Mobilità, chi pensa ai docenti ancora fuori provincia? Lettera

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inviata da Insegnante  Giovanna Vaianella  – Tra qualche settimana si comincerà a parlare di mobilità e con essa rifioriranno le mille speranze di chi ormai non nutre più nemmeno quelle.

Purtroppo, non c’è motivo di nutrirle alla luce del Decreto Scuola pubblicato in G. U. il 28 dicembre 2019 nel quale si afferma che in primis, prima della mobilità per l’anno scolastico 2020/2021, saranno disposte immissione in ruolo sui posti di quota 100.

Ancora una volta siamo dimenticati, ignorati persino da chi istituzionalmente avrebbe il dovere di rappresentarci.

Si vuole ignorare con forza il disagio, la tragedia infinita, di centinaia e centinaia di docenti che viaggiano ormai da decenni da Agrigento verso Catania, Palermo, Gela, Siracusa, Ragusa.

Purtroppo, molti di noi non hanno neanche la possibilità di viaggiare con mezzi pubblici, ragion per cui sono costretti a viaggiare con mezzi propri con tutto quello che comporta: maggiori rischi per la stanchezza, usura del mezzo, spese continue di manutenzione.

Mi domando a chi giova tutto questo, dato che qualche posto ci sarebbe. La mobilità è il primo movimento in ordine di tempo e di legge.

Allora forse giova ad una classe dirigente che mira alla risonanza, al plauso e non al benessere di una parte della comunità, che da anni forma con abnegazione e spirito di sacrificio le future generazioni.

In tale prospettiva pochi trasferimenti, ma preziosi per chi mette fine ad un incubo quotidiano, non fanno certo notizia a differenza delle immissioni in ruolo che danno più visibilità e vanto ad una politica che, volutamente sceglie di ignorare il malessere di migliaia di persone.

Buggerati dalla ormai famosa “107”, con forza ancora una volta chiediamo:

  •  di rientrare attraverso una mobilità che sia il primo movimento, così come previsto dalla legge e così come avviene in tutte le altre amministrazioni pubbliche;
  • che i posti vacanti per effetto della quota 100 siano destinati alla mobilità;
  • che si dia priorità a chi è da oltre 10 anni fuori dalla propria provincia di residenza;
  •  che i posti destinati alla mobilità si ripartiscano al 50% con le varie precedenze, salvaguardando così la dignità della carriera e dei titoli accademici e culturali.

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