In Lombardia la scuola è più tecnologica, ma aumentano le assenze, i precari e gli alunni per classe

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Giulia Boffa – Le scuole migliori della Lombardia, insieme ad altri indicatori interessanti come la dispersione, la tecnologia e la precarietà, sono tra i risultati del Primo Rapporto sulla qualità nella scuola in Lombardia, curato da Tuttoscuola, il mensile per insegnanti, genitori e studenti.

Giulia Boffa – Le scuole migliori della Lombardia, insieme ad altri indicatori interessanti come la dispersione, la tecnologia e la precarietà, sono tra i risultati del Primo Rapporto sulla qualità nella scuola in Lombardia, curato da Tuttoscuola, il mensile per insegnanti, genitori e studenti.

 
CRITERI DELLA RICERCA – La particolare classifica deriva da un centinaio di indicatori tratti dalle ultime rilevazioni ufficiali (Ministero della Pubblica Istruzione, Istat, Ministero dell’Interno, Ragioneria generale dello Stato) che, confrontando decine di migliaia di dati, offrono una  elaborata e inedita radiografia del sistema scolastico della Regione Lombardia.
 
Sono state individuate quattro macroaree: Strutture e risorse (patrimonio, spese per l’istruzione, tecnologie didattiche); Organizzazione scolastica e dei servizi; Condizioni del personale; Risultati scolastici (dispersione, livelli di apprendimento, esiti scrutini e diplomati).
 
Alla presentazione, che si è svolta a Milano presso l’Educandato ‘Emanuela Setti Carraro dalla Chiesa’, già Collegio delle Fanciulle, sono intervenuti l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Cultura, il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia e il direttore di ‘Tuttoscuola’.
 
LE SCUOLE MIGLIORI – Sono le scuole di Cassano Magnago, in provincia di Varese, le migliori dei 68 Comuni lombardi con più di 20.000 abitanti. A ruota seguono le scuole di Segrate (provincia di Milano), Cesano Maderno (Monza e Brianza), Lainate (Mi) e Senago (Mi), che ai risultati scolastici degli studenti coniugano una corretta gestione del personale, adeguate dotazioni didattiche e informatiche, interventi e politiche finanziarie virtuose degli Enti locali e una buona funzionalità dei servizi e degli edifici scolastici.
 
Nella classifica dei Comuni Milano è al diciottesimo posto, ma tra i primi 10 classificati ci sono 7 Comuni del Milanese e due della provincia di Monza-Brianza.
 
COMUNI CAPOLUOGO, CRITICITÀ DA SUPERARE – Al fondo della classifica, maglia nera per i Comuni di Como, Voghera (Pv) e Castiglione delle Stiviere (Mn) e, a sorpresa, le scuole dei Comuni capoluogo come Sondrio, Brescia, Mantova, Pavia e Bergamo, che si collocano anche al di sotto della media dei Comuni lombardi.
 
 "Dal Rapporto emergono molte conferme – ha commentato l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Cultura – e si attesta che la Lombardia sa investire sulla scuola ed è attenta all’innovazione. Negli ultimi anni la tecnologia è entrata prepotentemente nelle scuole: negli istituti del secondo ciclo si arriva in media a 246 personal computer per scuola; 5 anni fa si era fermi a 75 (+228 per cento); forte anche l’incremento per il primo ciclo, con il passaggio da 13 a 81 pc per istituto (+523 per cento)".
 
IL PRIMATO DELLA LOMBARDIA – La scuola della Lombardia, che aveva già ottenuto ottime valutazioni nell’ambito di indagini effettuate a livello nazionale – secondo e terzo posto nella graduatoria delle regioni – si conferma complessivamente ai primi posti della classifica italiana e in alcuni indicatori al primo assoluto, collocandosi nuovamente sopra la media di tutte le regioni, con una media finale di 591 punti complessivi contro i 577 della media nazionale.
 
LODI PRIMA FRA LE PROVINCE – Nella classifica delle 12 province lombarde, sono le scuole di Lodi quelle che si classificano al primo posto. Milano è seconda e Varese è terza. All’ultimo posto, unica provincia lombarda sotto la media nazionale, la provincia di Como, che è maglia nera come del resto per la classifica dei Comuni. Nelle precedenti edizioni nazionali del 2007 e del 2011 nessuna provincia lombarda era mai scesa sotto la media nazionale della qualità nella scuola.
 
