Mobilità. Una proposta rivoluzionaria: non spostiamo i docenti dal sud al nord, ma gli studenti dal nord al sud! Lettera

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La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso (art. 34 Cost. Italiana)
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 Cost. Italiana)
Sembrerebbe che la costituzione più bella del mondo, a detta di molti, garantisca in egual misura il diritto al lavoro e quello allo studio, senza vincolare ne l’uno ne l’altro, o anche senza precisare, all’interno di quale porzione specifica di territorio questi stessi diritti troverebbero ragion d’essere….Sembrerebbe quindi di poter dedurre che, all’interno dell’intero territorio nazionale, siano garantiti in egual misura sia il diritto al lavoro sia quello allo studio. E non sorprende nessuno che sia curioso o voglioso di informarsi, che in alcune zone del bel paese (personalmente sono a diretta conoscenza di zone della Sicilia in cui questo accade), alcuni studenti percorrano ogni mattina anche 50 km per raggiungere specifici indirizzi di studio, assenti nel loro territorio. Al pari degli studenti, stormi di lavoratori ogni mattina coprono distanze anche più cospicue per raggiungere posti di lavoro con cui garantiscono il pranzo e la cena alle famiglie e i biglietti dei pullman e le merende ai figli che possono cosi percorrere ogni mattina i 50 km necessari per raggiungere le scuole che ne faranno i prossimi lavoratori migranti che a loro volta garantiranno ai loro figli pranzo, cena, merenda e biglietti per più moderni pullman, e così via. In questa prospettiva, appare assolutamente normale che, finalmente alla soglia dei 40 anni, lì dove questa non sia abbondantemente superata, (e si spera dei primi 40 anni), ottenuto il tanto rincorso ruolo, un docente del sud, ormai sicuro di un futuro ridente, certamente più del sofferto passato, saluti la famiglia e imbroccato il primo aereo/treno/pullman, si avvii verso la sua nuova scuola del nord ringraziando, magari, il governo e la figurina del sig. Renzi che gli ha regalato un lavoro costituzionalmente garantito sul territorio nazionale. E farà bene il docente terrone a lasciare a casa, oltre che la famiglia (speriamo non sia un monoreddito), anche la speranza di una misera assegnazione provvisoria poiché al nord c’è grande bisogno di professori, soprattutto di sostegno, per cui li si rimane perché li è il lavoro. Ma a guardare bene le cose, questa non è necessariamente l’unica prospettiva possibile e nemmeno la più vantaggiosa, almeno per il sud se non per l’intero bel paese. Tralasciando l’ormai retorico, oltre che anacronistico, in tempi di globalizzazione, senso delle radici, della famiglia, anch’essa tutelata dalla costituzione senza differenze tra famiglie del nord e del sud (art.31), della cultura, e ci metterei dentro anche l’amore per la propria terra, si tratta di fare incontrare i docenti del sud, svogliati e reticenti a muoversi, con i discenti del nord bisognosi di insegnamenti e insegnanti, all’interno di una prospettiva meramente numerica. E’ solo un problema di numeri, riferiscono infatti dal MIUR/MEF, ed è lapalissiano che i numeri non hanno vite, e che al MIUR/MEF non conoscono il pensiero laterale ne tanto meno la creatività… Tenuto conto, però, dei dettami della costituzione, che come premesso si fa garante in egual misura dei diritti allo studio e al lavoro sul territorio nazionale, senza meglio specificare criteri di vicinorietà, non si comprende per quale ragione il governo non si faccia autore di un grande piano di mobilità di STUDENTI del nord verso i professori del più soleggiato e caldo sud. Un tale piano di mobilitazione sembrerebbe più logico e conveniente per tutte le parti in gioco poiché creerebbe, a cascata, una serie di impensabili benefici sia sul piano meramente economico, sia sul piano sociale. Non esistendo di fatto, motivi ostativi determinati dal diritto, si tratterebbe solo di impostare una diversa prospettiva rispetto alla questione; la qual cosa, seppur non risolutiva, potrebbe dischiudere nella matematica mente dei nostri amministratori, una profondità di visione che fino ad ora non hanno avuto. E ancora, a chi dovesse obiettare che una simile manovra è impossibile, potrebbe essere d’aiuto Nelson Mandela il quale sostenne che le cose sembrano sempre impossibili finchè non vengono realizzate.
Dunque, a parità di diritti costituzionalmente garantiti, si tratterebbe in definitiva solo di spostare un numero maggiore di persone da nord a sud invece che un numero minore di persone da sud a nord…e da solo questo presupposto potrebbe già risultare una vincente e banale obiezione perché questa condizione sia perdente nei confronti della soluzione diametralmente opposta, fatto salvo che non esistano motivazioni di più ampio respiro a sostegno di quanto sopra accennato.
