In Lombardia i ragazzi di condizione sociale inferiore vanno nelle scuole private

Di Lalla
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Luigi Gaudio – C’era una volta il pregiudizio che le scuole private fossero le scuole dei ricchi. Ed effettivamente, fino a qualche tempo fa, oppure ancora adesso, in regioni diverse dalla Lombardia, l’iscrizione e la frequenza di certe scuole voleva dire appartenere ad un ceto sociale elevato, distinguersi dalla massa, ecc… Ora, sembra che anche questo teorema sia destinato ad essere messo in crisi.

Luigi Gaudio – C’era una volta il pregiudizio che le scuole private fossero le scuole dei ricchi. Ed effettivamente, fino a qualche tempo fa, oppure ancora adesso, in regioni diverse dalla Lombardia, l’iscrizione e la frequenza di certe scuole voleva dire appartenere ad un ceto sociale elevato, distinguersi dalla massa, ecc… Ora, sembra che anche questo teorema sia destinato ad essere messo in crisi.

Citiamo testualmente da un articolo di Tommaso Agasisti sul Sussidiario:
“Nelle scuole non statali della Regione Lombardia, incredibile a dirsi, il livello socio-economico degli studenti frequentanti è inferiore rispetto a quello delle statali (l’indice sintetico utilizzato nell’indagine Ocse-Pisa 2009 è pari a -0.02 nelle statali, e -0.05 nelle non statali). E’ dunque falso che, almeno in Lombardia, i più abbienti frequentino le scuole non statali (come avviene invece, ad esempio, in Inghilterra, dove i due indici sono 0.16 nelle statali, e 0.91 nelle non statali). Che questo strano effetto sia dovuto alle politiche di buono scuola e dote scuola in atto da 10 anni in Lombardia? Senza entrare nel merito delle ragioni, il rapporto Ocse-Pisa 2009 dimostra che, una volta considerato l’effetto dello stato socio-economico degli studenti, la performance delle scuole non statali è superiore rispetto a quello delle statali di 65 punti.”

Senza voler entrare nella polemica, spesso ideologica, della valutazione dei risultati dei test OCSE-PISA, vorrei centrare invece l’attenzione su un fenomeno sociale, a mio parere, rilevante.

Molte famiglie, non ricche, in Lombardia, decidono di investire una parte considerevole del reddito familiare in istruzione, Questo senza nulla togliere alle scuole statali (io sono un docente di una scuola statale lombarda, e ne sono orgoglioso).

Sta di fatto che sono sempre di più coloro che possono permettersi oggi quello che alcuni decenni fa sarebbe stato impensabile, grazie anche ad un’accorta politica regionale lombarda (prima il buono scuola e poi l’ancora più "democratica" e condivisibile da tutti dote-scuola): una impostazione politica che, si spera, sia finalmente recepita anche da altre regioni, e, ancor meglio, a livello nazionale.

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