Mozione alla Camera sulle misure a sostegno della scuola, dell’Università e della cultura
Red – Oggi in programma alla Camera c’è la discussione sulla mozione Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell’università e della cultura.
Red – Oggi in programma alla Camera c’è la discussione sulla mozione Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell’università e della cultura.
Nella mozione si ribadisce che "Per la crescita e l’occupazione, ed anche per l’equità e l’inclusione sociale, è fondamentale dar vita a un "triangolo della conoscenza: istruzione/ricerca/innovazione» che funzioni e fare in modo che tutti i cittadini siano meglio qualificati; pertanto, viene ribadita la necessità di investire nei sistemi di istruzione e formazione anche, e soprattutto, in periodi di crisi economica per rispondere a sfide socioeconomiche essenziali" come prevista dalla relazione congiunta 2010 del Consiglio e della Commissione dell’Unione europea sull’attuazione del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010", l’istruzione e la formazione sono al centro dell’agenda di Lisbona per la crescita e l’occupazione e costituiscono un elemento essenziale del suo follow-up fino al 2020.
Si fa riferimento anche al precariato e ai tagli massicci:"I tagli lineari effettuati nella scuola, compresi i pesanti tagli ai fondi "Miglioramento dell’offerta formativa" e "Fondo delle istituzioni scolastiche", che solo nell’ultimo anno sono stati decurtati del 33 per cento, hanno comportato, tra l’altro, il ridimensionamento della rete scolastica, la riduzione del tempo pieno, l’impossibilità di svolgere attività laboratoriali e in compresenza, una complessiva riduzione dei servizi e delle offerte formative (come i corsi di recupero e potenziamento), fino a una grave carenza di risorse per l’ordinario funzionamento delle scuole;
dal settembre 2008 al settembre 2013 il numero degli alunni dalla prima elementare alla quinta liceo è cresciuto di 90.990 unità e, in uno sviluppo normale del rapporto discente-docente, questa crescita avrebbe dovuto significare 9.000 insegnanti in più; al contrario, in cinque anni ci sono stati 81.614 docenti in meno;
sempre nei cinque anni presi in considerazione, le classi sono diminuite di 9.285 unità, mentre ne sarebbero servite 4.500 in più (con una media di 20 alunni per aula), vista la forte crescita di iscritti, con la naturale conseguenza che sono aumentate le «classi pollaio»: il limite di 20 alunni per classe in presenza di un compagno con disabilità – regola definita per legge – quasi mai viene rispettato;
a fronte della più bassa percentuale in Europa di spesa pubblica in istruzione (fonte Eurostat), l’Italia ha tagliato in ogni ciclo scolastico: 28.032 posti nella primaria, 22.616 nella secondaria di primo grado, 31.464 nella secondaria di secondo grado; inoltre, con gli accorpamenti, alla fine dell’anno scolastico scompariranno 2.094 scuole, il 20 per cento, e si calcola che sono 557 gli istituti sul territorio senza un preside, né un dirigente amministrativo;
il precariato scolastico – che conta ormai oltre 200.000 tra insegnanti abilitati e non formalmente abilitati anche se idonei all’insegnamento – è diventato un elemento strutturale del sistema, anche a causa delle suddette politiche che hanno impedito un graduale assorbimento di chi, dopo aver superato procedure concorsuali, frequentato corsi e conseguito titoli abilitanti, per anni ha prestato la propria professionalità, garantendo, di fatto, il funzionamento della scuola pubblica."