Ad ogni modo, per chiarire meglio questa originale prospettiva, saranno considerati, per semplicità descrittiva, i dati relativi al solo insegnamento del sostegno tenendo conto che le medesime considerazioni potranno essere poi applicate pedissequamente a tutti gli altri insegnamenti. 30.000 insegnanti di sostegno hanno una titolarità sulla carta al NORD, ma avendo sempre lavorato al sud, per effetto di una tutela sempre esistita, si ricongiungono alle loro famiglie, perché possono tornare sui posti in deroga del SUD. I posti in deroga raggiungeranno nell’ anno scolastico 2017/2018 la cifra di 47.000 unità. Quasi due terzi (31.300 c.ca) sono concentrati nelle regioni del SUD. Aver fatto la scelta in un decennio di non trasformare tale organico dei posti in deroga in diritto ha comportato oltre ad un danno erariale (sentenze dei TAR) di almeno 300 milioni di euro (Ogni sentenza di condanna del MIUR da parte del TAR ha comportato un danno economico per l’erario mediamente di circa 6000 euro), disagi enormi per gli studenti, per le famiglie ed infine per i lavoratori della scuola (fonte osservatorio diritti scuola). Se volessimo adesso ragionare sui numeri reali, svelato il trucco dei posti in deroga non convertiti, le cifre effettive bastano a giustificare la permanenza dei docenti specializzati in sostegno nelle proprie provincie (del sud), fatta salva la condizione di necessità in cui continuerebbe a trovarsi il nord del paese ancora mancante di docenti di sostegno (i numeri sarebbero ancora di più a favore di una simile manovra, se si supponesse di equiparare il tempo pieno ugualmente nell’intera penisola, 40% al Nord, 11% Campania, 8,1 Sicilia, 0% Ragusa, 0% Teramo, ecc.).. Conti alla mano, eliminata la possibilità di istituire cattedre ad interim interprovinciali palermo/bolzano, cosenza/brescia ecc. ecc.(già in controtendenza rispetto al modus operandi proprio della politica italiana) , non vi sarebbe disponibilità di docenti di sostegno per le provincie del nord, a meno di non effettuare nuove assunzioni (diritto al lavoro costituzionalmente garantito sul territorio nazionale). Questa nuova, numerica prospettiva non sembra potere giustificare, quindi, un esodo dei docenti del sud verso il nord perché non vi sarebbero eccedenze. Dunque rimane da risolvere il problema numerico e costituzionale della crisi di insegnanti (di sostegno in primis ma non solo) nel nord del paese. Così come rimane da risolvere (ma è cosa ben più vecchia) la questione della crisi del mezzogiorno d’Italia.
Per i matematici del MIUR/MEF, il trucco dei posti in deroga e lo spostamento dei docenti dal sud al nord (con eventuale concessione delle cattedre libere a supplenti con contratto a tempo determinato e con un costo più alto per lo stato) è la soluzione al problema; si fa come si è sempre fatto, eccetto constatare poi che i problemi sono tutt’altro che risolti, al massimo consegnati ai posteri. L’autore della fortunata equivalenza E= mc2 deve essersi trovato in una condizione simile alla nostra, quando riassunse in questa brevissima formuletta astrazioni tutt’altro che semplici da spiegare. Al pari nostro, infatti, si limitò a convogliare, in una comprensibile espressione, lettere e concetti noti da tempo, ordinandoli e relazionandoli all’interno di un sistema di significato . Lo stesso così scriveva:
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce all’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. ….. L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Albert Einstein. 1931.
Infatti, se fosse ideato un piano di mobilità straordinario di studenti del nord verso il sud ( naturalmente tutelato dagli stessi democratici criteri di un algoritmo appositamente creato), in primis verrebbe risolto il problema di garantire il diritto costituzionale allo studio ai discenti attualmente scoperti da questo pubblico servizio che troverebbero insegnati pronti ad accoglierli e a formarli; in secondo luogo, si aprirebbe la reale e concreta prospettiva di risolvere l’oramai istituzionalizzata crisi del mezzogiorno d’Italia, a condizione, naturalmente, che ad entrambe le questioni si voglia dare definitiva soluzione.
Sempre ragionando coi numeri, infatti, confermato il rapporto nazionale medio docenti-discenti (seppure i dati forniti dal sole 24 ore, che per semplicità diamo per congrui, sono contestati da ANIEF per ragioni troppo lunghe da spiegare) nella misura di 1 a 10,9 e preso per buono ed assoluto il dato di 30.000 docenti meridionali contrattualizzati al nord (sopra riportato), ne deriva un contingente di ragazzi pari a 327.000 unita, ai quali si aggiungerebbero poi i familiari che in molti casi dovrebbero accompagnare la progenie nel suo cammino di indottrinamento e di crescita personale. Se tale “accompagnamento” si limitasse ad un solo parente per discente, il contingente in movimento salirebbe a 654.000 unità c.ca.
