Mobilità. Gli accordi da rispettare tra Governo e sindacati sono due

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L’accordo sulla mobilità del 30 dicembre scorso è stato sottoscritto con una certa soddisfazione sia da parte del MIUR che da quello dei sindacati, a parte la Gilda che si è dissociata e non ha firmato.

La possibilità di restare o tornare titolari da chi è finito negli ambiti, scegliendo le scuole, è una delle parti dello scritto che è più piaciuta ai docenti.

Ora manca soltanto un tassello a far sì che l’intesa possa definitivamente andare in porto con il prossimo contratto ed è la cancellazione della riforma Brunetta riguardo “all’inderogabilità delle norme di legge da parte della contrattazione collettiva e la sostituzione automatica delle clausole contrattuali difformi con le norme di legge con cui contrastano”. In pratica un contratto, secondo Brunetta, non può modificare una legge. La questione è stata anche citata dal presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, nella nostra intervista.

Nella legge 107, tra l’altro, è anche sottolineato questo aspetto al comma 196 dell’articolo 1 della legge 107, che, fedele a tale disposizione, recita “sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge”.

Ricordiamo però, a beneficio di tutti, che c’è un altro accordo in tal senso ed è stato preso dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia e i sindacati il 30 novembre scorso, in cui il Governa si impegna a promuovere il varo di un provvedimento legislativo che ripristini la supremazia del contratto rispetto alla legge.

Sulla questione mobilità, così delicata nel panorama scuola, il Governo ha firmato ben due intese che devono essere rispettate, se si vogliono evitare ulteriori motivi di insoddisfazione da parte dei docenti contro la legge 107.

Mobilità, accordo firmato. Anticipazione: si scelgono fino a 5 scuole. Addio vincolo triennale, modifica tabella titoli, 60% assunzioni, 30% mobilità, 10% mobilità professionale

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