AGLI INSEGNANTI ‘PIACE’ LA LOMBARDIA – Lo studio ha permesso di stabilire che la Lombardia è tra le regioni italiane con più basso tasso di mobilità del personale docente, dato dalla somma degli insegnanti che si trasferiscono e di quelli che vanno in pensione. Insegnare in Lombardia, insomma, piace. Ed è sbagliata la diffusa convinzione che gli insegnanti, soprattutto quelli che provengono da altre regioni, non gradiscono lavorare in Lombardia e che il clima, il costo della vita, la lontananza da amici e parenti inducono a cercare di trasferirsi il prima possibile. Secondo i dati del rapporto, tutte e 12 le province lombarde si collocano infatti sotto la media nazionale (11,3 per cento) in termini di tasso di mobilità, da quella di Lecco (7,7 per cento) a quella di Mantova (11 per cento).
 
COMUNE PICCOLO, SCUOLA SPESSO MIGLIORE – La scuola lombarda sembra funzionare meglio nei Comuni non troppo grandi.
 Degli 11 Comuni con più di 70.000 abitanti, solo 3 si trovano nella prima metà della classifica, di cui il primo (Busto Arsizio) solo al 12° posto, e ben 5 (Monza, Varese, Bergamo, Brescia e Como) in coda, negli ultimi 20 posti su 68. Nei primi 10 posti della graduatoria regionale si collocano Comuni con una popolazione tra i 21.000 abitanti di Cassano Magnago (leader assoluta) e i 47.000 di Cologno Monzese (settima). E nei primi 15 posti figurano solo 4 dei 24 Comuni con più di 40.000 abitanti.
 
Insomma dal Rapporto si ricava che, in generale, è più probabile incontrare condizioni di qualità nei centri medio-piccoli (da 20.000 a 70.000 abitanti), che in quelli medio-grandi e grandi (oltre i 70.000 abitanti). Si tratta di un’analisi inedita per l’Italia, sulla quale finora non esistevano elementi scientifici a supporto.
 
DISPERSIONE SCOLASTICA – Meno positivi i dati riferiti alla dispersione e ai risultati scolastici. Nel primo caso incide la presenza di un solido sistema di formazione professionale, che attrae studenti dalle scuole, nel secondo va tenuto presente che i dati comparativi nazionali (Invalsi) e internazionali (Pisa, IEA) premiano la qualità della scuola lombarda assai più delle valutazioni che vengono date a livello locale dagli insegnanti: quelli lombardi sono evidentemente più severi e ‘avari’ rispetto ai colleghi che insegnano in altre Regioni. Insomma voti più bassi a dispetto di una preparazione migliore che in altre regioni.
 
ASSENZE DEI DOCENTI LOMBARDI – Nota dolente del rapporto riguarda il peggioramento delle condizioni di salute del corpo insegnante e ancora di più del personale Ata.
 
Tra i docenti delle medie si registra un incremento di assenze dell’82 per cento. 
 
Aumentati i giorni di malattia anche per le maestre di infanzia: 11,6 giorni di media contro i 7,1 di due anni prima (con un più 63 per cento). È quasi un’epidemia tra i professori delle superiori della provincia di Sondrio dove i giorni medi di malattia si sono impennati: quasi tre settimane all’anno a letto. Ovvero 13,1 giorni contro i 5,3 precedentemente registrati che tradotto in percentuale significa il 138% in più. Tutte giornate che vanno ovviamente a sommarsi ai mesi estivi di ferie, ai festivi, alla chiusura per elezioni.
 
Tra il personale ATA  collaboratori scolastici, bidelli, personale amministrativo e tecnici di laboratorio le assenze sono maggiori: si sono assentati in media per 18,8 giorni lavorativi, 21,3 a Milano, mediamente quasi un mese lavorativo a letto. La media è decisamente superiore a quella nazionale che si assesta sui 16,9 giorni di assenza, un numero comunque molto elevato ma che indica comunque che l’assenteismo per malattia in Lombardia è stato superiore alla maggior parte delle Regioni italiane.
 
LE CLASSI SCOPPIANO – Peggiorato anche il numero degli alunni per classe fatta eccezione per le scuole dell’infanzia: classi più affollate ma con maggiore tecnologia e più servizi.
Tra le 12 province lombarde, solo due, quelle di Sondrio e Como, presentano una media di alunni per classe inferiore a quella nazionale. Tutte le altre stanno peggio. A Mantova la media di bambini per classe nella scuola dell’infanzia statale è addirittura di 28,1.

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