Mobilità, Ascani: blocco quinquennale è patto tra insegnanti e Stato per dare stabilità alla scuola

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Mobilità docenti dal 1° settembre 2020: in un recente video su Facebook la Sottosegretaria Anna Ascani ha risposto ai docenti che contestano il vincolo quinquennale relativo alla mobilità, introdotto dal Decreto Scuola entrato in vigore il 29 dicembre 2019. 

Vincolo quinquennale neoassunti: no mobilità, no assegnazione provvisoria

Il comma 17-octies del Decreto Scuola stabilisce che i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria, l’utilizzazione in altra istituzione scolastica o ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso solo dopo 5 anni scolastici di effettivo servizio nella scuola di titolarità. Tale previsione si applica a decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l’anno scolastico 2020-2021.

L’obbligo di permanenza quinquennale è parimenti esteso anche:

  •  al personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado che supera il periodo di formazione e di prova del concorso straordinario secondaria
  • al personale docente ed educativo immesso in ruolo, su propria istanza, in territori diversi da quelli di pertinenza delle rispettive graduatorie qualora residuino posti vacanti e disponibili. (CALL VELOCE e fascia aggiuntiva)

Mobilità docenti e “blocchi” triennali o quinquennali: facciamo un po’ di chiarezza

Ascani: cinque anni nella stessa scuola per dare stabilità

Il provvedimento inserito nel Decreto Scuola – spiega la Sottosegretaria – serve a dare stabilità. Da un lato abbiamo voluto la stabilità degli insegnanti che garantiscono la qualità del sistema scuola, dall’altro assicurare agli studenti che non cambieranno insegnante ogni anno, ma che potranno avere dei riferimenti stabili.

Ai 50mila docenti in più (24mila dal concorso straordinario e 24mila dal concorso ordinario) chiediamo dunque lo sforzo di restare su quelle cattedre per cinque anni – afferma la Ascani – E’ un patto tra l’insegnante e lo Stato, per dare stabilità“.

D’altronde – conclude la Sottosegretaria Ascani  – è proprio quanto detto dalla Ministra Azzolina: non faremo grandi riforme, ma vogliamo dare alla scuola la normalità che purtroppo è mancata

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