Di Menna: “ragioni sciopero restano. Scorporare assunzioni e doppio canale. PD fuori dalla realtà”

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Assunzioni dal 1°settembre scorporate dal ddl e doppio canale per abilitati TFA e PAS. Il leader della Uil Massimo Di Menna spinge su questi due punti ma non chiude al dialogo: il Governo può ancora recuperare la fiducia del docenti, finiamola col dire che non capiscono la riforma.

Assunzioni dal 1°settembre scorporate dal ddl e doppio canale per abilitati TFA e PAS. Il leader della Uil Massimo Di Menna spinge su questi due punti ma non chiude al dialogo: il Governo può ancora recuperare la fiducia del docenti, finiamola col dire che non capiscono la riforma.

Gli emendamenti presentati in questi giorni attenuano le ragioni della mobilitazione o no?

“Al momento le ragioni dello sciopero restano tutte confermate, e non solo l’iniziativa è solida, ma assolutamente necessaria. Gli emendamenti proposti e discussi finora non ci danno nessuna garanzia sul fatto che quanto è stato scritto nel ddl possa poi essere modificato”.

Renzi dice che gli insegnanti non hanno ben capito la riforma…

“Gli insegnanti hanno capito fin troppo bene dove potrebbe portare un disegno come quello proposto dal Governo. Sono stati attaccati i due valori di fondo della nostra tradizione: il pluralismo culturale e la libertà di insegnamento. La centralità del dirigente scolastico assesta un duro colpo alla collegialità che, d’accordo, necessitava di alcune rivisitazioni, ma che contribuisce a rendere pulsante il cuore della nostra scuola. Avevamo dato un suggerimento importante in questa direzione: prima di parlare di superpoteri ai presidi, rivediamo la legge sul funzionamento degli organi collegiali, che risale addirittura al 1974, riorganizzando le attività per dipartimenti, prevedendo figure di supporto. Invece si è preferito partire dal vertice del problema rafforzando la figura apicale, cioè quella del dirigente, come se la qualità della scuola dipendesse solo dalla sua abilità nella scelta dei docenti. Insomma, la buona scuola è quella in cui gli insegnanti insegnano bene, gli studenti apprendono, c’è un buon clima, si dà importanza allo studio, tutto il resto è cornice e serve a lubrificare questo motore. La Buona Scuola di Renzi, al contrario, ha rovesciato completamente questa prospettiva asserendo che ciò che più conta è che una figura soltanto, dall’alto, scelga, premi e valuti togliendo autorevolezza ai docenti”.

Eppure le premesse di inizio mandato erano ben altre, si parlava di centralità della scuola, di ridare prestigio agli insegnanti.

“E’ vero, Renzi era partito molto bene: nel discorso con cui chiese la fiducia al Presidente aveva parlato proprio di centralità dell’istruzione, della necessità di ridare prestigio ai docenti, pertanto le aspettative erano molto alte. Finalmente si riconosceva l’importanza dell’organico funzionale pluriennale per dare stabilità all’offerta formativa delle scuole. Poi, purtroppo, le scelte concrete sono andate nella direzione opposta a quella tracciata all’inizio: abbiamo avuto il blocco del contratto esattamente come nei governi precedenti, si è tentato di eliminare gli scatti, di introdurre un meccanismo premiante solo per il 66 per il cento dei lavoratori. Il non aver previsto veri investimenti finanziari ha aperto un braccio ferro tra insegnanti e governo su cui spero il Presidente del Consiglio voglia tornare indietro”.

Le assunzioni però restano un fatto di rilievo.

“Le assunzioni sono un fatto assolutamente positivo, ma siamo molto preoccupati per i tempi e per quelle categorie di lavoratori che resteranno escluse pur avendo consentito alle scuole negli ultimi dieci anni di funzionare. Bisogna subito cancellare l’ art. 12 che vieta di reiterare le supplenze e predisporre un piano che assorba gli abilitati che hanno anzianità di servizio”.

In sostanza il doppio canale, ma gli emendamenti vanno nella direzione dei posti riservati al prossimo concorso.

“Se posti riservati significa comunque far ripetere agli abilitati TFA e PAS prove concorsuali che hanno già sostenuto, non siamo assolutamente d’accordo. Queste persone hanno già superato delle selezioni e si sono formate attraverso corsi molto qualificanti, sarebbe un accanimento che non porta qualità alla scuola costringerle a fare un nuovo concorso. Capirei di più la proposta di istituire due anni di prova anziché uno solo”.

Il capitolo assunzioni lo scorporerebbe con un decreto?

“Sì, dal 1° settembre si facciano le assunzioni dei 100.000 docenti, poi si discutano tutti gli elementi che riguardano il merito attraverso un approfondito dibattito parlamentare. Il Governo dovrebbe riflettere e rivedere in particolare questi tre punti: poteri al dirigente, precariato, norme contrattuali che disciplinano il rapporto di lavoro, in questo modo si potrebbe mettere ordine e aprire un vero dibattito culturale con tempi più distesi”.

Lei parla di dibattito, ma allora le consultazioni con i cittadini a che cosa sono servite? Questa non doveva essere l’ennesima riforma calata dall’alto.

“Eppure è andata così. Il ddl è stato scritto da persone che hanno scarsa conoscenza del mondo della scuola, ce ne siamo accorti tutti. Adesso però il Pd ha davvero tutti gli elementi per capire che cosa occorre modificare, è fuori dalla realtà se continua a pensare che la Buona Scuola possa funzionare avendo contro proprio gli insegnanti. Insomma, facessero time-out, è mai possibile che un milione di docenti non abbia capito il ddl? Magari hanno semplicemente capito che non può funzionare così com’è. I nostri parlamentari non restino chiusi nelle loro stanze, tornino indietro come hanno fatto altre volte, almeno sui punti più importanti che ho elencato prima”.  

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