Milleproroghe, confermate le nuove disposizioni sul personale della scuola in servizio all’estero

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comunicato FLCGIL – Con il Milleproroghe riscritte per via legislativa, tra criticità e contraddizioni, le regole su mandati e permanenza del personale della scuola all’estero. Ancora uno schiaffo all’autonomia negoziale e alle relazioni sindacali.

comunicato FLCGIL – Con il Milleproroghe riscritte per via legislativa, tra criticità e contraddizioni, le regole su mandati e permanenza del personale della scuola all’estero. Ancora uno schiaffo all’autonomia negoziale e alle relazioni sindacali.

Con la approvazione definitiva da parte del Senato il 26 febbraio scorso si è chiuso l’iter legislativo del decreto Milleproroghe convertito in legge.

Finisce, così, una vicenda legislativa non certo eclatante per il governo che, nonostante i rilievi di Napolitano sollevati i giorni scorsi, ha proceduto a testa bassa ricorrendo in maniera reiterata a voto di fiducia sia alla Camera che al Senato.

Dentro questo scenario è salito sulla diligenza governativa anche il MAE ovviamente nella persona del Ministro degli Esteri e di chi, per suo conto, tiene i rapporti con il Parlamento e con le varie Commissioni.

Approfittando di una congiuntura favorevole il MAE ha fatto inserire, in occasione della proposta di maxiemendamento con voto di fiducia proposto dal governo al Senato qualche giorno fa, il comma 4. undecies avente per oggetto la modifica di alcune norme contrattuali previste nel vigente CCNL della scuola statale in materia di mandato, permanenza, prove di accertamento e mobilità tra sedi estere.
4-undecies.
Il servizio all’estero del personale docente e amministrativo della scuola è prorogato, nella stessa sede, fino al raggiungimento di un periodo di permanenza non superiore complessivamente a nove anni scolastici non rinnovabili. La durata del servizio all’estero non può quindi essere superiore ai nove anni scolastici. La proroga del servizio all’estero non si applica conseguentemente al personale che abbia già prestato un servizio all’estero per un periodo pari o superiore ai nove anni scolastici. Limitatamente agli anni scolastici 2010-2011, 2011-2012 e 2012-2013, sono sospese le procedure di mobilità estero per estero relative al predetto personale a tempo indeterminato in servizio presso le iniziative e istituzioni scolastiche italiane all’estero e presso i lettorati. Sono comunque garantite le procedure di mobilità del personale in servizio presso le Scuole europee. Sono altresì assicurati i trasferimenti d’ufficio e quelli da sedi particolarmente disagiate. Ai fini dell’applicazione del presente comma, sono utilizzate sino al 31 agosto 2012 le graduatorie riformulate e aggiornate per la destinazione all’estero del personale scolastico a tempo indeterminato, relative al triennio scolastico 2007-2008, 2008-2009 e 2009-2010.

Operazione questa effettuata alla chetichella e tenuta nascosta alle Organizzazioni sindacali, tant’è che nel corso degli incontri tenutesi in contemporanea con l’approdo del maxiemendamento al Senato, la delegazione di parte pubblica ha sempre negato una sua responsabilità diretta. Ovvero ha spudoratamente mentito sapendo di mentire. E la ragione è abbastanza lampante per non dire preoccupante: evitare dissensi, opposizioni ed eventuali denunce sull’uso di uno strumento legislativo per modificare unilateralmente norme contrattuali.

Un vero e proprio blitz al contratto in nome, come recita la relazione tecnica, del risparmio e del contenimento delle spese argomentati sulla base di norme legislative desuete perché superate dallo stesso contratto e quindi fuorviando lo stesso lavoro parlamentare in sede di Commissione senato.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di segnalare le criticità, le contraddizioni e le difficoltà oggettive presenti nel comma in questione del Milleproroghe con cui la novellata norma deve fare i conti.

Tanto è vero che in occasione del voto di fiducia alla Camera è stato approvato un ordine del giorno presentato dall’on.le del PD, Franco Narducci, che impegna il Governo“a valutare la possibilità di predisporre un Regolamento di attuazione del provvedimento in esamea valutare la possibilità di predisporre un Regolamento di attuazione del provvedimento in esame che disciplini le necessarie norme transitorie al fine di garantire al suddetto personale in servizio all’estero, al momento dell’entrata in vigore della presente legge, di concludere il mandato all’estero e di definire le modalità con le quali il personale rientrato in Italia, dopo il primo mandato, possa essere destinato nuovamente ad una sede estera nei limiti dei nove anni stabiliti”.

Il che a dimostrazione della consapevolezza da parte dello stesso governo che queste nuove disposizioni presentano una serie di criticità che necessitano, attraverso la via regolamentativi, di individuare soluzioni tese a risolvere una complessa fase transitoria da gestire.

Ma la cosa più preoccupante è che viene sancito in maniera drastica che l’intera materia – mandati, permanenza, mobilità, prove di selezione ecc. – non sono più disciplinati dal CCNL della scuola, ma oggetto di regolamentazione attuativa da parte dell’Amministrazione. Siamo alla fine dei diritti e delle prerogative contrattuali! Di questo non possiamo che essere in totale non solo in disaccordo ma profondamente preoccupati in quanto si corre il fondato rischio di ritornare ad passato, di cui certo non ne avevamo bisogno, dove ha regnato l’assenza di trasparenza per non dire l’arbitrio e l’arroganza nel gestire il personale della scuola da destinare all’estero.

Evidentemente il partito dei falchi, che si annida alla Farnesina, ha avuto il sopravvento anche grazie al connubio di qualche altro predatore che volteggia su quei colli. Una cosa però deve essere ben chiara. La FLC CGIL non è disponibile a recitare il de profundis del contratto.

Per quel che ci riguarda daremo battaglia a tutto campo affinché in occasione del confronto con gli eventuali atti regolamentativi vengano rimosse tutte quelle criticità di cui le nuove normative sono portatrici con l’intento di garantire a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità cominciando proprio con il chiedere di ripristinare la sede propria del confronto che non può che essere quella della contrattazione.

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