Maturità, Anief: nel 2019 cambia faccia ma non sorride

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Anief – Gli Esami di Stato del secondo ciclo cambiano abito: dal prossimo anno scolastico, gli studenti impegnati nella maturità saranno infatti alle prese con nuove prove scritte che rischiano di depotenziare la valenza complessiva della maturità.

 Dell’argomento si è discusso, scrive Tuttoscuola, al Congresso Nazionale della Mathesis, alla presenza di diversi esperti di settore. Il punto di partenza della discussione, visto l’argomento, non poteva che essere il decreto legislativo n. 62 della Buona Scuola sulle “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed Esami di Stato”.

Ci si è soffermati, in particolare, all’articolo 17 del decreto applicativo della Legge 107/2015: al comma 4, che introduce alla seconda prova, in forma scritta, grafica o scritto-grafica, pratica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, che ha per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale della studentessa o dello studente dello specifico indirizzo. Poi al comma 5, che ridefinisce i quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle prove di cui ai commi 3 e 4, in modo da privilegiare, per ciascuna disciplina, i nuclei tematici fondamentali.

Ha destato interesse anche l’approfondimento del comma 6, che al fine di uniformare i criteri di valutazione delle commissioni d’esame, ha introdotto delle griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi e che consentono di rilevare le conoscenze e le abilità acquisite dai candidati e le competenze nell’impiego dei contenuti disciplinari. Il comma 7, infine, è quello che ha stabilito di individuare “annualmente, entro il mese di gennaio, le discipline oggetto della seconda prova, nell’ambito delle materie caratterizzanti i percorsi di studio, l’eventuale disciplina oggetto di una terza prova scritta per specifici indirizzi di studio e le modalità organizzative relative allo svolgimento del colloquio”.

Dunque, le innovazioni verteranno principalmente sulla seconda prova scritta, che comprenderà più discipline: ci sarà la definizione dei quadri di riferimento, la mancanza di un riferimento esplicito ed esclusivo alle conoscenze, abilità e competenze del quinto anno e la definizione di una griglia di valutazione comune.

Tra le (poche) novità positive del nuovo esame di maturità c’è l’introduzione di un curriculum dello studente allegato al diploma, nel quale saranno “indicati, in forma descrittiva, i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove scritte a carattere nazionale”, distintamente per ciascuna delle discipline oggetto di rilevazione e la certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese. Oltre alle “competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite e le attività culturali, artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico nonché le attività di alternanza scuola-lavoro ed altre eventuali certificazioni conseguite”, in base a quanto previsto alla legge sulla Buona Scuola (107/2015), “anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro”. Il superamento dell’Esame di Stato verrà inoltre realizzato in relazione alle esigenze connesse con la circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea: il diploma di Stato, infatti, attesterà l’indirizzo e la durata del corso di studi, nonché il punteggio ottenuto.

A ben vedere, complessivamente la revisione delle prove ha depotenziato gli esami di maturità, perché dal 2019 si svolgeranno meno prove, solo due scritti e un’orale, ma anche ha apportato una complessiva riduzione dei punteggi derivanti degli esiti diretti dell’esame stesso. In assoluto, l’esame avrà una valenza ridotta. Anche il continuo investimento sulle prove standardizzate Invalsi ha collaborato in questo: stiamo andando verso un sistema che guarda sempre più alla valutazione delle nozioni e della preparazione di base, quindi ad una istruzione sempre più “piatta”. E pensare che solo qualche mese fa lo stesso Istituto Invalsi aveva ammesso, al termine di un monitoraggio nazionale, che occorrono politiche scolastiche differenziate in base alle esigenze del territorio e alle tipologie di scuole.

La notizia viene commentata da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal: “Ci saremmo certamente aspettati modifiche che rimpolpassero, in assoluto, lo spessore della scuola superiore di secondo grado. Sarebbe stato quindi più opportuno qualificare il titolo di studio, elevandone la qualità complessiva. Questo, avrebbe contribuito anche a spazzare via, una volta per tutte, i periodici tentativi di cancellazione del valore legale del titolo di studio: è una questione di primaria importanza, perché in tal modo si dà il giusto valore all’impegno degli studenti e si risolleva, anche a livello di considerazione sociale, l’operato di docenti e personale Ata. Anziché sulla verifica caso per caso, si è voluto puntare, invece, sulla logica dell’uniformità a tutti i costi”.

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