Mai i bambini a scuola prima dei 6 anni, parola di esperto inglese

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GB – Il Telegraph, quotidiano inglese, ha pubblicato un lettera su  un tema che divide e appassiona da anni l’opinione pubblica, quello dell’età ‘giusta’ per mandare i figli a scuola.

"Mai prima dei 6 anni", dicono gli esperti citati dal quotidiano inglese, perché l’educazione precoce causa "un profondo danno" nei bambini.

i bambini vanno in prima elementare a 5 anni e possono anticipare l’ingresso a scuola a 4 anni.

GB – Il Telegraph, quotidiano inglese, ha pubblicato un lettera su  un tema che divide e appassiona da anni l’opinione pubblica, quello dell’età ‘giusta’ per mandare i figli a scuola.

"Mai prima dei 6 anni", dicono gli esperti citati dal quotidiano inglese, perché l’educazione precoce causa "un profondo danno" nei bambini.

i bambini vanno in prima elementare a 5 anni e possono anticipare l’ingresso a scuola a 4 anni.

Un errore, dicono chiaro oltre cento esperti, che sostengono che le lezioni possono aspettare almeno altri due anni anni e che negil ultimi decenni le politiche dei governi che si sono succeduti hanno promosso una cultura del "troppo, troppo presto" per l’ingresso dei bambini inglesi in scuole e asili.

La lettera al Telegraph è firmata da un gruppo di docenti universitari, insegnanti, autori e leader di associazioni di volontariato che richiedono una sostanziale revisione delle politiche nazionali in materia di formazione scolastica

"L’attuale sistema priva i bambini della possibilità di giocare e mette troppa enfasi sull’apprendimento formale" in giovane età. Servono invece scelte più coraggiose che puntino su libertà e gioco, affermano gli esperti.

Essi sostengono che i bambini che "entrano scuola a sei o sette anni" come avviene nei paesi scandinavi "ottengono sempre migliori risultati scolastici, nonché livelli più elevati di benessere".

Questo significa, ricorda il Telegraph, "posticipare l’ingresso a scuola di un paio di anni per la maggioranza dei bambini britannici" perché gli esperti sono convinti che sia meglio per i piccoli "svolgere attività di gioco senza alfabetizzazione formale e richieste di apprendimento matematiche".

"La continua attenzione per un rapido avvio dell’apprendimento formale rischia di provocare un profondo danno per l’immagine di sé", si legge inoltre nella lettera pubblicata dal quotidiano.

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