Mobilità, ecco perché si emigra dalla Sicilia: il calo demografico è una bufala. Lo storico dei tagli che causa la mancanza di cattedre

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La Sicilia ha dato il maggior contributo alla richiesta di docenti concentrata nel Nord Italia. Perché i docenti siciliani non trovano lavoro nella propria isola?

La Sicilia ha dato il maggior contributo alla richiesta di docenti concentrata nel Nord Italia. Perché i docenti siciliani non trovano lavoro nella propria isola?

Ieri abbiamo riportato i numeri dell'emigrazione siciliana legata alle operazioni di mobilità: su 15.075 docenti siciliani che hanno chiesto mobilità, 5.359 sono in entrata e 9.718 sono emigrati. Su 9.718 docenti in mobilità fuori regione, solo il 13% ha potuto scegliere la destinazione. L’ 87% è stato obbligato a trasferirsi fuori dalla regione di nascita (fase C/D).

Il disastro maggiore si è riscontrato alla primaria, con il 91% dei docenti che è stato costretto ad emigrare.

Proprio quella primaria che in questi giorni ha suscitato una forte polemica perché la mancanza di cattedre è stata imputata ai mancati investimenti dello Stato sul tempo pieno.

In realtà le cose sono peggiori di quello che è stato descritto in questi giorni. Infatti, i comuni spesso sono costretti a chiudere i servizi mensa e trasporto che garantiscono il tempo pieno per mancanza di fondi.

La questione del calo demografico che la scorsa settimana è stato posto alla base della diminuzione delle cattedre, in realtà è una bufala.

Il motivo della mancanza di cattedre, oltre all'assenza del tempo pieno, è da rintracciarsi nello storico degli investimenti e tagli fatti alla Regione già a partire dal Governo Berlusconi, quando Ministro era la Gelmini.

Infatti, dal 2008 al 2011 ci sono registrati 25.217 alunni in meno, una diminuzione a cui avrebbe dovuto corrispondere una sforbiciata di 1.500 docenti. Invece l'allora Ministro Gelmini ha tagliato ben 10.113 cattedre e 5.017 ATA. Posti di lavoro che adesso vengono a mancare.

Inoltre, dal 2007 al 2011, i soldi alla scuola siciliana sono diminuiti del 66%.  Nel 2007 erano 129 milioni, nel 2011 appena 49.

Gli organici del 2014 hanno visto un ulteriore spostamento di cattedre che ha riguardato tagli in regioni come la Sicilia fino a 500 cattedre ed incrementi in Lombardia fino a 400. Tutti i dati

Non diversa la situazione del sostegno, che ha visto tagli agli organici del 2014 con la punta incredibile del – 10% nella sola Sicilia.

Perequazione? Sì, il rapporto tra alunni e docenti in alcune regioni d'Italia è superiore alla media, ma è anche vero che non potendo contare sul supporto degli enti locali, come avviene in altre regioni (soprattutto del centro-nord), si rischia di abbandonare gli alunni disabili al loro destino. Non a caso i maggiori contenziosi per l'insufficienza di ore di sostegno riguarda il Sud ed in particolare la Sicilia. E qui torniamo ai problemi economici delle amministrazioni locali.

A sparire, quindi, non sono solo gli studenti, ma anche le cattedre, senza alcun reale legame con l'andamento demografico.

Ciò che, però, sfugge alle riviste specializzate che guardano il fenomeno dal buco della serratra sciorinando dati demografici e disponibilità di cattedre senza risalire al motivo di tali numeri, è che il problema dell'emigrazione dei docenti dalla Sicilia non può essere decontestualizzato.

I dati diffusi ieri dalla FLCGIL Sicilia dimostrano come dall’anno scolastico 2007/08 al 2016/17 gli alunni siciliani sono passati da 819.001 a 751.562, cioè in quasi 10 anni mancano all’appello 67.439 studenti, 11.605 in meno rispetto all’a.s. 2015/16.

Un calo oggettivo, ma che se guardato al microscopio si vedrà come  nella scuola dell'infanzia sia di appena 5.260 alunni, mentre il calo maggiore si riscontra soprattutto negli altri due ordini di scuola.

Calo demografico? Un disastro economico, demografico, sociale ed etnico annunciato e che ha innescato un fenomeno migratorio di interi nuclei familiari, che vanno via, scrive la FLCGIL Sicilia, "quando i bambini sono già un po’ più cresciuti e possono partire con i genitori che cercano o che hanno perduto il lavoro negli anni più duri seguiti alla crisi."

E questo mentre il Parlamento italiano cancella, con voto di fiducia, 8 miliardi di debiti che l'Italia ha nei confronti della Sicilia, cui segue una richiesta di pareggio di bilancio che costerà ulteriori tagli ai servizi e all'economia.

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