Malpezzi, chiamata diretta: perché una scuola non può scegliere i propri insegnanti?

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Nel prossimo anno didattico si potrebbe assistere a nuovi casi di chiamata diretta. Lo ha affermato ad OrizzonteScuola Simona Malpezzi, durante una intervista. Secondo la Senatrice questa modalità di reclutamento dei docenti è stata semplicemente ‘congelata’.

L’eliminazione della chiamata diretta è il frutto di un recente accordo sindacale nell’ambito del CCNI, ma la Senatrice Pd contesta innanzitutto la modalità. “La chiamata diretta non può essere eliminata con un accordo sindacale, ma deve essere abrogata con un’altra legge. Infatti hanno detto: per quest’anno non c’è tempo per farla o comunque per farla bene. È un Governo che va avanti per simboli“.

Oltre all’aspetto legislativo, Malpezzi contesta anche il valore dell’azione e afferma: “Io ritengo che abbiano fatto un grave errore. Mi domando se la chiamata diretta non valorizzi invece il valore e la professionalità del docente. Nella 107, la chiamata diretta è infatti definita ‘chiamata per competenza’. La sua abrogazione sarà un’occasione persa, perché la chiamata per competenze rientra in una visione della scuola dell’autonomia che sceglie gli insegnanti in base all’offerta formativa”.

Secondo Malpezzi, la chiamata per competenze valorizza il valore aggiunto di un docente. E spiega: “Valorizza le competenze di un docente che vanno oltre a quelle della disciplina che insegna. Perché allora non dovrebbe essere riconosciuto questo valore aggiunto? Se una scuola ha un’alta percentuale di stranieri, perché non può scegliere un insegnate che ha un’alta specializzazione in L2? Oppure una scuola che ha una specializzazione linguistica non può scegliere un docente che ha quel tipo di competenza? Il curriculum di ogni docente è una storia che va oltre il titolo di studio, perché questa storia non può essere messa a disposizione di una scuola che ha un determinato progetto di offerta formativa? Per questo Governo contano solo i numeri e gli anni di insegnamento. Per loro questa è la qualità. Per me, no”.

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