Di Meglio, riforma apre nuova stagione precarizzazione. Scuola mai avuta situazione peggiore, lavorano con pressapochismo

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Rino di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti, non usa giri di parole: si sta consumando la frattura più profonda di sempre tra l’attuale Governo e il mondo sindacale, pronto a fare massa critica se nelle prossime ore non arriveranno segnali di ascolto delle istanze dei lavoratori. Chiamata diretta e obbligatorietà della sede, poi, sono incostituzionali: si aprirà un contenzioso infinito.

Rino di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti, non usa giri di parole: si sta consumando la frattura più profonda di sempre tra l’attuale Governo e il mondo sindacale, pronto a fare massa critica se nelle prossime ore non arriveranno segnali di ascolto delle istanze dei lavoratori. Chiamata diretta e obbligatorietà della sede, poi, sono incostituzionali: si aprirà un contenzioso infinito.

Di Meglio, sappiamo che l’incontro degli scorsi giorni col partito di maggioranza non è andato bene. Lei si aspettava realmente di più?

“Dopo lo sciopero del 5 maggio mi sarei aspettato non tanto una convocazione da parte del PD quanto, e parlo a nome di tutti i sindacati, una richiesta di confronto da parte del Governo e del Parlamento. Direi che non ci siamo, qualche cosa è stata modificata, ma sono irremovibili proprio sui punti che per noi sono di maggior disaccordo. Non c’è stata nessuna apertura sulla possibilità di stralciare le assunzioni e ci hanno fatto chiaramente capire che mancano margini di trattativa sulla modifica delle assunzioni e sui contratti triennali, che aprono una stagione nuova di precarizzazione del lavoro nella scuola”.

I contratti triennali sono legati, come sappiamo, agli albi territoriali. Come mai secondo lei non c’è disponibilità a trattare su questo punto? I suoi interlocutori le hanno manifestato una chiara visione di come intendono gestire il nuovo sistema?

“Non sono disposti a tornare indietro, sono convinti che sia giusto così, che tutto questo farà bene alla scuola. I contratti triennali di fatto negheranno la scelta della sede di lavoro, un principio garantito persino dal diritto civile.

Se mi chiede un giudizio sugli interlocutori, posso dirle che mi ha colpito il pressapochismo con cui si sta lavorando. Alla mia domanda su chi avrebbe gestito gli albi territoriali, sa che cosa hanno risposto? I provveditorati agli studi. All’obiezione che gli ho prontamente rivolto sul fatto che i provveditorati non assumono personale da anni, hanno blaterato qualcosa sugli impiegati in esubero dalle Province”.

Sulla chiamata dei docenti, alcuni emendamenti parlano di una commissione che dovrebbe affiancare il dirigente, ma il PD ha confermato che la responsabilità deve restare, comunque, del DS. Sareste disposti a qualche compromesso su questo punto?

“Siamo pronti a discutere di tutto, ma quella della commissione non mi sembra una grande trovata. Al pubblico impiego si accede per concorso, le graduatorie devono essere oggettive. L’art. 89 della nostra Costituzione parla proprio di imparzialità di chi sovrintende alle varie funzioni della PA”.

Visto che ha rilevato tante incostituzionalità nel ddl, ci sono secondo lei gli estremi per un ricorso alla Corte Costituzionale?

“Se resta così come è il ddl sarà la fonte di un contenzioso infinito”.

Lei è da molti anni nel mondo sindacale. Poteva immaginarsi che lo scontro più duro di sempre l’avreste avuto con un Governo di centro-sinistra?

“I Governi passati ci hanno dato parecchi grattacapi, ma almeno quando si protestava si riusciva a ottenere qualcosa. A mia memoria questa è la situazione peggiore che si sia mai verificata e duole ammettere che proprio dalla sinistra arrivi una sordità così forte di fronte alla voce dei lavoratori”.

Sulla valutazione dei docenti, pare che il tetto dei 200 milioni resti invariato, è una buona notizia, no? La convince la possibilità di un nucleo di valutazione che affianchi il dirigente per ovviare al pericolo di discrezionalità?

“Parlano di premi ai docenti migliori, ma tutti vorremmo sapere con quali criteri. Nella Pubblica Amministrazione deve esserci imparzialità da parte di chi dirige, perciò chi valuta deve essere esterno alla scuola”.

Dall’anno prossimo entrerà a sistema l’autovalutazione delle scuole, che va in una direzione ancora diversa, visto che le scuole si daranno un voto da sole. Lei che ne pensa?

“Un’operazione burocratica più che sostanziale”.

Che cosa prefigura a noi di OS per le prossime settimane, ancora scioperi, blocchi degli scrutini…

“Facciamo un passo alla volta. Il 5 maggio abbiamo fatto il più grande sciopero che il mondo della scuola ricordi, adesso daremo ancora qualche giorno all’istituzione perché possa risponderci. Se non ci sarà nessun vero segnale di apertura, reagiremo dimostrando ancora una volta una più che mai compatta unità sindacale”.

La gilda dopo l'incontro con il Partito Democratico

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