosiva della titolarità su ambito che i sindacati confederali avevano ottenuto con l’accordo politico del 29 dicembre 2016, attraverso la possibilità di esprimere, nella domanda di mobilità, 5 scuole sulle quali eventualmente acquisire titolarità, viene affievolita ulteriormente dall’imposizione di un blocco triennale sulle stesse.

Siamo convinti che con queste logiche non sarà possibile risanare le condizioni gravi in cui versano i lavoratori della scuola.

Come rappresentanti dei docenti esiliati lontanissimi dalle proprie regioni di residenza e dai propri familiari, costretti ormai da tanto a vivere in condizioni di grande disagio dopo essere stati per anni sfruttati in condizioni di lavoro precario, riteniamo che MAI si debbano spegnere i riflettori su una tale emergenza sociale. Soprattutto donne, ma anche uomini che, ad un’età media di 45/50 anni ed in un paese che vuole dirsi civile, invece di vedersi garantita una stabilità esistenziale e lavorativa si trovano di fronte in molti casi come unica via d’uscita la rinuncia ad un contratto di lavoro stabile, la rinuncia a quella professione amata e servita con passione per anni con grande investimento materiale e umano.

Per questo di fronte a politiche scolastiche che continuano dritte verso un percorso tracciato e a trattative sindacali morbide e non condivisibili, continuiamo a sostenere la necessità di andare verso una nuova mobilitazione generale indetta in un’ottica unitaria della categoria dei docenti e non possiamo fare altro se non raccogliere l’invito che intanto è stato lanciato per il 23 febbraio.

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