L’afflusso di un così alto numero di persone nelle regioni del mezzogiorno d’Italia, creerebbe nelle stesse zone un indotto economico così importante da favorirne lo sviluppo contribuendo a ridurre quell’enorme divario che da sempre le separa dal galoppante nord. Per farsi un’idea, seppur vaga, è sufficiente considerare che durante il Salone del Mobile di Milano del 2017, nel solo periodo compreso tra il 4 e il 9 aprile, l’indotto economico ha generato un business di quasi 230 milioni di euro (fonte askanews)…il tutto in soli 6 giorni. Si tratterebbe di riorganizzare intere zone del paese con investimenti pubblici in infrastrutture per la costruzione o il recupero di edifici da destinare ad uso scuole e/o dormitori o di qualunque altra struttura di servizio. Un nuovo stimolo al settore edilizio, nelle zone interessate, costituirebbe, infatti, uno dei tasselli fondamentali su cui puntare per una ripresa economica di dette aree, li dove, e opinione diffusa di grandi economisti, che il settore edilizio funziona da traino per l’intera economia di un paese. E c’è di più; l’FMI, nella sua pubblicazione più importante raccomanda di aumentare consistentemente l’investimento in opere pubbliche per la maggior parte dei paesi del mondo; pare che, soprattutto in contesti di alta disoccupazione, e il mezzogiorno d’Italia non sfugge a tale definizione, è molto più utile indebitarsi per investire piuttosto che tagliare la spesa o aumentare le tasse. E sempre l’ FMI, perviene alla conclusione che per 1 $ investito vi sarebbe per lo stato un ritorno di 3 $ c.ca (Larry Summers dal Financial Times – keynes blog). A questo si aggiungerebbero, naturalmente, i vantaggi dell’indotto indiretto, relativo alla gestione, sia delle su menzionate strutture, sia della popolazione di giovani ragazzi che ne usufruirebbe. Le gemelle strutture del nord Italia, a questo punto, potrebbero essere utilizzate a costo 0 per fare fronte all’emergenza abitativa che in alcune regioni del settentrione assume proporzioni rilevanti. Va da se che un generale miglioramento delle condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia, finirebbe per invertire il trend demografico (ribaltando peraltro tendenziose interpretazioni dei nessi di causa-effetto rispetto allo spopolamento del meridione) all’interno di una spirale positiva in cui finirebbero col beneficiarne tutti; e un simile, “invertito” piano di mobilità nord-sud, sembra addirittura rispettare criteri più democratici del suo istituzionalizzato, consueto opposto sud-nord, in linea con i fondamenti Costituzionali della Repubblica. Se ragioniamo fuori dal contesto matematico tanto caro ai pensatori del MIUR/MEF (ai quali farei comunque presente che oltre la matematica servirebbe studiare anche, per esempio sociologia,filosofia ecc.) , infatti, a parità di presupposti (diritti costituzionali e condizioni economiche dei cittadini), una famiglia che si muove dal nord al sud godrebbe, solo a titolo di esempio, di affitti più bassi (60% in meno al sud a parità di qualità abitative: fonte Istat), di una costo complessivo inferiore per la spesa (ortaggi più cari al nord del 36%, frutta 29,5%, carne 27%, ecc: fonte CODACONS), per i consumi energetici (costo più alto al nord del 30%: fonte Istat) e perché no, perfino di un’abbronzatura più evidente, li dove, invece, muovendosi da sud a nord, i medesimi benefici si tradurrebbero in veri e propri problemi, abbronzatura compresa. La prospettiva fin qui abbozzata avrebbe, alla lunga, un altro importante effetto sulle coscienze nazionali; toglierebbe di mezzo, infatti, anche il paradosso comunicativo in cui lo stato, che ha anche nelle terre del sud Italia il suo elemento costitutivo, dichiara una parità di diritti, a condizione di una disparità di trattamento, per cui, non prenderla in seria considerazione apparirebbe schizofrenico, li dove si censurerebbe aprioristicamente un enunciato logico, cancellando quel sottile confine che separa il senso dal non senso. Forza, dunque, matematici, al lavoro!! La matematica è utile, è servita per creare i templi greci, gli acquedotti, i concerti brandeburghesi, le automobili, i computer e anche la bomba atomica, ha un limite però, studia bene solo “come fare”, “cosa fare” è ispirazione di altri saperi.
Per quel che ci compete studieremo un piano più dettagliato e circostanziato, chissà non ne nasca una legge di iniziativa popolare.

Prof. Maurizio Cascio
Avv. To Gioacchino Cascio

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